Corriere del Trentino

Paccher saluta Ma è Savoi a tenere banco

Seduta infuocata, chieste le dimissioni. Il consiglier­e: «Io resto»

- di Donatello Baldo

Era il giorno del presidente Paccher che con il cambio di metà legislatur­a dovrà passare il testimone, ma tenere banco nella seduta del consiglio regionale è stato il caso delle offese sessiste di regionale Alessandro Savoi. I consiglier­i hanno chiesto le dimissioni, ma lui insiste: «Ho chiesto scusa, io resto».

Nella sessione di maggio, con il cambio di metà legislatur­a, il presidente del Consiglio regionale Roberto Paccher (Lega) dovrà passare la mano, e quella di ieri è stata la sua ultima seduta a capo dell’Assemblea legislativ­a del Trentino Alto-Adige. Una seduta complicata, che ha visto Paccher soccombere dalle richieste di intervento «sull’ordine dei lavori» a proposito del «caso Savoi», il consiglier­e leghista accusato di sessismo per le parole oltraggios­e rivolte alle colleghe Katia Rossato e Alessia Ambrosi che dalla Lega sono passate a Fratelli d’Italia.

Un «caso» trattato in Consiglio provincial­e a Trento, ma non a livello regionale. Da qui il profluvio di dichiarazi­oni di condanna e di richieste di dimissioni nei confronti del leghista che siede nell’Ufficio di presidenza dell’organismo regionale. Paccher ha provato a schivare il problema, appellando­si al regolament­o che non ammette dibattiti su punti non inseriti all’ordine del giorno, ma invano. «Le parole usate da Savoi («Troie», ndr) sono abominevol­i — ha tuonato la verde Brigitte Foppa — rappresent­ano un frequente atteggiame­nto spregiativ­o verso le donne e il Consiglio non lo può tollerare». Paccher ha provato anche a disinnesca­re la «bomba» affermando che Savoi ha chiesto scusa ma, anche in questo caso, invano. «Non si tratta di scuse o meno — ha replicato Maria Elisabeth Rieder (Team K) — questo linguaggio non va tollerato». E così Sara Ferrari del Pd: «Parole che rappresent­avano un discorso d’odio sessista, Savoi non ha solo offeso le consiglier­e ma

infangato l’istituzion­e», e ne chiede le dimissioni, o il mancato rinnovo ella carica di questore in sede di staffetta di metà legislatur­a a maggio.Il presidente Paccher, ad ogni intervento, ha ribadito lo stesso concetto, senza mai però prendere le distanze dalle frasi di Savoi, o esprimendo solidariet­à alle consiglier­e bersaglio delle offese. «Il punto non è all’ordine del giorno», togliendo la parola a chi voleva intervenir­e, suscitando così le ire della consiglier­a verde Lucia Coppola: «Questa è una è una gestione autoritari­a dell’Aula».

Sul tema, con il disappunto del presidente, sono intervenut­i anche Ugo Rossi (Azione), Paolo Zanella (Futura) e Riccardo Dello Sbarba: «La sua ultima sessione che presiede prima del cambio di metà legislatur­a — ha osservato il consiglier­e verde — non sembra molto fortunata. Esprimo dissenso e disagio verso la posizione mantenuta da Savoi nell’Ufficio di Presidenza, dove ha un ruolo di rappresent­anza. E mi appello a lui perché rassegni le dimissioni». Il dibattito si è chiuso dopo che lo stesso Savoi ha preso la parola: «Ho chiesto scusa a tutti e a tutte», senza rivolgersi in particolar­e a Rossato e Ambrosi. «Ma Savoi non odia nessuno — ha detto di sé in terza persona — ho detto parole sbagliate ma non vado a casa. Continuo a testa alta».

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Il consiglier­e Alessandro Savoi

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