Scuola, ecco il contropiano del Trentino
Superiori, in classe al 100% prime e quinte. Intanto in città si studiano le isole pedonali «modello Jesolo»
Entusiasmo in città, difficoltà nelle valli. Il freddo frena i ristoranti in quota nel giorno della riapertura anticipata. Sono circa 3.000 i locali che in Trentino hanno allestito un plateatico per i pranzi. Intanto la Provincia prepara il piano sulle superiori: far rientrare in classe prime e quinte.
Entusiasmo in città, difficoltà nelle valli. In Trentino bar e ristoranti ripartono a due velocità. A fare la differenza le condizioni meteo: le nevicate, ancora copiose in quota, rendono impossibile allestire i tavoli all’esterno. Viceversa nel capoluogo, chiunque abbia un minimo di plateatico, non si è fatto sfuggire l’occasione di ricominciare con una settimana di anticipo rispetto al resto del Paese. Nel complesso, si stima siano circa 3.000 le attività che hanno attrezzato un dehor per servire i pasti.
Le regole
La ripartenza di ieri è frutto della decisione del presidente della Provincia, Maurizio Fugatti, di anticipare parte delle misure previste per la ristorazione dal decreto statale riaperture dal prossimo 26 aprile. Nello specifico, i clienti tra le 5 e le 18 possono consumare pasti all’aperto, seduti in non più di quattro persone non conviventi, distanziati di almeno un metro. Naturalmente, la mascherina può essere tolta finché si mangia, ma va indossata in tutti gli altri casi. Gli esercenti dovranno assicurare igienizzazioni accurate dopo ogni servizio. All’interno dei locali potranno pranzare solo i fruitori di servizi di mensa aziendale e gli utilizzatori di buoni pasto.
La città si anima
A Trento la ripartenza è sotto i migliori auspici, a sentire Marco Fontanari. «L’opportunità — dice il presidente dei ristoratori dell’Unione commercio — è stata accolta con soddisfazione ed entusiasmo: era, del resto, da tempo un nostro auspicio poter ripartire in sicurezza». E sulle restrizioni ancora vigenti, il bicchiere va visto mezzo pieno. «Meglio un piccolo passo che nessun passo — prosegue Fontanari —. Invito i colleghi a rispettare al massimo i protocolli, per responsabilità e per far sentire al sicuro i clienti. Se tutti faremo la nostra parte, entro fine maggio potranno maturare le condizioni per ricominciare a operare anche all’interno». I segnali di attenzione sarebbero, in ogni modo incoraggianti. «I nostri centralini sono sommersi — assicura il dirigente dell’Unione — proprio perché i colleghi vogliono applicare nel dettaglio i protocolli. Se tutti faremo la nostra parte, potremo riavvicinarci a una normalità».
Il disagio nelle valli
Non mancano, però, le criticità, anzitutto in quota. «Il disagio — ammette Fontanari — colpisce in primis chi opera tutto l’anno, mentre le attività più legate alla stagionalità, sarebbero comunque ripartite per giugno». In molte zone la voglia di ricominciare è frustrata da una primavera che tarda. Roberto Annesi gestisce il ristorante «El Pael» a Canazei, in Val di Fassa. «Eravamo a otto gradi sottozero — racconta — quando è arrivata la notizia che si sarebbe potuto riaprire con i tavoli esterni. Con un freddo del genere non abbiamo possibilità di scelta». Si punta, così, all’estate. «Quello è il traguardo cui si tende — osserva Annesi — anche se non manca chi spera nel Giro d’Italia, contando sia ammesso un po’ di pubblico, oltre allo staff della manifestazione ciclistica».
La speranza nel pass
La ripartenza di bar e ristoranti è un segnale incoraggiante pure per gli albergatori. «Per noi è ulteriore motivo di ottimismo — conferma Gianni Battaiola, presidente Asat —. Il recupero dal 26 aprile delle zone gialle, con la possibilità di spostamento tra regioni dello stesso colore, ci fa sperare nel pieno recupero della stagione estiva». L’asso nella manica, però, potrebbe essere l’istituzione del pass sanitario al vaglio a livello nazionale ed europeo. Se fosse attivato, la mobilità potrebbe essere autorizzata a prescindere dalle zone di rischio per le persone vaccinate, guarite dal Covid-19 o dotate di tampone negativo effettuato non oltre le 48 ore precedenti. «Sollecitiamo da sempre questa soluzione — sottolinea Battaiola — perché consentirebbe di recuperare piena operatività. Ora le nostre strutture soffrono pesanti limitazioni: possiamo ospitare solo chi viaggia per ragioni comprovate di lavoro, salute, urgenza. Un’utenza che oggi permette di lavorare al 10% circa degli hotel». La prospettiva del pass, starebbe sollecitando l’attenzione dei turisti, specie per l’alta stagione, tra luglio e agosto. «Qualche telefonata ricomincia ad arrivare» spiega ancora il presidente provinciale degli albergatori. Le manifestazioni d’interesse giungerebbero sia dall’Italia, sia dall’area germanica, da sempre attratta dalle vacanze in Trentino.
La filiera agricola
Le riaperture danno impulso anche al settore primario. Per Coldiretti una ripresa stabile dei servizi di ristorazione dà ossigeno all’agricoltura locale. «La decisione della Provincia — argomenta il presidente dell’associazione agricola, Gianluca Barbacovi — porta effetti positivi per agricoltori, allevatori, casari, viticoltori che soffrono insieme ai ristoratori per la mancanza di sbocco per le proprie produzioni.
Fontanari (Unione) «Un primo passo utile. Rispettare i protocolli per continuare il ritorno verso la normalità»
Barbacovi (Coldiretti) «Effetti incoraggianti per il settore primario: i produttori ritrovano lo sbocco per le scorte»
A rischio ci sono anche le produzioni di qualità in montagna, negli alpeggi e nelle malghe, ma anche la viticoltura con scorte invendute per il lockdown al turismo invernale».
L’idea di Trento
E intanto, a Trento, l’assessore alle attività economiche Roberto Stanchina pensa a ulteriori soluzioni per agevolare l’uso di plateatici in città. «Ne ho parlato con il sindaco che è d’accordo. Ma bisogna capire come fare» dice. L’idea è quella di creare delle isole pedonali anche fuori dal centro storico, «modello Jesolo», dove in estate alcuni tratti carrabili vengono interdetti alle auto: «A Trento potremmo immaginare che in alcune zone il traffico venga interrotto dal tardo pomeriggio fino a sera, così da consentire a bar e ristoranti di allestire i plateatici».