La pandemia non ferma gli infortuni in montagna «Interventi aumentati»

Nonostante la pandemia, in Trentino nel 2020 gli interventi del Soccorso alpino sono aumentati. «Abbiamo registrato 73 interventi in più del 2019 con un picco di attività nei mesi estivi di luglio, agosto e settembre» sottolinea il presidente Walter Cainelli. Sono 1.283 le persone soccorse.

La pandemia e il lockdown non ha scoraggiato gli appassionati della montagna, anzi sempre più cittadini, costretti nei confini comunali e a rinunciare ai viaggi, hanno scelto l’alta quota in cerca di un po’ di evasione dal difficile momento storico che si sta vivendo. Sono i dati del Soccorso alpino a confermare il trend dell’ultimo anno. «Gli interventi — osserva il presidente Walter Cainelli — non sono calati, anzi nel 2020 abbiamo registrato 73 interventi in più del 2019 con un picco di attività nei mesi estivi di luglio, agosto e settembre. Questo dato è legato molto probabilmente al numero consistente di persone che ha frequentato le nostre montagne in questo anno particolare». Sono invece diminuiti gli interventi alpinistici (da 94 a 68), anche perché la stagione per praticare queste attività è stata significativamente ridotta. «Abbiamo avuto una percentuale molto bassa di soccorsi in aiuto a persone straniere — ragiona ancora Cainelli — anche questa una diretta conseguenza della pandemia che ha ridotto al minimo la presenza degli stranieri sulle nostre montagne». Complessivamente nel 2020 sono stati effettuati 1.221 interventi in montagna, di questi il 54% si tratta di infortuni durante escursioni e l’11% per incidenti con la mountain bike. In totale sono state soccorse 1.283 persone, 78 le ricerche per persone scomparse e purtroppo si sono registrati 41 decessi. Ma durante la pandemia il soccorso alpino è stato impegnato anche per attività di consegna a domicilio di presidi sanitari e pacchi viveri insieme alla protezione civile (166 gli interventi).