Mediocredito, spazio all’azionariato popolare
In questi giorni si susseguono anche un po’ convulsamente le notizie sulle manovre in corso per cui Mediocredito possa pianificare il proprio futuro «da grande», unico istituto bancario resiliente sul territorio provinciale se si considerano ormai anche le Casse rurali con una possibile valigia in mano in direzione Roma. Finalmente la Provincia ha deciso di divenire il regista pubblico della banca. Ruolo che le spetta vista la propria importante quota azionaria, detenuta in tandem con i cugini altoatesini, e l’ulteriore svuotamento di contenuti finanziari della Regione.
Per ora la partita delle poltrone, sancita dall’ultimo patto di sindacato tra soci pubblici, vede uscire vincitrice, dalla conta dei nuovi consiglieri di amministrazione, la provincia di Bolzano per 6 a 5. Col cerino in mano è rimasta Cassa Centrale Banca che, forse fiaccata e distratta dalle vicende del gruppo nazionale, dopo aver ceduto (per fortuna) sulla partita Carige è rimasta pure fuori anche dai giochi di potere per il controllo, questa volta anche operativo, di Mediocredito. La Provincia ha deciso di riprendersi presidenza e gestione, quest’ultima lasciata per troppi decenni alla cooperazione di credito provinciale, senza averne ottenuto i risultati sperati in termini di investimenti creditizi, ancora troppo esigui, sul territorio trentino.
In extremis sembra tornata a dare segnali di vita la Federazione trentina della cooperazione che, vistasi ormai estromessa dalla regia della cooperazione di credito da Ccb e da quella di consumo dal Sait, cerca almeno di tornare in pista ricavandosi un possibile futuro ruolo di comprimaria provinciale in Mediocredito. La mossa sembra aprire la strada agli sgomitanti presidenti delle Casse rurali trentine ormai sempre meno allineati alle direttive del duo Fracalossi/Sartori, occupati ed interessati a svolgere ed onorare i loro mandati nazionali in Ccb.
Il carro dei vincitori, su cui ora tutti vogliono salire e che come Uil abbiamo da tempo auspicato e predicato mantenesse «la retta via» dell’ambito provinciale, sembra ormai essere al completo. Vogliamo pertanto credere all’assessore Spinelli quando dice che le voci di un ingresso a nuovi soci veneti (Finint) e friulani (CiviBank) sia frutto solo di tattiche volte ad avvelenare i pozzi e distrarre dai nobili fini di una neo provincializzazione strategica e operativa di Mediocredito.
Ma a nostro avviso sul carro invece c’è ancora un posto per acquistare almeno per una percentuale, dai cugini altoatesini — se e quando decideranno di dismettere le loro quote di Mediocredito — per una parte di azionariato popolare (in questo caso lo slogan prima i trentini ci sta !) e un’altra possibilità per soci privati importanti come Itas, la Finanziaria Trentina, Isa che ancorerebbero ancora di più Mediocredito al territorio provinciale.
Purtroppo ancora alla finestra rimangono invece le rappresentanze di categoria degli imprenditori e quei gruppi di imprenditori privati che di sovente suggeriscono la linea ai politici locali riguardo a tutti gli argomenti più importanti e spesso riportano risultati di fatturati e utili sempre in crescita, soprattutto frutto di investimenti, spesso fuori dal Trentino e all’estero, dimostrando che lo spirito imprenditoriale ed il denaro da investire, anche nel nostro territorio in realtà non mancherebbe.