Il turismo prova a rialzarsi con il certificato vaccinale
Crollo degli arrivi nel 2020 per il settore del turismo che ha registrato una flessione del 31% rispetto al 2019, la stagione invernale ha rilevato il 18% di presenze in meno. Ora gli operatori sperano nel pass vaccinale per la stagione estiva.
Da una parte i numeri di arrivi e presenze della stagione invernale 2019-2020 e di quella estiva 2020, resi pubblici dall’Istituto di statistica della Provincia di Trento, che mettono nero su bianco il calo dettato dall’arrivo della pandemia lo scorso anno: circa il 31% di presenze in meno nell’estate 2020 rispetto a quella 2019, più del 18% in meno nella stagione invernale 2019/20 rispetto a quella dell’anno precedente. Dall’altra il nuovo decreto nazionale che liberalizza gli spostamenti tra regioni indipendentemente dal colore con un semplice tampone negativo 48 ore prima della partenza da una parte anche per turismo, dando di fatto il via libera alla stagione turistica in tutta Italia. Trentino compreso. «Un segnale — lo definisce Gianni Battaiola, presidente dell’Associazione albergatori ed imprese turistiche della provincia di Trento — che si sta andando nella direzione che chiedevamo da tempo. Per questo ringrazio il presidente del consiglio Mario Draghi».
Il via libera agli spostamenti tra regioni con la «certificazione verde» — rilasciata se vaccinati, guariti o con un tampone negativo entro le 48 ore dalla partenza — non ha fatto diventare bollenti le linee telefoniche degli alberghi: «L’interesse è aumentato dopo l’annuncio anche per le prossime settimane, così come qualche prenotazione è arrivata — racconta Battaiola —. Ma bisogna considerare che a maggio le destinazioni di montagna sono ancora chiuse e che spesso, soprattutto in questi periodi, il turista attende fino all’ultimo momento per capire come sarà il tempo. Dovremo attendere qualche giorno per capire quale sarà il reale afflusso». La speranza è che il via libera riesca a garantire un’estate dai numeri migliori rispetto a quella del 2020.
Secondo i dati rilasciati dall’Ispat, nei mesi estivi del 2020 gli arrivi in Trentino sono stati poco più di 1,1 milioni per oltre 4,36 milioni di presenze. Numeri in calo rispettivamente del 28% e del 31% rispetto all’anno precedente, quando gli arrivi in estate e le presenze avevano sfondato i tetti di 1,5 milioni e 6,3 milioni. «La speranza è di riuscire a fare meglio dello scorso anno», commenta fiducioso Battaiola. Per diversi motivi: «Innanzitutto per il mese di giugno, che l’anno scorso è stato praticamente nullo (181 mila presenze, contro le oltre 900 mila del 2019, ndr) mentre quest’anno dovremmo essere operativi. Poi — continua il presidente — perché le strutture sono già organizzate e hanno alle spalle un anno di esperienza nella gestione dei clienti in base ai protocolli di sicurezza e questo aiuta ad
affrontare una seconda estate legata alla pandemia. Infine, perché con il proseguo della campagna vaccinale la sicurezza della vacanza diventerà sempre maggiore».
Ma è utopistico sperare in un’estate 2021 con numeri simili a quelli pre-pandemia? «Per gli alloggi non abbiamo limitazioni — rassicura il presidente dell’Asat — quindi potenzialmente sono livelli raggiungibili. L’obiettivo realistico è fare meglio dell’anno scorso». L’ultimo disincentivo alla vacanza ancora presente per gli albergatori trentini, per ora, è quello del coprifuoco: «È impensabile chiedere alle persone di spendere dei soldi per andare in vacanza, ma con l’incognita di dover rientrare in struttura entro un orario definito».
Entrando nel dettaglio, i numeri dell’anno scorso confermano alcune peculiarità osservate già durante i mesi estivi. La prima è che il calo percentuale dei turisti stranieri è stato molto superiore a quello degli italiani. Nell’estate 2020 dall’estero sono arrivate circa 225 mila persone contro le oltre 550 mila del 2019 e le loro presenze sono crollate da 1,9 milioni a 740 mila. Di fatto tre quarti dei turisti mancati e due terzi delle presenze non pervenute sono state straniere. Località che storicamente hanno sempre avuto clienti in prevalenza stranieri, come il Garda trentino, hanno visto ristrutturarsi la loro clientela: i turisti italiani sono aumentati (da poco meno di 68 mila a oltre 100 mila, per un numero di presenze balzato da 166 mila a 264 mila) mentre quelli stranieri si sono dimezzati: da 246 mila a 123 mila arrivi, da 987 mila a 465 mila presenze. La seconda caratteristica interessante è che nessuna località è riuscita a fare registrare numeri migliori o anche solo avvicinabili a quelli dell’anno precedente.
Nonostante la pandemia sia arrivata solo a stagione invernale 2019-2020 inoltrata, anch’essa ha risentito del Covid nei numeri, fermando mesi da record (una prospettiva che lo scorso anno gli stessi operatori del mondo dello sci avevano più volte messo in luce). I turisti a dicembre 2019, gennaio e febbraio 2020 erano infatti superiori agli stessi mesi della stagione invernale precedente, con oltre 110 mila arrivi e 400 mila presenze in più dell’anno successiva. Febbraio e, in particolare marzo, hanno invece invertito la tendenza, facendo crollare gli arrivi di 270 mila e le presenze di 1,1 milioni.