Dj3 trasferita in Germania «In vista nuove catture»
Annuncio del comandante dei Cites. Animalisti in rivolta
L’orsa Dj3, figlia di Daniza, sarà trasferita in un parco nella Foresta nera, lo stesso dove nel 2010 finì Jurka. Lo ha annunciato ieri il comandante dei Carabinieri Cites Massimiliano Conti durante il convegno «Convivere con gli orsi in Trentino» organizzato dalla Lav. Alla base della decisione, la necessità di trovare spazi in vista di eventuali orsi catturati. Animalisti in allerta.
La decisione Il plantigrado andrà nello stesso parco dove nel 2010 venne portata Jurka
L’orsa DJ3 oggi detenuta al Casteller verrà trasferita in Germania. La conferma arriva dal comandante dei Carabinieri Cites Massimiliano Conti durante il convegno online «Convivere con gli orsi in Trentino» organizzato dalla Lav. Il generale del nucleo dell’Arma incaricato di vigilare sulle specie protette e sui loro eventuali spostamenti ha riferito che, dopo un’iniziale ipotesi di uno spostamento interno alla provincia dal Casteller al parco di Spormaggiore sulla Paganella, è stato concesso il nulla osta per il trasferimento all’«Alternativer Wolf und Barenpark Schwarzwald» nella Foresta nera vicino Stoccarda, dove nel 2010 finì anche l’orsa Jurka. Conti ha poi commentato che «è una situazione atipica, di regola uno spostamento avviene per scambi tra giardini zoologici o perché una struttura non è più nelle condizioni di alloggiare l’animale. Qui la ragione è differente, cioè assicurare spazi per ulteriori esigenze di captivazione che possano rendersi necessarie». Insomma è probabile che la richiesta sia il preludio a nuove catture. È la paura anche di #stopcasteller, la campagna per la liberazione dei tre orsi portata avanti da Assemblea anti specista e Centro sociale Bruno. «La Provincia sta solo facendo spazio all’interno del Casteller per poter replicare la stessa triste storia di incarcerazione su altri orsi. Perché DJ3 uscirà dal Casteller proprio adesso dopo 10 anni? Forse perché la sua cella sia libera per accogliere altri orsi?» dicono gli attivisti, che oltretutto definiscono il parco tedesco «uno zoo turistico con tanto di visitatori paganti, dove ogni animale ha meno di un ettaro a disposizione per muoversi» e richiedono la «liberazione incondizionata degli orsi».
Il generale Conti ha riferito anche che, a causa del rallentamento dei lavori di manutenzione del Casteller per via della pandemia, i tre orsi sarebbero ancora nei box esterni dove i militari del Cites li avevano trovati nell’ispezione del 21 settembre scorso, con una limitata area recintata dove accedere a turno. A quanto gli risulta invece i lavori di ampliamento, che le associazioni animaliste temono vogliano dire ulteriori catture, sarebbero finalizzati solo un «ampliamento temporaneo finalizzato a rendere meno stressante la detenzione degli animali durante i lavori, non si è mai fatto cenno ad allargamento definitivo e ulteriori animali rinchiusi».
Durante il convegno Lav, in cui si sono illustrati modelli di convivenza uomo-orso applicati in Nordamerica, sono intervenuti anche Piero Genovesi del Servizio coordinamento fauna selvatica di Ispra, e Rosario Fico del Centro nazionale per la medicina forense veterinaria. «Le norme comunitarie che regolano il nostro lavoro si basano sul principio di prevenire in ogni modo la necessità di azioni come la cattura o peggio di un animale protetto come l’orso — ha spiegato Genovesi — il quale di solito evita il contatto con l’uomo. In Trentino c’è molto spazio per ridurre alla radice il rischio di aggressioni, ad esempio rendendo capillare sul territorio la dotazione di bidoni antiorso per i rifiuti commestibili, che altrimenti rischiano di abituare il plantigrado alla presenza umana, e informando i frequentatori del bosco sui comportamenti da tenere quando si rilevano situazioni potenzialmente a rischio come la presenza di un’orsa con cuccioli al seguito».
Il medico legale Fico ha invece sottolineato come «decisioni di cattura o soppressione decise sulla base delle sole testimonianze — ha detto — rischiano di essere sbagliate o contestabili, com’è stato nel recente caso dell’orsa JJ4. Solo con una scientifica analisi veterinario-forense delle aggressioni è possibile stabilire con certezza il reale grado di pericolosità dell’animale e suggerire misure adeguate al rischio».