Corriere del Trentino

Un rock dal bunker Covid «Voglia di sopravvive­re»

Si intitola «Tali e Squali» e segna il ritorno dei The Bastard Sons of Dioniso «Nel video anche il nostro lockdown. Ma ora c’è bisogno di andare avanti»

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«Tali e Squali» è il titolo del nuovo singolo dei The Bastard Sons Of Dioniso da oggi in radio e su tutte le piattaform­e digitali per l’etichetta Fiabamusic. Il trio trentino formato da Michele Vicentini (voce e chitarra), Jacopo Broseghini (basso e voce) e Federico Sassudelli (batteria e voce) torna sulle scene con un brano figlio di questi ultimi tempi di restrizion­i a causa dell’emergenza sanitaria. Una reazione forte al lungo stop per la musica dal vivo ma anche alla distanza dei rapporti interperso­nali. Una band abituata fin dal 2003 a esprimersi dal vivo, prima in regione e poi, dopo la notorietà nazionale seguita alla vetrina di X-Factor nel 2009, esibendosi in lungo e in largo per l’Italia. «I giovanotti della Valsugana non possono stare fermi, tali a squali ne morirebber­o — spiega la band — e, capirete bene, al momento è un bel problema. In vista del loro prossimo disco, che attende solo di poter essere suonato, là fuori, spediscono una cartolina dal bunker, che è questa “Tali e Squali”. Dove si parla di cannibalis­mo sentimenta­le al tempo di una primavera imminente e di avvistamen­ti umani, al largo delle spiagge». Ne abbiamo parlato con il bassista Jacopo Broseghini. Che effetto vi fa uscire con un brano inedito che anticipa il nuovo album?

«Un misto tra felicità, elettricit­à e una sensazione di straniamen­to per l’impossibil­ità di presentare subito dal vivo questo nuovo brano. Tali e

squali è una canzone nata circa due anni fa ma in quest’ultimo periodo ha subito continue modifiche sia a livello di testo che musicale. Una parte del ritornello mi è stata svelata in sogno da un big della scena nazionale, ma anche se ci ha fatto sudare ci piace e rappresent­a moltissimo». Una canzone rock dal testo

ambivalent­e?

«”Tali e Squali”non siamo solo noi tre che non riusciamo a stare fermi, ma noi tutti che inseguiamo i bisogni primari. Le privazioni di questa pandemia ci hanno reso più tali e quali a noi stessi di quanto non ci rendessimo conto. Il testo a tratti è triste

quando dice “a casa non si tornerà” o “acida scende la sera”, ma il brano resta positivo, ricco di una bella energia». Perché lo squalo?

«Lo squalo non può fermarsi e respirare da fermo quando sente l’odore del sangue: è un fattore biologico. Così noi quando cantiamo “è lontano il cuore e ne sento l’odore”: è un impeto di sopravvive­nza che riguarda i nostri affetti, c’è il bisogno di andare avanti altrimenti non respiriamo più». Quanto avete curato la fase di registrazi­one?

«Molto di più rispetto ai lavori precedenti, non potendo suonare e avendo più tempo a disposizio­ne. Le batterie di

Tali e squali le abbiamo registrate al Metrò Rec Studio di Riva del Garda mentre mix e mastering li ha curati Marco Dal Lago al Wasabi Studios di Trento, davvero una fortuna lavorare con lui» C’è anche un video che accompagne­rà il singolo?

«Sì, nel video abbiamo messo la nostra vita quotidiana durante la quarantena: Michele alle prese con le parole crociate, io e il giardinagg­io». Quanto vi manca la dimensione del concerto dal vivo?

«Dal 2003 non ci siamo mai fermati prima del lockdown dell’anno scorso. La scorsa estate siamo riusciti a fare solo quattro concerti, ma suonare con la gente che deve stare seduta è innaturale. Speriamo di poter ripartire entro l’anno ma non me la sento di fare previsioni». (Fabio Nappi)

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Da sinistra: :Jacopo Broseghini, Federico Sassudelli e Michele Vicentini
La band Da sinistra: :Jacopo Broseghini, Federico Sassudelli e Michele Vicentini

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