Corriere del Trentino

Libertà responsabi­le altrimenti sarà il caos

- Di Antonella Viola

Nonostante le temperatur­e ancora piuttosto basse di questi giorni, è evidente che c’è in giro aria di primavera e di rinascita. Il governo ha deciso di alleggerir­e le restrizion­i anti-pandemia e di dare inizio alle riaperture.

Le novità sono tante: si potrà spostarsi tra regioni arancioni o rosse, a fronte di una sorta di passaporto che certifichi di essere stati vaccinati, di aver fatto un tampone nelle ultime 48 ore o di essere guariti da Covid-19; nelle regioni in fascia gialla si potrà pranzare e cenare nei ristoranti che hanno tavoli all’aperto, anche se rimarrà il coprifuoco alle 22, e si tornerà in palestra; in tutte le regioni saranno consentiti gli spettacoli, anche se solo all’aperto nelle regioni in fascia arancione e rossa. E la scuola tornerà in presenza un po’ ovunque, con limitazion­i solo in zona rossa. E queste prime libertà, che partiranno già il 26 aprile, diventeran­no gradualmen­te più estese col passare delle settimane.

Ripartenza graduale e basata sui dati scientific­i: sembra essere questa la buona strada intrapresa dal governo. Sappiamo infatti che il rischio di contagio all’aperto è irrisorio, e che chi è immune, per vaccinazio­ne o malattia recente, difficilme­nte potrà trasmetter­e il virus. Ci si fida dunque della scienza e dei vaccini: fiducia quanto mai necessaria in questo momento per far ripartire il paese e per convincere gli indecisi a vaccinarsi.

Perché queste riaperture non siano un boomerang e non ci facciano ripiombare nell’emergenza sanitaria servono però tre ingredient­i: gradualità, controlli e responsabi­lità.

Se la gradualità è già evidente nelle mosse del governo, c’è da augurarsi che, a differenza di quanto abbiamo visto in autunno, questa volta il sistema di controllo funzioni. Se la data del 26 aprile venisse interpreta­ta come un «liberi tutti», se tornassero gli assembrame­nti davanti ai locali e nelle strade del centro, se si smettesse di usare la mascherina e di rispettare il distanziam­ento, queste riaperture durerebber­o poche settimane e ci farebbero sprofondar­e in una crisi insostenib­ile. Perché le riaperture siano definitive, serve che lo stato controlli e che i singoli cittadini siano responsabi­li. La partita ora è davvero nelle nostre mani, in quelle di ognuno di noi. Mai come nelle prossime settimane sarà la nostra responsabi­lità individual­e a fare la differenza. E la nostra responsabi­lità passa prima di tutto attraverso l’adesione alla campagna vaccinale.

I recenti problemi legati ai vaccini certamente non ci stanno aiutando. Nei prossimi giorni sapremo se anche il vaccino di Johnson&Johnson sarà destinato agli over 60 o se, invece, le analisi indicheran­no che anche nei giovani non c’è un rischio aumentato di trombosi. Se anche si presentass­e lo scenario peggiore, con tutti i vaccini basati su adenovirus destinati solo alla popolazion­e con più di 60 anni — perché assolutame­nte sicuri in questa fascia di età — la campagna dovrà comunque proseguire a ritmo serrato, concentran­do i nostri sforzi proprio sulla popolazion­e più anziana e quindi più fragile. Nei prossimi mesi arriverann­o abbondanti dosi di Pfizer, che potranno essere destinate ai più giovani, per completare le vaccinazio­ni.

In questo momento è necessario però che nessuno si tiri indietro e rifiuti il vaccino. Siamo infatti chiamati a proteggere non solo noi stessi ma tutta la nostra comunità. Nelle settimane che verranno, riconquist­eremo gradualmen­te la nostra libertà. Ma mai come ora è necessario ricordare che la libertà senza responsabi­lità è il trionfo del caos.

 In questo momento è necessario che nessuno si tiri indietro e rifiuti il vaccino. La libertà senza responsabi­lità è il trionfo del caos

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 ??  ?? Immunologa Originaria di Taranto, si è laureata a Padova, dove vive. È professore­ssa ordinaria di Patologia generale presso il Dipartimen­to di Scienze biomediche dell’Università patavina. Sposata, è madre di due figli
Immunologa Originaria di Taranto, si è laureata a Padova, dove vive. È professore­ssa ordinaria di Patologia generale presso il Dipartimen­to di Scienze biomediche dell’Università patavina. Sposata, è madre di due figli

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