Sei mesi di violenze: marito allontanato
Calci e pugni, l’incubo di una cinquantenne. Da inizio anno emesse 8 misure cautelari
Per sei mesi è vissuta in una bolla di violenza: calci, pugni, schiaffi e vessazioni psicologiche. Un incubo che torna, purtroppo in modo costante, tra le mura domestiche. È la storia di una cinquantenne trentina, purtroppo drammaticamente simile a quella di molte altre mogli e madri. Ma questa volta la squadra mobile della polizia è riuscita a fermare l’escalation di violenza e ha allontanato il marito. Da inizio anno sono state emesse 8 misure cautelari.
Schiaffi, calci, pugni, insulti e minacce di morte. Da almeno sette mesi era costretta a vivere in una bolla di violenze e sopraffazione. Costruita e tenuta intatta dall’uomo che diversi anni fa aveva deciso di sposare e da cui ha avuto un figlio, portatore di handicap. Rompere quella bolla avrebbe significato rompere anche il silenzio, ma ogni volta la paura di ritorsioni da parte del marito sopraffaceva la volontà di denunciare i soprusi subiti. Finché, un giorno, nel tentativo di fuggire dalle botte del convivente, è caduta dal balcone di casa, fratturandosi una caviglia. In ospedale, poi, sentitasi protetta, ha raccontato tutto ai medici e alla polizia.
Lunedì pomeriggio, così, al termine di una serie di approfondimenti, la Squadra mobile della polizia di Trento — coordinata dalla Procura del capoluogo — ha eseguito la misura cautelare dell’allontanamento dalla casa familiare nei confronti dell’uomo, un cinquantanovenne residente a Trento. Il quale, quindi, non potrà più fare rientro né accedere all’abitazione dove vive la moglie insieme al figlio.
Il provvedimento — da inizio anno l’ottavo eseguito dalla polizia per maltrattamenti e stalking — è stato emesso dopo che gli inquirenti hanno ricostruito sette mesi di violenze. Il primo episodio risale agli inizi dello scorso settembre. Una sera, durante una discussione, tra le mura domestiche, l’uomo avrebbe avuto uno scatto d’ira e avrebbe colpito la moglie con uno schiaffo, per poi spingerla a terra. A quel punto l’uomo ha continuato ad accanirsi su di lei. Caduta sul pavimento la donna sarebbe stata presa a calci violentemente, riportando traumi alla schiena e all’addome. Ma in quell’occasione la cinquantaquattrenne ha avuto paura di andare in ospedale, perché temeva la reazione del marito. Ed è rimasta a casa, sopportando il dolore.
Nemmeno tre settimane dopo, però, l’uomo è tornato a prendersela con lei, inveendo pesantemente contro la donna e minacciandola con un coltello. «Potrei ucciderti in qualsiasi momento», così si sarebbe rivolto alla donna, costretta a vivere costantemente nella paura. Lo scorso gennaio, poi, sempre per motivi banali, la vittima sarebbe stata di nuovo riempita di insulti dal marito, incapace di gestire i momenti di rabbia.
Due domeniche fa, infine, l’11 aprile, l’ultimo episodio, quello che ha portato alla misura restrittiva della libertà del cinquantanovenne. Senza alcuna ragione, l’uomo avrebbe preso ancora una volta a schiaffi, pugni e calci la moglie. Una bolla di violenze che si è spezzata tre giorni dopo. Nel corso dell’ennesima discussione la donna, terrorizzata dall’aggressività del marito, ha cercato di fuggire dall’appartamento, posizionato al secondo piano di una palazzina di Cognola, utilizzando il balcone di casa. Attimi concitati. La donna, in preda al panico, ha perso l’equilibrio ed è caduta dal terrazzino, procurandosi una frattura alla caviglia. Costretta a recarsi al pronto soccorso, in ospedale la donna ha raccontato tutto alla polizia.