Ripartono gli hotel, allarme stagionali
Gli albergatori: «Molti hanno trovato un’altra occupazione». L’esodo verso la fabbrica. Provincia nel mirino
Ripartono gli hotel ma mancano gli stagionali. È l’allarme lanciato dagli albergatori che da tempo temevano questa situazione dettata dal Covid e dalle restrizioni che bloccano anche gli extracomunitari. Gianni Battaiola, presidente di Asat: «Molti lavoratori stagionali hanno trovato un’altra occupazione». L’esodo per lo più verso le fabbriche. Gli operatori del settore e l’Agenzia del lavoro stanno cercando una soluzione. Provincia nel mirino.
Per assurdo quando i turisti torneranno in Trentino potrebbero trovare nessuno ad accoglierli. È l’allarme lanciato da Gianni Battaiola, presidente dell’Associazione albergatori del Trentino (Asat).
«Stiamo riscontrando difficoltà al reperimento di collaboratori da ogni provenienza: locali, italiani, stranieri. È un tema complesso che presenta diverse criticità», afferma. Per quanto riguarda i trentini, a causa della stagione invernale mai davvero partita in molti si sono ritrovati con la necessità di cambiare settore. «Gli albergatori sono sempre rimasti in contatto con i propri collaboratori, nel comune sconforto per le continue illusioni di ripartenza. Purtroppo sempre più persone nel tempo hanno comunicato di aver trovato un altro lavoro», racconta, mentre per i lavoratori da altre regioni il problema per il presidente di Asat è che «con il Covid ci si è abituati tutti a guardare al «giardino di casa», a cercare lavoro nelle immediate vicinanze. Servirà tempo per tornare all’abitudine di prima».
Per gli extracomunitari invece la questione è soprattutto burocratica. L’ingresso per motivi di lavoro di persone da paesi extra-Ue è regolato ogni anno da un «decreto flussi» con cui il governo definisce il numero massimo di stranieri non-Ue che possono venire a lavorare temporaneamente nel nostro Paese. Questo decreto viene emanato di solito a febbraio, ma quest’anno è già in ritardo di tre mesi: «Ci è rimasta solo qualche deroga per chi già aveva il permesso quest’inverno. Siamo tutti in attesa del decreto anche solo per cominciare a cercare, soprattutto in Albania e Moldavia. Più il tempo passa più anche loro, così come i trentini, cercheranno occupazione in altri settori, mica possono attenderci per sempre. E quest’anno sarebbe ancora più urgente, visto che già c’è crisi di manodopera italiana».
Un altro problema è che i lavoratori non sono interscambiabili. «La qualità dell’accoglienza trentina, nostro marchio di fabbrica, è dovuta anche alla bravura dei collaboratori», spiega il presidente, «lingue parlate, efficienza nel lavoro, attenzione al cliente. Tutte cose che non si improvvisano in un mese, uno stagionale “storico” ha un valore enorme che si rischia di perdere». Operatori turistici e che chi ritorna dalle vacanze non debba sottoporsi alla quarantena, una volta rientrato nel Paese di provenienza». Bort rivendica di essersi impegnato in prima persona per l’ottenimento della misura, condividendo la battaglia con l’omologo altoatesino Michl Ebner e con tutti i parlamentari eletti tra Trentino e Alto Adige. «Traguardo che davvero soddisfa — conclude — e per cui va espresso un grazie a chi lo ha perseguito».
Agenzia del lavoro si sono messi a disposizione per i curriculum e i corsi di formazione. «La fase di reclutamento del personale in vista della nuova stagione è sempre complicata, quest’anno molto più di altri. Speriamo di farcela come al solito», conclude Battaiola.
L’esodo degli stagionali trentini verso altri mestieri è confermato anche dai sindacati. «I colleghi della Fiom ci confermano che molti nuovi metalmeccanici precari vengono dal mondo del turismo», afferma Paola Bassetti, segretaria generale della Filcams, la sezione Cgil per i lavoratori del terziario. «E non è certo facile reinventarsi in fabbrica quando per anni si è lavorato da tutt’altra parte. È sicuramente un grave danno, per loro e per i precedenti datori di lavoro, i primi vedono svalutare competenze di livello affinate negli anni e i secondi vedono disperdere rapporti che garantivano professionalità e affidabilità». Le stime della Cgil contavano almeno 20mila stagionali in Trentino pre-pandemia. Secondo la sindacalista però la pandemia ha solo una parte di responsabilità: «La Provincia ha sottovalutato il problema fino alla crisi attuale. Con ristori adeguati e soprattutto continui nel tempo si potevano stringere i denti, ma con contributi saltuari non paghi l’affitto né rassicuri le banche». D’altra parte però nell’opinione di Bassetti il Covid ha solo messo a nudo questioni esistenti da tempo: «Spero che si sia imparata la lezione: la professionalità va retribuita, ci va fatto un investimento, sennò è un attimo perderla. In Alto Adige credo avranno meno problemi perché lì gli stagionali partono da condizioni migliori, c’è un contratto provinciale come noi chiediamo da tempo per il Trentino. E non si è mai pensato davvero alla destagionalizzazione, si è preferito puntare sullo sci in inverno e i laghi in estate, così che i mesi di lavoro retribuito fossero in fondo pochi. Uno stagionale prende dai 15mila ai 18mila euro lordi l’anno, troppo pochi per essere il fondamento di uno dei settori più redditizi per il Trentino».