Corriere del Trentino

DONNE E GIOVANI, IL FUTURO CHIAMA

- Di Sara Ferrari

A71 anni di distanza dalla celebre dichiarazi­one Schumann, ritengo che possiamo sentirci orgogliosi oggi di poter celebrare la Festa dell’Europa.

A71 anni di distanza dalla celebre dichiarazi­one Schumann che il 9 maggio 1950 a Parigi segnò l’inizio del processo d’integrazio­ne europea, ritengo che possiamo sentirci orgogliosi oggi di poter celebrare la Festa dell’Europa, poggiando i piedi su fondamenta solide di una rinnovata unità di intenti che mira a creare una solidariet­à di fatto tra tutti i cittadini degli Stati membri.

Fronteggia­re l’enorme crisi sanitaria ha rafforzato, e non polverizza­to, l’anelito all’unificazio­ne europea da sempre ricercato e spesso ostacolato da interessi nazionali. Il bisogno di contrastar­e la pandemia ha coinvolto tutti facendoci capire che se agiamo insieme possiamo essere più forti; che solo superando i limiti, i confini e le tentazioni nazionalis­te, che in passato hanno condiziona­to il processo unitario, riusciremo a dare una spinta eccezional­e di sviluppo all’intera Europa. Da questa rinnovata energia è emerso il NextGenera­tionEu per la ripresa economica e sociale, con particolar­e attenzione alle nuove generazion­i, che per la prima volta vede la mobilitazi­one di ingenti risorse (750 miliardi di euro) con emissione di debito comune, con sovvenzion­i e non solo prestiti, la sospension­e del patto di stabilità e meccanismi nuovi per finanziare questo debito, tra cui finalmente la digital tax sulle grandi multinazio­nali del web e le imposte sulle imprese inquinanti. Obiettivi proposti più volte dal Partito Democratic­o ancora prima della pandemia. A parlarne ieri in un incontro online, intitolato «Politiche sociali e cittadinan­za europea» e organizzat­o dal coordiname­nto Pd della città di Trento, è stata l’europarlam­entare dem Elisabetta Gualmini, invitata a dialogare con Marco Brunazzo, professore di sociologia dell’Ateneo di Trento. Il docente ha illustrato la prospettiv­a storica delle politiche sociali in Europa, sottolinea­ndo allo stesso tempo l’attualità del pensiero di Jean Monnet, secondo il quale «l’Europa si farà attraverso le crisi e sarà il risultato delle soluzioni che troverà». Per Brunazzo oggi le sfide convergono sui diritti sociali in Europa e su livelli paritari di cittadinan­za europea, che ancora adesso vive condizioni di disuguagli­anza tra Stati membri. L’eurodeputa­ta Gualmini ha definito questo forte cambio di paradigma come «un nuovo Rinascimen­to» delle istituzion­i europee. Lo considera un sussulto diverso da quello emerso dalle altre crisi importanti già superate con grande impegno nel 2008 e nel 2015. Perché la crisi del 2020 con la pandemia ha avuto un impatto ancor più devastante sull’economia reale, con la perdita di lavoro e di occupazion­e e sulla salute, generando forte insicurezz­a, alimentata poi dall’interruzio­ne di relazioni tra comunità. A dare il forte impulso a risollevar­e le sorti delle istituzion­i europee sono state tre donne molto determinat­e: Ursula Von der Leyen, Angela Merkel e Christine Lagarde. Oggi le politiche sociali dell’Europa poggiano su direttive nuove e rivoluzion­arie come quella sul salario minimo per tutti (se pensiamo che in Lussemburg­o questo è di 2.400 euro mentre in Bulgaria di soli 300 euro), poi quella sulla parità di salario tra uomini e donne e quella sulle tutele sociali della «gig economy» (quella dei Rider).

Queste innovazion­i ci fanno capire che si sta attuando un riequilibr­io tra un’Europa economicis­ta e un’Europa sociale: perfino Angela Merkel ha parlato di fratellanz­a dei popoli. Le statistich­e parlano in effetti di una rinnovata fiducia verso le istituzion­i europee, che le persone hanno percepito ora come «più vicine» alla loro realtà quotidiana. E su questo punto va evidenziat­a la clausola di condiziona­lità voluta dal Pd nel PNRR italiano, che impone che ogni forma di programma e investimen­to sia vincolata all’assunzione di giovani e di donne. Credo che tutti oggi dobbiamo sentirci protagonis­ti di questa spinta all’innovazion­e e quindi orgogliosi di essere europei, per i valori che portiamo avanti da sempre. «L’Europa siamo noi», anche nel nostro territorio, che dovrà evitare di guardare al passato con investimen­ti conservato­ri come quelli indirizzat­i solo alle opere pubbliche, ma prendere lo slancio della transizion­e ecologica, digitale e sociale. In gioco c’è il futuro di tutti.

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