«Matteo, mi mancano gli abbracci E ora riposa in pace, amore mio»
Il maresciallo e la mamma «Non doveva succedere»
La commozione del maresciallo Roberto Baù. E le parole di Annamaria. Grande commozione ieri per l’addio a Matteo Tenni.
Tante persone ieri nella chiesa di Pilcante di Ala per dare l’ultimo addio a Matteo Tenni, il 44enne ucciso il 9 aprile scorso da un proiettile esploso dalla pistola di un carabiniere. Su invito della madre di Matteo, Annamaria, alle esequie ha partecipato anche il maresciallo Roberto Baù, a capo della stazione di Ala. Tanti anche i giovani, tra cui gli attivisti del circolo Cabana di Rovereto.
Strazianti le parole della nipote, che dall’ambone ha letto un messaggio della mamma di Matteo: «Te ne sei andato lì, sotto casa. Spero tu abbia potuto sentire le mie parole che ti imploravano di resistere, perché non mi hanno lasciato avvicinarmi per soccorrerti». Tramite la nipote, Annamaria si rivolge «ai tanti che a Matteo hanno voluto bene e che hanno provato comprensione»: «Eri un gigante buono ma sfortunato. Mi dicevi spesso: “Non preoccuparti mamma, tu hai fatto un bambino sano e sono stato felice durante la mia infanzia, ma poi non so cosa mi sia successo”».
Il ricordo è alla vita condivisa con il figlio, difficile ma anche profonda e amorevole: «Avevi molti momenti di tenerezza, mi abbracciavi e mi dicevi “Ti voglio bene, tu sei la mia roccia”. Mi rimproveravi perché io — ricorda la madre nella lettera letta dalla nipote — non ero così espansiva nei sentimenti. Ora, Matteo, i tuoi incubi si sono spenti e spero tu abbia trovato un po’ di pace nelle braccia della Madonna e di San Martino a cui chiedevi spesso aiuto». Ma quell’amore manca, quella quotidianità si è interrotta: «Alla tua vecchietta mancano i tuoi abbracci, le tue pacche sulle spalle, i tuoi baci». E l’ultimo saluto: «Riposa in pace amore mio, gigante buono della tua mamma». Una mamma che ha atteso il feretro del figlio fin dalla mattina, quando le onoranze funebri lo hanno portato all’interno della chiesa di Pilcante, che lo ha vegliato fino all’ora del funerale nel pomeriggio: «La mamma di Matteo — spiega don Alessio Pellegrin, il sacerdote che ha officiato le esequie — è qui fin dalle 11, non si è mai allontanata da suo figlio», che nemmeno il giorno in cui è stato freddato dal proiettile che gli ha reciso un’arteria ha potuto avvicinare sotto casa.
Don Alessio, che ha celebrato il funerale affiancato da padre Mauro Marasca, ha letto ha usato parole delicate: «Tante volte Matteo, nella sua malattia, ha trovato sollievo e conforto anche in questa chiesa, quasi fosse una sua seconda casa. Veniva a pregare — aggiunge il sacerdote — ma lui diceva che ci veniva a meditare. Leggeva la Bibbia, che teneva nella sua camera vicino al letto, a portata di mano».
Commentando il Vangelo, il prete paragona Matteo «ai piccoli a cui Gesù si rivolge»: «Matteo era uno di quei piccoli di cui parla il Vangelo, le persone fragili, le persone più sensibili e pure. Invece noi siamo spesso disattenti nei loro confronti, dalle persone fragili e malate come Matteo ci teniamo a distanza. Ma la loro sofferenza andrebbe invece accolta con delicatezza».
Prima della messa, nel momento del saluto al feretro, in tanti hanno reso omaggio a Matteo. Molti abitanti di Ala e della frazione di Pilcante dove abitava con la mamma, gli attivisti del circolo Cabana di Rovereto, la deputata Vanessa Cattoi, il sindaco di Ala Claudio Soini, l’assessora Francesca Aprone e il maresciallo Roberto Baù. Il militare, al comando della stazione dei carabinieri di Ala, è stato invitato alla cerimonia funebre dalla stessa madre di Matteo: «Sono addolorato — ha affermato visibilmente commosso — un dolore che mi colpisce personalmente perché conoscevo bene Matteo, c’era un bel rapporto tra noi e ad ogni mio compleanno mi portava in caserma i pasticcini». Mentre la madre di Matteo appoggia piangendo la testa al legno della bara, il maresciallo saluta la salma che se ne va verso il forno crematorio con il saluto militare: «Non doveva succedere».
Il parroco Qui trovava sollievo e veniva a pregare La chiesa era la sua seconda casa
Il militare Sono addolorato, lo conoscevo Quando compivo gli anni mi portava i pasticcini