La brigatista nel libro, Fugatti sconfessa la scelta
L’iniziativa divide, ma raccoglie pareri favorevoli dalla scuola
«Si poteva evitare»: è il commento del presidente Maurizio Fugatti per l’inserimento della brigatista Mara Cagol nel libro scolastico sulle 33 donne trentine meritevoli di essere riscoperte. E l’assessore Bisesti: ««Mi auguro che sia fortemente sottolineato l’aspetto negativo legato alle Br». Ma l’iniziativa raccoglie favori nella scuola: «I ragazzi di oggi sono curiosi e attenti — dice Dorotea Riccobono, professoressa di italiano alle Manzoni di Trento —. E noi come insegnanti siamo tenuti a educare cittadini autonomi e responsabili».
Inopportuno o necessario: provoca divisioni il volume destinato alle scuole che include la brigatista Mara Cagol tra le donne trentine meritevoli di essere riscoperte e ricordate.
«Si poteva evitare», sono le parole con cui il presidente della Provincia Maurizio Fugatti commenta la pubblicazione «33 trentine» della Commissione Pari Opportunità della Provincia che tra i volti e i nomi di alcuni donne trentine importanti nelle arti, nelle scienze e nella società ha voluto inserire anche quello di Margherita «Mara» Cagol, fondatrice delle Brigate Rosse assieme al marito Renato Curcio e morta in uno scontro a fuoco con i Carabinieri nel 1975.
«Non è materia di competenza della giunta provinciale e la commissione Pari opportunità ha la propria autonomia», precisa il presidente Fugatti, motivando la mancata corrispondenza di pensiero tra i due organi amministrativi. Pur critico, Fugatti non pare intenzionato ad assumere iniziative rispetto alla pubblicazione. Dello stesso parere anche l’assessore provinciale alla cultura e all’istruzione Mirko Bisesti, che definisce «inopportuna» la decisione. «Mi auguro che sia fortemente sottolineato l’aspetto negativo legato alle Brigate Rosse, alla stagione del terrorismo e a un intero periodo storico che chi ha vissuto ricorda come tragico - spiega l’assessore -. Il rischio è che questo tema venga trattato in maniera superficiale». Vista la specifica destinazione d’uso del libro - ideato e scritto per interessare in particolare gli studenti della scuola media, considerate anche le illustrazioni che accompagnano il testo con grandi disegni colorati - l’assessore all’istruzione mitiga il parere solo in previsione di un impiego ragionato in classe: «Quello che posso sperare è che il volume venga utilizzato nelle scuole come strumento per parlare di un tema, quello del terrorismo delle Brigate Rosse, che spesso nei programmi scolastici viene sorvolato. Sempre con il giusto atteggiamento di condanna e denuncia». Durissima la posizione di Alessandro Urzì, consigliere regionale di Fratelli d’Italia e giornalista particolarmente attento al tema del terrorismo altoatesino degli anni ’60. «Non c’è niente su cui interrogarsi - condanna senza appello facendo riferimento all’adeguatezza o meno del volume - c’è da indignarsi e da opporre una ferma censura di ordine morale rispetto al valore delle vittime di una delle stagioni più brutali della storia italiana. Questa iniziativa inoltre offende le altre 32 trentine incluse nella pubblicazione che si sono guadagnate i meriti attraverso il proprio impegno, le capacità professionali e il valore del loro pensiero e della loro azione, al contrario di chi ha ritenuto di poter giocare con la vitta delle persone e con lo stato di diritto».
Parole che pesano su chi quella pubblicazione l’ha ideata e realizzata. L’iniziativa
editoriale della Commissione Pari Opportunità di Trento viene definita «inqualificabile», e Urzì auspica che i responsabili a cui spetta la progettualità del libro «rendano conto alla comunità intera della loro decisione».
A difendere il progetto sono invece i professionisti che lavorano con i ragazzi, principali destinatari del lavoro, che rivendicano il diritto e il dovere dei giovani a ricevere un’educazione alla complessità fin dalla scuola superiore di primo grado. «I ragazzi delle scuole medie seguono già dei percorsi di approfondimento sui modelli positivi e negativi che vengono dalla storia e dai testi che vengono loro sottoposti», spiega Paola Pasqualin, dirigente scolastico dell’Istituto comprensivo Trento 6. Percorsi che possono per esempio trattare di temi di attualità quali la mafia e le guerre in atto nei paesi asiatici e africani e quindi, per estensione, anche della stagione della lotta armata.
«I ragazzi di oggi sono curiosi e attenti, interessati alla contemporaneità - racconta Dorotea Riccobono, professoressa di italiano all’Istituto Manzoni di Trento -. E noi in quanto insegnanti siamo tenuti a educare cittadini autonomi e responsabili, in grado di capire le criticità della società in cui vivono e che da adulti faranno propria. Certo è che l’esposizione a questi temi deve sempre essere guidata e mediata da un docente attento».
La dirigente I ragazzi studiano già modelli positivi e negativi che vengono dalla storia