Scuola, il rebus dei trasporti: «Impossibile il 100% in classe con gli autobus pieni a metà»
Scuola in presenza, l’appello della Provincia «Alzare la capienza dei bus all’80%»
La questione è complessa. E va letta mettendo sullo stesso piano le due facce della medaglia. Se da un lato, osserva l’assessore all’istruzione Mirko Bisesti, «l’obiettivo di chiudere l’anno scolastico in classe al 100% per gli studenti superiori è sempre stato nelle corde», dall’altro quello stesso obiettivo, segnato dal governo Draghi nella roadmap della ripartenza, in Trentino rimane irraggiungibile. Almeno per ora. E per un motivo preciso: «Non possiamo far tornare tutti i ragazzi in presenza se la capienza degli autobus rimane al 50%» mette in chiaro il dirigente dell’unità di missione strategica della mobilità Roberto Andreatta.
Il nodo scuola
Un problema non nuovo, quello del rapporto tra didattica in classe e capienza del trasporto pubblico in tempo di pandemia: nei mesi scorsi, le polemiche avevano provocato scintille. Ma poi, con la didattica a distanza e il rientro al 50% delle superiori, l’argomento era stato accantonato. Fino a venerdì, quando nel programma firmato da Draghi per il ritorno alla «normalità» è comparsa una data. E un obiettivo: il rientro in classe al 100% degli studenti nelle zone gialle e arancioni a partire dal 26 aprile. Tra pochissimo, insomma. «Abbiamo sempre puntato al rientro in classe di tutti i ragazzi» ammette Bisesti, che è già pronto nei prossimi giorni a convocare tutti i soggetti collegati al mondo della scuola. «Rimane però — aggiunge subito l’assessore — il problema della capienza dei trasporti. O si allentano le misure anche in questo campo o sarà impossibile garantire la didattica in presenza per tutti». Un nodo trentino, ma non solo: «Si tratta di una questione che interessa tutti i territori, quindi immagino che verrà posta nel corso dei confronti tra Stato e Regioni». Ancora più netto Roberto Andreatta: «L’aumento della capacità dei mezzi pubblici almeno all’80% è una condizione imprescindibile per tornare a una didattica in presenza al 100%». Perché nelle scuole superiori delle città la presenza di studenti che arrivano dalle valli — e che quindi usano il servizio extraurbano — è alta. E una capacità al 50%, «considerato che abbiamo coinvolto tutta la flotta privata a disposizione», non può garantire il trasporto degli 11.000 ragazzi che ogni giorno scendono dalle valli in corriera. «Si deve ricordare — torna indietro di qualche mese Andreatta — che la capienza all’80% di un mezzo extraurbano corrisponde a tutti i posti a sedere occupati e a una decina di in piedi distanziate. E questa condizione aveva provocato le proteste delle famiglie, che l’avevano considerata la causa della diffusione del contagio». Proteste legate «più all’ansia che a dati scientifici», osserva il dirigente. Ma che avevano portato a ridimensionare la percentuale, fino a raggiungere il 50%, con l’aggiunta di mezzi privati. «Ma se si vuole riportare tutti gli studenti in presenza — rilancia Andreatta — va ripristinata per intero la capacità dei mezzi, arrivando almeno all’80%. È una possibilità che il comitato tecnico scientifico avallerà?». E i cittadini l’accetteranno? «Mi pare — risponde Andreatta — che oggi ci sia meno ansia e maggiore disponibilità. Anche perché i rischi di contagio in una corriera con i finestrini aperti e con l’uso delle mascherine è davvero basso. Lo dimostra il fatpersone to che gli autisti di Trentino trasporti hanno avuto un tasso di contagio nella media e non più alto del resto della popolazione».
Il report
Intanto si tiene d’occhio l’andamento del contagio. Che anche ieri ha confermato i livelli dei giorni precedenti, con un totale di 88 nuovi contagi: di questi, 47 sono stati rilevati con tamponi molecolari (1.760 in totale quelli analizzati) e 41 con test rapido antigenico (su 879 controlli). Venticinque i casi tra bambini e ragazzi in età scolare, tre tra gli ultraottantenni. Migliora ancora il quadro ospedaliero, con 147 pazienti ricoverati, di cui 31 in terapia intensiva. In ospedale è avvenuto anche il decesso registrato ieri. Per quanto riguarda i vaccini, sono 135.462 le dosi somministrate, di cui 41.166 seconde dosi e 53.363 sieri somministrati agli ultraottantenni.
I vaccini
E di vaccini ha parlato ieri a Skytg24 il direttore del dipartimento prevenzione dell’Azienda sanitaria Antonio Ferro. Che ha appoggiato le riaperture all’aperto. Ma ha insistito in particolare sulla «necessità di una campagna di comunicazione sui vaccini» più intensa, «chiara e corretta», in grado di far fronte «alle fake news diffuse attraverso i social da chi è contrario alle vaccinazioni». Una popolazione stimata attorno al 3-5%, quella no vax. Con differenze territoriali: «In provincia di Bolzano — ha ricordato Ferro — c’è la percentuale più alta di persone contrarie ai vaccini». Per far fronte alle notizie anti-siero, ha aggiunto il direttore, si dovrà insistere sugli effetti positivi dell’immunizzazione. Come la possibilità di movimento. Ma senza imposizioni: niente obbligo di vaccino per la popolazione, ha aggiunto Ferro. «Cosa diversa — ha precisato subito dopo — è l’obbligo per gli operatori sanitari: è inaccettabile che si mettano a rischio i degenti. Il governo su questo ha dato un segnale». Ma non basta: «L’obbligo, per gli operatori sanitari, va esteso anche agli altri vaccini e non limitato solo a quello anti-Covid».