«La speculazione rischia di frenare la ripresa»
Manzana (Confindustria) lancia l’allarme: «La politica deve prestare attenzione»
Ciò che era avvenuto nei primi mesi di pandemia con le mascherine, sta accadendo «ormai da troppi mesi» con le materie prime. «La speculazione è al lavoro», dice il presidente di Confindustria Trento Fausto Manzana. Il rialzo dei prezzi è «un’onda che rischia di travolgere quelle imprese che hanno retto l’onda pandemica». Per questo «l’effetto inflattivo sulle materie prime rischia seriamente di frenare la ripresa», spiega con un po’ di preoccupazione il numero uno degli industriali trentini.
Si tratta di un problema che supera i confini provinciali e nazionali ed ha ripercussioni sull’intero globo. Tuttavia «la Provincia, e la politica in generale, deve prestare molta attenzione al fenomeno ed essere pronta a dare un supporto alle imprese manifatturiere colpite da questa nuova emergenza, forse quelle che sono state meno colpite dagli effetti della pandemia e che hanno continuato ad alimentare il prodotto interno lordo della nazione», spiega Manzana.
Certamente la pandemia ha contribuito a modificare le «tradizionali» dinamiche di mercato. Un esempio: con l’esplosione della domanda di dispositivi elettronici, oggi la filiera dell’automotive fatica a reperire i semiconduttori (indispensabili per i microchip). E gli effetti non tardano ad arrivare: Röchling Automotive Italia, per esempio, è stata costretta ad attivare la cassa integrazione per una parte del personale nello stabilimento produttivo di Trento (Corriere del Trentino di martedì).
Dall’altra parte, però, si è generata una bolla speculativa, con un rialzo dei prezzi ingiustificato. «Sulle materie prime, dal legno all’acciaio, al rame e così via, si è registrata una media di incremento del 14,4% da ottobre a febbraio», spiega il presidente di Confindustria Trento. «La speculazione è al lavoro — prosegue —. Se guardiamo ad esempio il costo di un container sulla rotta Shangai-Genova, che è incrementato del 63%, si capisce subito che non ci sono ragioni tecnico-economiche per un rialzo di questo tipo, ma solo opportunità».
In questo modo i margini di profitto delle aziende, non essendoci per il momento un relativo rialzo dei prezzi sui prodotti finali, si riducono. «Un tema su cui, presi dalla crisi pandemica, non siamo stati in grado di pensare. Non immaginavamo che questo potesse essere un grande ostacolo alla ripresa». Ciò impone una riflessione sulla catena globale di valore, cioè quel processo organizzativo in cui le fasi della filiera di produzione vengono parcellizzate in diversi Paesi in base alla convenienza economica e al grado di competenza. «Dobbiamo fare delle riflessioni sull’accorciamento di queste catene globali — conclude Manzana —. La pandemia ha messo in luce la necessità di avere una filiera di produzione dominata, breve e in condizioni geopolitiche “ordinarie”, altrimenti rischiamo di essere ostaggio di alcuni Paese, come la Cina, per alcuni prodotti essenziali».