Funivie e cabinovie Sulla capienza si tratta con Roma
Ghezzi (Anef): si apra a fine mese
Funivie e cabinovie con una capienza massima del 50%. Mentre le seggiovie fruibili al 100%. In più, eliminato il vincolo del 30% della portata oraria complessiva di tutti gli impianti a fune. In pratica si tratta di un ritorno alle stesse regole della stagione estiva 2020. Questa perlomeno è la proposta concordata da tutti gli assessori al turismo delle regioni e delle province autonome nella riunione di ieri pomeriggio della commissione turismo.
Ma allo stato attuale «una data certa di riapertura ancora non c’è — precisa la presidente dell’associazione nazionale degli esercizi funiviari (Anef) Valeria Ghezzi —. Noi chiediamo di riaprire entro la fine di questo mese».
Ieri in commissione il primo punto all’ordine del giorno riguardava proprie la riapertura degli impianti a fune per la stagione estiva, su richiesta dell’assessore della Provincia di Trento Roberto Failoni. Il primo nodo da sciogliere era la misura di contingentamento prevista per gli impianti. «È stato messo in chiaro che va assolutamente cambiato il contingentamento delle persone che possono salire sugli impianti a fune — spiega l’assessore Failoni —. In inverno il 30% della portata oraria complessiva di tutti gli impianti dà un determinato risultato, mentre in estate, con il 60-70% degli impianti in meno aperti, questo vincolo è fortemente limitante». Per questo motivo si è deciso di eliminare questa restrizione.
A ciò si aggiunge «la richiesta di ristabilire la capienza massima del 50% per funivie e cabinovie e del 100% per le seggiovie», riferisce Failoni soddisfatto dell’esito della riunione. «La proposta è stata accolta da tutti i colleghi — dice —. Ora dobbiamo aspettare soltanto la ratifica della Conferenza Stato-Regioni». In sostanza la richiesta che arriverà dalle regioni e dalle province autonome è quella di tornare alle regole previste per la stagione estiva del 2020. Chiaramente restano tutte le altre norme, come l’obbligo di indossare la mascherina chirurgica, il mantenimento della distanza di sicurezza di almeno un metro nelle aree comuni di attesa, la dotazione di igienizzanti in prossimità degli sportelli e degli accessi e l’obbligo di disinfettare e ventilare regolarmente le cabine.
Dopo una stagione invernale mai avviata, alternata da continue false partenze, e false speranze, inizia a delinearsi un ritorno all’attività per gli impiantisti. «C’era la necessità che le regioni facessero una richiesta unitaria per la riapertura perché fino ad adesso hanno riaperto i cinema e le palestre ma non le montagne, che sono gli ambienti all’aria
aperta per eccellenza», commenta Valeria Ghezzi, alla guida dell’associazione nazionale degli impiantisti. «La nostra richiesta è quella di dare la possibilità di riaprire l’attività al più presto, entro la fine di questo mese», aggiunge. Da troppi mesi, infatti, i lavoratori stagionali sono rimasti senza lavoro. «Noi abbiamo un terzo dei collaboratori a tempo indeterminato e tutti gli altri sono stagionali — osserva —. Riaprire gli impianti serve a ridare fiducia ad aziende che sono in letargo da troppo tempo e a garantire le professionalità per l’intero anno». Niente da eccepire sulla proposta formulata dagli assessori regionali e provinciali, «ma i risultati ci sono quando vengono effettivamente raggiunti», conclude.