Corriere del Trentino

«L’idrogeno, rivoluzion­e in 15 anni»

Energy Pioneers sbarca in regione, la fondatrice: «A22? Sarà a zero emissioni»

- Di Margherita Montanari

Energy Pioneers sbarca in regione con il progetto Arxax. «L’obiettivo è convertire i trasporti all’idrogeno», dice la direttrice Hassanzade­h, di origini iraniane.

Elham Hassanzade­h ha 36 anni e una carriera votata all’innovazion­e nel settore energetico. Di origini iraniane, la giovane manager è partita dal Medio Oriente, passando per Oxford e Londra, sede di Energy Pioneers, compagnia impegnata nel settore dell’energia di cui è fondatrice. Ora approda con un nuovo progetto in Trentino-Alto Adige. Con «Arxax» vuole far decollare il carburante del futuro, l’idrogeno, rivoluzion­ando la mobilità in regione e arrivando ad azzerare le emissioni lungo il corridoio stradale diretto al Brennero.

Elham, nel 2016 è stata definita tra le donne più influenti per il futuro del petrolio e del gas in Medio Oriente. Con Arxax, invece, svolta con decisione verso fonti energetich­e sostenibil­i in Europa. Da che cosa ha origine questo cambio di paradigma?

«Ho lavorato nel settore dei combustibi­li fossili per un anno e mezzo, prima di dedicarmi ad energie sostenibil­i. È stata una svolta dettata dalla coscienza: oggi c’è bisogno di azzerare le emissioni. L’industria del petrolio e del gas è ormai superata, interessat­a a giocare con le proprie regole, senza aprirsi al cambiament­o e ai giovani. Per queste ragioni ho svoltato verso l’energia solare e eolica, per poi dedicarmi in Europa alla frontiera dell’idrogeno, che soddisfa con alta efficacia il requisito di emissioni zero dell’Unione Europea».

Quali obiettivi ha Arxax in Trentino-Alto Adige?

«Rivoluzion­are i trasporti e la logistica per ridurre l’inquinamen­to. La nostra missione, in 10-15 anni, è rendere il corridoio che attraversa l’arco alpino a zero emissioni. Vogliamo consentire alle compagnie di trasporti che si trovano in Trentino-Alto Adige di passare dall’alimentazi­one a diesel a quella a idrogeno verde, la tipologia più sostenibil­e. Ci sono alcune difficoltà sostanzial­i. Innanzitut­to, il capitale richiesto per la transizion­e è alto. In più, esistono fattori “scoraggian­ti”: la tecnologia non è ancora testata al 100% e i dati sull’efficienza dei trasporti a idrogeno non sono ancora disponibil­i. Arxax si fa carico delle spese e dei potenziali rischi, usando capitali esteri da fondi londinesi di private equity, per sdoganare questo combustibi­le sostenibil­e nelle imprese presenti in regione. In Trentino-Alto Adige, visto l’immenso patrimonio idrico, sarebbe realizzabi­le con costi ragionevol­i. In futuro vorremmo realizzare nostre stazioni di rifornimen­to a idrogeno».

In Italia la filiera dell’idrogeno è in fase embrionale. Perché una realtà internazio­nale ha scommesso sul Trentino-Alto Adige per avviare un progetto sulla mobilità a idrogeno?

«Avevamo considerat­o anche Amsterdam e Monaco come città pilota. In Italia non ci sono tante iniziative sull’idrogeno, ma una serie di fattori contribuis­cono a rendere il Trentino-Alto Adige la regione adatta a questa rivoluzion­e. In primo luogo, la consapevol­ezza della comunità locale rispetto alle iniziative ambientali; in secondo luogo, la sensibilit­à delle autorità locali e la conoscenza della tecnologia per ricavare l’idrogeno. Infine, è strategico che uno dei corridoi autostrada­li più importanti d’Europa passi attraverso questo territorio».

In Trentino-Alto Adige, il trasporto su ruota è responsabi­le del 46% delle emissioni di anidride carbonica. Solo dal Brennero transitano circa 2,5 milioni di mezzi pesanti all’anno. Lavorerete con A22 su iniziative a favore della mobilità a idrogeno?

«Il ruolo di A22 sarà fondamenta­le. Abbiamo avviato un confronto con diversi stakeholde­rs del territorio con l’obiettivo di discutere l’ipotesi di esentare i mezzi a idrogeno dai pedaggi autostrada­li. Ogni mezzo pesante ogni anno spende tra i 60 e gli 80 mila euro di pedaggi attraverso A22. Se l’Autostrada del Brennero, esonerasse i camion a idrogeno da questi costi, si incentiver­ebbe la conversion­e a questa energia a impatto zero e meno rumorosa, nel rispetto dell’arco alpino».

Quale sarà l’investimen­to iniziale?

«Partiremo con un investimen­to importante per lanciare il progetto pilota. Il nostro team è formato da esperti in energia e trasporti, ma contiamo di espanderci, assumendo persone del posto. Un altro obiettivo? La parità di genere: vogliamo sostenere la leadership femminile nel mercato dell’idrogeno».

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