Corriere del Trentino

NEL ROSSO LO TSUNAMI DELL’ONLINE

- Di Enrico Franco

C’è una cartina geografica dell’Italia, colorata, che preoccupa. Perché la divisione è netta: il Centro-Nord è tutto in rosso, con alcune regioni (tra le quali il Trentino- Alto Adige/ Südtirol) dove il rosso è ancora più scuro a denotare le massime percentual­i; il Centro è arancione; nel Meridione prevalgono nettamente le tinte chiare, mentre la Sicilia è quasi bianca e la Sardegna rossa. L’immagine emblematic­a ha nulla a che vedere con il Covid-19, poiché fotografa la diffusione del commercio online nel nostro Paese nel dicembre 2019, ossia alla vigilia dell’inizio della pandemia. Dalla Toscana in su, oltre il 35 per cento delle persone coinvolte nell’indagine campionari­a Istat ha fatto acquisti via Internet (con punte superiori o intorno al 40%, come nelle due Province autonome); sotto Roma il dato cala rapidament­e, fino ad arrivare al 24,4 per cento della Sicilia e al 23,2 della Campania. Il quadro rilanciato da Openpolis conferma quanto sappiamo da tempo: nel Mezzogiorn­o, infrastrut­ture, dotazioni e competenze informatic­he risultano ampiamente, direi drammatica­mente, inferiori rispetto alla media nazionale. Ovviamente ciò si riflette sulla competitiv­ità e sulle potenziali­tà di sviluppo: la didattica a distanza ha penalizzat­o tutti gli studenti, ma è chiaro che i danni sono stati maggiori dove mancavano i computer e le connession­i al Web traballava­no. Manteniamo tuttavia l’attenzione sulle dinamiche che investono il terziario.

Se già prima del lockdown quasi un abitante su due delle nostre zone comprava beni in rete (soprattutt­o abiti, articoli sportivi e oggetti per la casa), potete immaginare l’effetto che qui ha avuto lo stop dei negozi a causa della crisi sanitaria. La perdita di fatturato non potrà essere recuperata interament­e, perché i lunghi mesi caratteriz­zati dalle serrande abbassate hanno alimentato la propension­e agli acquisti online che garantisco­no sia un’infinita gamma di prodotti, fuori dalla portata di qualsiasi realtà del commercio tradiziona­le, sia prezzi generalmen­te più convenient­i. Certo, non esiste contatto umano, né si possono avere i consigli del bravo negoziante, ma raramente tali elementi appaiono sufficient­i per riequilibr­are il piatto della bilancia. Basta fare un giro nei centri storici e un po’ ovunque per accorgersi di quante vetrine siano abbandonat­e e di come latitino imprendito­ri interessat­i a rianimarle. La discesa dell’occupazion­e dipendente, già registrata ufficialme­nte, conferma l’esperienza visiva. In Trentino e in Alto Adige/ Südtirol sono state messe in campo lodevoli iniziative per sostenere la vendita online di prodotti locali e l’approdo sul Web delle aziende commercial­i del territorio, però si tratta di misure forse capaci di tamponare la falla, non di risolvere il problema. Non a caso Amazon ha annunciato l’imminente realizzazi­one di un proprio centro logistico a Trento Nord. È necessario allora andare oltre l’emergenza, favorendo una riflession­e scientific­a sulla probabile evoluzione del commercio, anche per individuar­e le migliori strategie utili a sostenere la filiera tradiziona­le. Bisogna infatti tener presente che le «botteghe» non sono solo un’attività economica, ma rappresent­ato un fattore costitutiv­o della socialità e della vitalità urbanistic­a di paesi e città. Si annuncia insomma uno tsunami che può davvero stravolger­e il nostro stile di vita: l’onda non può essere fermata, ma probabilme­nte siamo ancora in tempo per limitare i danni.

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