Adige Bitumi dovrà rimuovere «la collinetta di rifiuti abusivi»
Il Tar boccia il ricorso del Gruppo Adige Bitumi. «Gestita una vera e propria discarica»
Adige Bitumi dovrà rimuovere la montagna di 130mila cubi di limi depositati a Mezzocorona. Lo ha deciso il Tar che boccia il ricorso della spa.
La collinetta alta 23 metri, un cumulo di 130mila metri cubi di rifiuti depositati abusivamente, dovrà essere rimossa. A fare chiarezza nella «giungla» di ordinanze e autorizzazioni comunali, che si sono susseguite negli anni, è il Tar di Trento. I giudici amministrativi hanno bocciato il ricorso della società Adige Bitumi, rappresentata dagli avvocati Vittorio Domenichelli e Valentino Peterle, contro l’ordinanza 7107 del 28 luglio 2020 con la quale il Comune di Mezzocorona, difeso dall’avvocata Maria Cristina Osele, intimava alla spa di «rimuovere il cumulo di materiale». Il collegio ha ritenuto il ricorso infondato condannando la società al pagamento delle spese legali a favore di Comune e Provincia.
Una sentenza che pesa sul destino dello stabilimento e sulla società e arriva a pochi mesi dalla richiesta di rinvio a giudizio da parte della Procura di otto persone, tra cui i vertici del Gruppo Adige Bitumi, indagati per traffico illecito di rifiuti. A nulla sono valsi i tentativi della difesa del Gruppo di evocare l’autorizzazione comunale del luglio 2011 della cava Casette 2 e l’ordinanza comunale 4243 del 12 aprile 2019 che aveva qualificato come rifiuto soltanto l’eccedenza di circa 71.000 metri cubi rispetto ai 130mila metri cubi di limi e quindi autorizzando la società a mantenere nell’area 61.000 metri cubi di materiale.
Secondo il Tar va smaltito l’intero cumulo che, come dimostrato dalle indagini dei carabinieri del Noe di Trento, è costituito da «rifiuti non pericolosi — si legge nel verbale di sequestro del sito, scattato a marzo 2019 — costituiti prevalentemente da fanghi (limi) provenienti da chiarificazione-decantazione delle acque di lavaggio di attività estrattiva ubicata nella porzione di area situata a nord-ovest». La prima ordinanza del Comune non basta a salvare Adige Bitumi, tanto che è stato proprio quel provvedimento a mettere nei guai il sindaco Matteo Hauser, accusato di abuso d’ufficio. Secondo la Procura, infatti, il primo cittadino inizialmente aveva previsto lo smaltimento solo di una parte della montagna di limi «permettendo in tal modo — contesta l’accusa — al Gruppo Adige Bitumi si smaltire illecitamente in località Casette parte dei rifiuti della discarica». Tornando al procedimento amministrativo il collegio osserva che il Comune di Mezzocorona ha cambiato orientamento, notificando la nuova ordinanza, alla luce delle indagini effettuate e del parere dell’Appa. Insomma il dietrofront dell’amministrazione sarebbe stato dettato dai risultati dell’inchiesta che ha svelato la presunta discarica abusiva. E il fatto, evidenziato dalla società, che c’era un piano di gestione dei rifiuti non basta a convincere i giudici. In sentenza parlano di «un piano generico» che non corrispondeva alle finalità previste dalla legge. Sintetizzando la società non avrebbe operato uno stoccaggio provvisorio dei limi essiccati all’interno di una struttura di deposito di rifiuti di estrazione, ma avrebbe di fatto «gestito una vera e propria discarica di rifiuti». Per i giudici il Comune con la seconda ordinanza ha agito legittimamente esercitando il proprio potere di controllo e il fatto che per 10 anni non siano stati adottati provvedimenti non significa che i limi siano stati gestiti correttamente. La società ha cercato poi di dimostrare che i limi si configuravano come rifiuti da estrazione della cava, ma il problema è che nel sito arrivavano anche rifiuti da altri siti.