Il ladro gentiluomo
La vera storia di Max Leitner «il Vallanzasca dell’Alto Adige» Il libro della giornalista Skorpil narra vita rocambolesca e amori
Una volta rimase nascosto un mese in un roveto. Un’altra dentro la cuccia di un cane, mangiando il suo cibo. Aneddoti da film nella vita del «ladro gentiluomo» altoatesino, Max Leitner. Rapinatore di banche, ha trascorso ventisei anni in prigione. Ma per cinque volte è riuscito a evadere. Per altrettante volte è stato catturato e riportato in carcere. Soprannominato il «Vallanzasca dell’Alto Adige» e anche «il re delle evasioni», noto a livello internazionale per la sua rocambolesca e l’indomita aspirazione alla libertà, Max Leitner di Bressanone è ora anche il protagonista di un romanzo. E’ uscito Max Leitner. Il re delle evasioni (Edition Raetia, 19,90 euro, 320 pagine) della giornalista Clementine Skorpil, autrice di romanzi e di racconti. La traduzione dal tedesco è di Duccio Biasi.
In una Bolzano estiva, affollata di turisti, Max è in piazza Walther, insieme all’amico Fausto. Attraversando il centro, i due si avviano verso la macchina di Max, «un’Alfa Romeo rosso scura, nuova di zecca». Raggiunto San Michele, nella zona della chiesetta del Calvario, Max lascia l’auto e invita l’amico a seguirlo lungo un sentiero di campagna. Qui gli anticipa alcuni dettagli della rapina in programma: «Il furgone arriverà da sud, lo bloccheranno all’uscita Innsbruck Süd. La distribuzione delle armi avverrà alle cinque del mattino, l’azione si svolgerà di sera, poco prima del tramonto. Seguiranno il furgone dal Brennero. Secondo l’informatore dentro ci sarà qualche centinaio di milioni. Di tutte le valute: scellini, marchi tedeschi, sterline».
Il mattino seguente Max è ben diverso, quando va a trovare l’anziana amica Notburga, una delle sue figure affettive di riferimento, quasi una seconda madre.
«Ti beccheranno», gli dice lei piena di apprensione, «tu e tutta la tua banda di teppisti». Poi si alza, «va all’angolo con il crocifisso, si inginocchia (…) con le mani intrecciate: Buon Gesù, fa’ che Max metta giudizio». Lui cerca di rassicurarla, le promette che con il denaro le comprerà un vestito nuovo, intanto fissa le dita di lei deformate dalla gotta. L’autrice del romanzo delinea così i due volti del protagonista, mette a nudo le sue contraddizioni: da un lato le molte rapine di successo e gli anni vissuti nel lusso più sfrenato, fino a quando nel 1990 avviene lo spettacolare arresto a Innsbruck, che pone fine alla sua libertà. Gravemente ferito durante la sparatoria con la polizia e ancora convalescente, tenta già la sua prima fuga. Esiste però anche un Max diverso, che crede nei valori della famiglia, di religione e tradizione, è profondamente convinto di non avere fatto nulla di veramente sbagliato. Non ha mai sparato a nessuno e non ha mai ferito gravemente nessuno. Si sente vittima della giustizia, per questo si è rivolto alla Corte internazionale per i diritti dell’uomo, a Strasburgo, che dovrà pronunciarsi sul suo caso. Nei decenni successivi al primo arresto, a estenuanti anni trascorsi dietro le sbarre si intervallano le fughe e i brevi periodi di latitanza.
«Ma una cosa è certa (…) lo prenderete di nuovo. Sono le donne. Sono sempre la sua rovina. Non riesce a vivere senza di loro. E loro lo tradiscono», dirà Notburga al sostituto procuratore Fabio Pagano
quando la interrogherà per cercare di rintracciare l’evaso. Pagano, personaggio di pura invenzione, nel romanzo continuerà con ostinazione a dare la caccia a Leitner.
Come l’autrice spiega nella postfazione, «il romanzo segue le orme di Max Leitner, e molti degli episodi più incredibili sono realmente accaduti». In base ai suoi racconti, per esempio, «si è nascosto davvero per un mese in un roveto sulla penisola di Isola Verde e ha rubato ai poliziotti le loro provviste. In occasione di un arresto successivo è rimasto nascosto nella cuccia di un cane e, trovandosi in stato di necessità, ha mangiato il suo cibo. E in Marocco secondo le sue dichiarazioni è stato torturato».
È riuscito a raggiungere persino il Brasile dove ha cambiato identità in Heinrich Stauffer, ricco uomo d’affari.