Corriere del Trentino

Superiori, in classe prime e quinte

La via trentina per aumentare la percentual­e in presenza. Dirigenti preoccupat­i: «Non si vada oltre il 75%». I sindacati: «Paradossal­e rientro senza sicurezza»

- di Annalia Dongilli

Scuola, resta il nodo dei trasporti. Bisesti avverte: «A quanto portare la capienza? Lo deve dire lo Stato»

Non c’è pace per il mondo della scuola. Dopo la zona rossa e le relative chiusure, dopo il blocco dei vaccini al corpo docente, ora il governo vuole riaprire anche le superiori al 100 per cento. Una boccata d’ossigeno per i ragazzi. Meno per chi deve organizzar­e orari e bus. Un sudoku davvero complesso, che sta impegnando gli uffici del dipartimen­to istruzione e mobilità. Una delle ipotesi che si sta facendo largo in queste ore è quella di far rientrare al 100 per cento solo le prime e le quinte, per ora, in modo da non ingolfare i trasporti. Una soluzione che potrebbe trovare d’accordo i dirigenti che con Paolo Pendenza hanno chiesto a Piazza Dante di non superare il tetto del 75 per cento in classe. Mentre i sindacati tornano a ribadire: «Giusto riaprire per tutti ma non così, non senza sicurezza».

Bus e treni

Tutto del resto gira intorno alla questione dei trasporti. La

Provincia a metà ottobre ha incrementa­to di 175 unità le corse urbane, extraurban­e e su rotaia. Ma questo era sufficient­e per una scuola superiore al 50 per cento, non certo al 100 per cento. E altri mezzi non ce ne sono.

La proposta trentina

Il governo Draghi ha però annunciato di voler riportare in classe tutti dal 26 aprile. E molte regioni, dal Friuli di Massimilia­no Fedriga al Veneto con l’assessora Elisa De Berti, hanno già detto che è impossibil­e permanendo il vincolo della capienza al 50 per cento sempre imposta da Roma per contenere il contagio. Trento, pure governata dalla Lega come le altre due regioni ma che da sempre si è battuta per una scuola in presenza (al netto di quarantene, il primo ciclo ha fatto solo due settimane di dad in tutto l’anno), prova a trovare un escamotage. L’idea che circola in queste ore è quella di far tornare il classe al cento per cento le prime e le quinte di tutti gli istituti superiori di secondo grado fin da subito, monitorare la situazione e incrementa­re la percentual­e nel corso delle settimane.

I timori dei dirigenti

Del resto Piazza Dante deve fare i conti che preoccupaz­ioni e impegni del mondo scolastico. «Noi — spiega Paolo Pendenza, responsabi­le dei dirigenti trentini —siamo preoccupat­i rispetto al rientro al 100 per cento, non tanto per quello che può accadere dentro la scuola quanto per i trasporti. Abbiamo visto come è andata a settembre, con i ragazzi stipati sui bus e treni. La scuola ha chiuso un mese e mezzo dopo. La situazione è ancora delicata, siamo da poco usciti da una zona rossa e abbiamo visto quanto poco ci vuole a passare da zone bianche a rosse. Quindi secondo noi sarebbe meglio evitare questi rischi e salvaguard­are questo equilibrio ragionevol­e, che consente la presenza di bimbi e ragazzi al cento per cento e garantisce il 50 per i più grandi. Abbiamo per questo chiesto che l’incremento non superi all’inizio il 75 per cento, anche per vedere come risponde il sistema».

Piazza Dante

E il problema non sfugge all’assessore all’istruzione Mirko Bisesti: «È chiaro — spiega — che con la capienza al 50 non si può aprire al 100 per cento. Anche se in Trentino sono stati fatti investimen­ti importanti sui trasporti. E noi da lunedì vogliamo aumentare la percentual­e di presenza». E quindi che si fa? Si forza la mano con lo Stato? «No, è Roma, attraverso la conferenza Stato Regioni, che deve stabilire per tutti un incremento della capienza dei mezzi» chiarisce Bisesti. «Noi stiamo lavorando sulla gradualità con l’obiettivo che resta comunque quello del 100% per tutti e con un principio di fondo: gradualità non significa cambiare tutto ogni due settimane, quindi intendiamo dare a breve una road map».

I sindacati

Chiarezza del resto la chiedono i sindacati. «A livello nazionale — spiega Pietro Di Fiore, segretario della Uil scuola — non siamo d’accordo a riaprire perché in Italia le scuole non sono pronte. La situazione in Trentino è migliore, ma mi chiedo: ha senso riaprire per due settimane al 75 per cento per salire al 100 fra 15 giorni con tutto il lavoro che queste riorganizz­azioni comportano? Non sarebbe meglio attendere due settimane, organizzar­e le cose per bene e aprire al 100 per cento? Non usiamo queste riaperture come la solita bandierina per accaparrar­e consensi». Anche per Stefania Galli (Cisl scuola) «riaprire senza sicurezza è paradossal­e». «Bene aprire al 100 per cento, ma — fa eco Cinzia Maccazza (Flc Cgil) — bisogna creare le condizioni: i vaccini per gli insegnanti sono stati bloccati, i protocolli non sono stati aggiornati e i trasporti sono nella situazione di ottobre. Se riapriamo così al 100 per cento non lo facciamo in sicurezza, con il rischio di richiudere» conclude.

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Corriere affollate In autunno con la partenza della scuola al 100% molti bus e treni erano sempre pieni, con i relativi rischi per la diffusione del contagio

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