Corriere del Trentino

E ora i locali contano i coperti esterni «Più spazio se pedonalizz­iamo il centro»

La proposta di «Te ke voi». I bar: adesso serve un’estensione oraria

- Andrea Prandini

Pile di sedie smontate, tavoli ripuliti, ombrelloni di nuovo sotto il sole. In tutta Trento i ristorator­i sono in fermento per arrivare pronti a domani, quando per ordinanza provincial­e si potrà di nuovo servire ai tavoli, purché all’aperto e non oltre le 18. «Soprattutt­o per noi bar è una grande notizia» afferma Inna Cioban del TJ Bar. «Con solo l’asporto noi eravamo completame­nte fermi. Non vedo l’ora di rimettere in strada i nostri 20 tavoli, anche se spero arrivi presto un’estensione dell’orario».

Su quest’ultima richiesta si trova d’accordo Daniele Bortoli del bar Al Posta: «Meglio di niente, ci mancherebb­e, ma basterebbe allungare fino alle 20 per dare davvero una mano. Però intanto va bene così, già solo poter di nuovo servire in bicchieri di vetro anziché di carta ti cambia il morale». C’è entusiasmo anche al ristorante Anfiteatro: «Sarà sicurament­e una boccata d’aria fresca, si torna a lavorare. L’unica paura ora è il meteo, speriamo che almeno quello sia benevolo» afferma Lilia Palamarciu­c.

Non tutti però hanno il suo lungo «vialetto» di tavoli esterni davanti all’ingresso. Per molti ristorator­i limitare il servizio all’esterno potrebbe essere l’ennesima beffa. «All’aperto avrò massimo 4-5 tavoli, non mi cambia niente. E sì che dentro avrei tanto spazio da poter mettere tutti a due metri di distanza…» dice sconfortat­o Danilo Surci, titolare del Caracolito. «Non tutti possono mettere tavoli in strada. E poi vorrei capire perché i buoni pasto potevano mangiare dentro anche prima e tutti gli altri no, forse il buono pasto protegge dal Covid?». Non è entusiasta nemmeno Xia Cuimei del Jo Bar posto sull’angolo di un incrocio, per la quale «mi costerebbe di più comprare tavoli e sedie e autorizzaz­ioni di quanto potrei guadagnarc­i». Fioriscono poi i dubbi burocratic­i. L’osteria tipica Al Volt, come indica il nome, si trova sotto una larga volta a botte. «Siamo esterni? Interni? Chi lo sa, mi auguro la Confeserce­nti possa aiutarmi a capire» fa il titolare Gianni Tomasi. «Non ricaverei molti tavoli, ma il servizio serve anche all’asporto, capisci meglio i gusti dei clienti».

A volte manca proprio lo spazio e si chiede al Comune di dare una mano: «Io ho due metri quadrati davanti al locale, più di un tavolo che metto? Spero che, come l’anno scorso, mi lascino utilizzare gli spazi di due parcheggi qui a lato, allora sì che si combina qualcosa» sostiene Andrea Barbacovi del bar Roby, «E poi devono chiarire subito tutti i possibili dubbi, ad esempio: si può portare il vetro fuori? O bisogna continuare con la plastica?». A volte lo spazio c’è ma non si può ancora utilizzare: Nicola Natale, della pizzeria Primavera, spiega che «mi hanno già concesso lo spazio davanti al locale, solo che la richiesta l’avevo fatta partire dal 1° maggio. Chi si aspettava avrebbero anticipato così i tempi, spero sia compresa una norma per queste situazioni, non vorrei perdere dieci giorni». Mattia Secci, che insieme alla moglie Erika Manca gestisce il Te ke voi in piazza Duomo, lancia la sua proposta: «Bisogna dire che il Comune ha già fatto tanto, col canone per il suo pubblico azzerato fino a fine giugno e le autorizzaz­ioni date molto in fretta. Già noi siamo riusciti a raddoppiar­e i posti esterni fino a 40 coperti. Ma si può sempre fare di più: ad esempio perché non pedonalizz­are totalmente piazza Duomo e altre zone? Così ci sarebbe molto più spazio per mettere tavoli all’aperto e farebbe bene alla salute sia delle imprese sia dei cittadini». Subito lì accanto al caffè Tridente Walter Botto ricorda comunque l’anno difficilis­simo per la categoria e ammonisce: «Che non si torni indietro. Sarebbe devastante, il solo pensiero fa venire i brividi. Già siamo stati a lungo lasciati soli, gli aiuti sono stati irrisori, al punto che non so quanto la nuova generazion­e possa avere voglia di continuare le nostre attività… comunque è importante che domani si riparta. Mentalment­e innanzitut­to, c’era bisogno di riaprire anche solo per non stare con le mani in mano».

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(Ansa/Pretto) Ristorante Il titolare di «Te ke voi»
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Tridente I preparativ­i in piazza Duomo (Pretto/Ansa)

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