Bolzano, corona pass per i locali Trento dice no: «Macchinoso»
Fontanari favorevole, Peterlana frena: «Discrimina» L’assessore cauto: «Vogliamo evitare impugnative» La mossa di Kompatscher spacca i ristoratori. Aperture, le categorie delle valli protestano
L’accelerazione dell’Alto Adige sul «green pass» non convince il Trentino. In piazza Dante non sono persuasi da metodo e merito del provvedimento annunciato da Arno Kompatscher, per consentire a bar e ristoranti di servire pasti e bevande all’interno dei locali. L’ipotesi di Bolzano prevede che da lunedì prossimo avranno accesso ai locali su prenotazione solo i clienti vaccinati o guariti dal coronavirus oppure testati con tampone.
«Soluzione troppo macchinosa — sostiene Roberto Failoni, assessore provinciale al Turismo — dubito saranno numerosi i clienti disponibili a scaricare applicazioni sul telefono o, in alternativa, a presentare la documentazione cartacea ai locali, dopo la prenotazione». Senza contare il rischio di conflitto con Roma. «Non so se Bolzano abbia discusso l’ipotesi con Roma — ragiona Roberto Failoni, assessore provinciale al Turismo —. In ogni caso, noi non vogliamo assumere decisioni non concertate, con il rischio di vedercele impugnate».
Meglio, dunque, portare avanti il confronto con il Governo Draghi, cercando un punto di caduta condiviso. «Non escludo — aggiunge Failoni — che nel giro di qualche giorno il problema possa essere superato da qualche decisione governativa. Noi sicuramente rappresentiamo la questione in tutte le sedute della conferenza Stato Regioni». L’organismo si è riunito ieri. A quanto si apprende, si starebbe valutando il via libera alle cene all’aperto già da lunedì entro le 22, orario di inizio coprifuoco. Dall’1 maggio, invece, si punterebbe alla riapertura dei locali all’interno. Sia come sia, a Bolzano fanno sapere che i dettagli saranno spiegati nella nuova ordinanza attesa tra domani e dopodomani e che conterrà le regole a partire dal 26 aprile. «Attendiamo di vedere quali saranno le mosse del governo nei prossimi giorni e tra giovedì e venerdì firmerò l’ordinanza con le nuove regole. In linea di massima — spiega Kompatscher — applicheremo regole da zona gialla. Bar e ristoranti potranno fare servizio all’aperto a partire da lunedì come nel resto d’Italia ma — aggiunge — vorremo fare qualche passo in più collegandolo alla nostra strategia di test di massa».
Naturalmente ci saranno anche delle limitazioni legate alla capienza. «Tanti studi ci dicono che all’aria aperta i rischi di contagi sono molto più bassi rispetto al chiuso. Quindi nelle sale all’interno l’accesso sarà consentito solamente con il green pass e con prenotazione. L’app è già pronta»
Il tema delle riaperture all’interno dei locali resta, in ogni modo, di urgenza stringente in Provincia di Trento, dopo il via libera (anticipato di una settimana rispetto al resto del Paese) ai pranzi con i clienti seduti ai tavoli, purché all’esterno. Una soluzione accolta con gioia nel capoluogo, ma motivo di insoddisfazione nelle valli dove neve e freddo rendono impossibile allestire i dehors. Ragion per cui ieri mattina i ristoratori hanno protestato sotto la sede della Provincia. «Sono sceso a incontrare i lavoratori — dice Failoni —. Non possiamo fare miracoli, ma stiamo dando segnali. Entro qualche settimana, il Consiglio provinciale approverà una manovra da 500 milioni che garantirà aiuti, equi, per tutte le categorie colpite, aziende e lavoratori. Con queste misure sosterremo tutti i costi fissi delle imprese tra l’1 novembre 2020 e il 30 aprile 2021».
E, appunto, in questa agenda non c’è posto per il «green pass», un’ipotesi che divide i ristoratori trentini. Entusiasta è Marco Fontanari. «L’Alto Adige — sostiene il responsabile di settore dell’Unione commercio — dà un segnale a chi ha il bicchiere mezzo vuoto, dopo la riapertura trentina di lunedì scorso. Le due iniziative tendono allo stesso obiettivo, su cui contiamo punterà presto tutto il Paese». Diametralmente opposta la lettura di Massimiliano Peterlana. «E’ una soluzione che crea discriminazioni — taglia corto il presidente dei ristoratori di Confesercenti Trentino — perché esclude chi non ha avuto il vaccino, nella maggior parte dei casi non per propria volontà. Chi potrà sedersi ai tavoli? Solo le persone sopra gli 80 anni? Un vero aiuto sarebbe accelerare la campagna vaccinale». Per questo Peterlana chiede che, una volta animate le fasce generazionali più anziane, si valuti di procedere per categorie, dando priorità a chi lavora a contatto con il pubblico.
«I commessi dei supermercati — prosegue il dirigente di Confesercenti — ma anche chi lavora in alberghi e ristoranti. Forse sarebbe stato meglio attende qualche giorno per riaprire, definendo protocolli in grado di assicurare il servizio all’esterno e all’interno».