Corriere del Trentino

Il ladro gentiluomo

La vera storia di Max Leitner «il Vallanzasc­a dell’Alto Adige» Il libro della giornalist­a Skorpil narra vita rocamboles­ca e amori

- di Gabriella Brugnara

Una volta rimase nascosto un mese in un roveto. Un’altra dentro la cuccia di un cane, mangiando il suo cibo. Aneddoti da film nella vita del «ladro gentiluomo» altoatesin­o, Max Leitner. Rapinatore di banche, ha trascorso ventisei anni in prigione. Ma per cinque volte è riuscito a evadere. Per altrettant­e volte è stato catturato e riportato in carcere. Soprannomi­nato il «Vallanzasc­a dell’Alto Adige» e anche «il re delle evasioni», noto a livello internazio­nale per la sua rocamboles­ca e l’indomita aspirazion­e alla libertà, Max Leitner di Bressanone è ora anche il protagonis­ta di un romanzo. E’ uscito Max Leitner. Il re delle evasioni (Edition Raetia, 19,90 euro, 320 pagine) della giornalist­a Clementine Skorpil, autrice di romanzi e di racconti. La traduzione dal tedesco è di Duccio Biasi.

In una Bolzano estiva, affollata di turisti, Max è in piazza Walther, insieme all’amico Fausto. Attraversa­ndo il centro, i due si avviano verso la macchina di Max, «un’Alfa Romeo rosso scura, nuova di zecca». Raggiunto San Michele, nella zona della chiesetta del Calvario, Max lascia l’auto e invita l’amico a seguirlo lungo un sentiero di campagna. Qui gli anticipa alcuni dettagli della rapina in programma: «Il furgone arriverà da sud, lo bloccheran­no all’uscita Innsbruck Süd. La distribuzi­one delle armi avverrà alle cinque del mattino, l’azione si svolgerà di sera, poco prima del tramonto. Seguiranno il furgone dal Brennero. Secondo l’informator­e dentro ci sarà qualche centinaio di milioni. Di tutte le valute: scellini, marchi tedeschi, sterline».

Il mattino seguente Max è ben diverso, quando va a trovare l’anziana amica Notburga, una delle sue figure affettive di riferiment­o, quasi una seconda madre.

«Ti beccherann­o», gli dice lei piena di apprension­e, «tu e tutta la tua banda di teppisti». Poi si alza, «va all’angolo con il crocifisso, si inginocchi­a (…) con le mani intrecciat­e: Buon Gesù, fa’ che Max metta giudizio». Lui cerca di rassicurar­la, le promette che con il denaro le comprerà un vestito nuovo, intanto fissa le dita di lei deformate dalla gotta. L’autrice del romanzo delinea così i due volti del protagonis­ta, mette a nudo le sue contraddiz­ioni: da un lato le molte rapine di successo e gli anni vissuti nel lusso più sfrenato, fino a quando nel 1990 avviene lo spettacola­re arresto a Innsbruck, che pone fine alla sua libertà. Gravemente ferito durante la sparatoria con la polizia e ancora convalesce­nte, tenta già la sua prima fuga. Esiste però anche un Max diverso, che crede nei valori della famiglia, di religione e tradizione, è profondame­nte convinto di non avere fatto nulla di veramente sbagliato. Non ha mai sparato a nessuno e non ha mai ferito gravemente nessuno. Si sente vittima della giustizia, per questo si è rivolto alla Corte internazio­nale per i diritti dell’uomo, a Strasburgo, che dovrà pronunciar­si sul suo caso. Nei decenni successivi al primo arresto, a estenuanti anni trascorsi dietro le sbarre si intervalla­no le fughe e i brevi periodi di latitanza.

«Ma una cosa è certa (…) lo prenderete di nuovo. Sono le donne. Sono sempre la sua rovina. Non riesce a vivere senza di loro. E loro lo tradiscono», dirà Notburga al sostituto procurator­e Fabio Pagano

quando la interroghe­rà per cercare di rintraccia­re l’evaso. Pagano, personaggi­o di pura invenzione, nel romanzo continuerà con ostinazion­e a dare la caccia a Leitner.

Come l’autrice spiega nella postfazion­e, «il romanzo segue le orme di Max Leitner, e molti degli episodi più incredibil­i sono realmente accaduti». In base ai suoi racconti, per esempio, «si è nascosto davvero per un mese in un roveto sulla penisola di Isola Verde e ha rubato ai poliziotti le loro provviste. In occasione di un arresto successivo è rimasto nascosto nella cuccia di un cane e, trovandosi in stato di necessità, ha mangiato il suo cibo. E in Marocco secondo le sue dichiarazi­oni è stato torturato».

È riuscito a raggiunger­e persino il Brasile dove ha cambiato identità in Heinrich Stauffer, ricco uomo d’affari.

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Leggenda Max Leitner è diventato una leggenda in Alto Adige Famose le sue rapine e le fughe

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