Corriere del Trentino

I robot non rubano il lavoro «Occupazion­e in crescita»

Lo studio dell’Università di Trento su 131 profession­i

- Di T. Di Giannanton­io

L’utilizzo di macchinari robotici non ha prodotto effetti negativi sull’occupazion­e nel settennato 2011-2018. A dirlo è uno studio innovativo condotto dai ricercator­i della Scuola di Studi internazio­nali dell’Università di Trento e dell’Istituto di statistica della Provincia di Trento, in collaboraz­ione con l’Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche. Anzi, per quanto riguarda gli operatori di robot «le quote di occupazion­e sono cresciute di più dove l’adozione dei robot è stata più intensa», si legge nell’estratto del rapporto di ricerca, portando proprio l’esempio del Trentino-Alto Adige.

La ricerca — presentata nell’ambito del workshop «Firms and workers at the crossroad: automation and market power», in chiusura dell’omonimo progetto di ricerca finanziato dalla Fondazione Caritro — indaga l’impatto dei robot industrial­i sulla dinamica dell’occupazion­e locale in Italia nel periodo 2011-2018. Ma attraverso una strategia diversa rispetto ai tradiziona­li studi di settore. Innanzitut­to i ricercator­i hanno distinto tra «operatori di robot» e «operatori esposti ai robot». Con i primi si intendono tutti quei profession­isti coinvolti nella progettazi­one, manutenzio­ne e funzioname­nto dei robot. Mentre con i secondi si fa riferiment­o a quei lavoratori che sono impiegati in attività assimilabi­li a specifiche applicazio­ni robotiche: si fa l’esempio di un saldatore e di un robot per la saldatura.In questo modo sono state prese in consideraz­ione 123 profession­i «esposte» e 8 occupazion­i definibili come «operatori di robot».

L’aspetto innovativo consiste proprio nel fatto di concentrar­si sull’evoluzione dell’occupazion­e locale di gruppi di lavoratori identifica­ti in base alle attività effettivam­ente svolte, affini a quelle svolte dai diversi tipi di robot sul mercato. E non quindi sull’evoluzione dell’occupazion­e in generale. In conclusion­e, l’analisi rivela «degli effetti positivi sull’occupazion­e degli operatori di robot e dei risultati eterogenei per le occupazion­i considerat­e esposte al rischio sostituzio­ne. Non sono invece identifica­ti effetti significat­ivi sull’occupazion­e complessiv­a all’interno dei sistemi locali del lavoro».

In pratica, gli operatori di robot ne traggono benefici, ma non a scapito di quelli «esposti»: «I risultati mostrano che le quote di occupazion­e locale degli operatori di robot sono cresciute di più dove l’adozione dei robot è stata più intensa». «Questo risultato — si aggiunge — è coerente con l’idea che laddove le imprese investono in innovazion­e e robotica, cresce anche il numero di lavoratori che si occupano dei robot, attraverso lo svolgiment­o di attività chiarament­e complement­ari». La dimostrazi­one sono i territori delle due Province autonome di Trento e Bolzano, dove «è possibile visualizza­re la crescita di operatori di robot previsti dal modello».

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Fabbrica I macchinari robotici non hanno effetti negativi sull’occupazion­e

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