AlpiMagia
Riti, leggende, streghe e misteri Dentro la montagna: la mostra di Torrione al Museo di Bolzano «Opere per esorcizzare la paura»
Uomini orsi e lupi, fantasmi di paglia incendiati, fate, folletti, streghe, angeli, demoni ed esseri fantastici. Culti, miti e rituali sacri e pagani, le cui radici si perdono nella notte dei tempi, in quelle che gli antichi autori classici di epoca romana chiamavano «Alpes horribiles». Dentro la galassia montagna, dove il fuoco della tradizione sulle vette brucia ancora, nel rapporto intrinseco che le popolazioni autoctone hanno col territorio. È un racconto delle Alpi non convenzionale fatto di storie che testimoniano la voglia di resistere all’omologazione del mondo contemporaneo la mostra AlpiMagia: riti, leggende e misteri dei popoli alpini, al Museo Civico di Bolzano fino al 31 agosto. Un viaggio fisico, culturale e antropologico in 78 grandi fotografie di Stefano Torrione, che restituiscono in chiave onirica la sopravvivenza delle ritualità nelle più autentiche genti di quel mondo contadino e alpino che esiste ancora, tra vestizioni e travestimenti diabolici o zoomorfi. Curata da Augusto Golin, è stata promossa dal Cai di Bolzano nell’ambito dei festeggiamenti per i 100 anni dalla costituzione.
«La mostra è frutto di un progetto lungo cinque anni che mi ha portato a percorrere più di 100mila chilometri attraverso l’arco alpino, dalla Liguria al Friuli Venezia Giulia, passando per il Piemonte, la Valle d’Aosta, la Lombardia, il Veneto e il Trentino-Alto Adige, scattando oltre 30 mila immagini», spiega Torrione, una carriera trentennale iniziata a Epoca, autore di reportage in riviste specializzate internazionali e libri.
Luce, buio, neve, fiamme e faville accecanti. In sette sale tematiche che scandiscono 70 appuntamenti fissi del calendario delle stagioni, il fotografo valdostano mette in scena la narrazione della resistenza del mondo nella natura tra gli abitati delle Alpi, occitani, valdostani, ladini, sudtirolesi, friulani, cimbri e mocheni. Dalle scampananti feste popolari propiziatorie per scacciare l’inverno, alle gesta carnevalesche di uomini-sciamani e diavoli, dai roghi di mezza quaresima a quelli del solstizio d’estate, dalle notti di Halloween alle scorribande notturne dell’Avvento, fino ai riti natalizi e di fine anno. Un terzo delle fotografie esposte riguarda misteri popolari dell’Alto Adige e del Trentino. «Non sanno, fra loro, i montanari, di essere frammenti dello stesso sogno», dice lo scrittore Premio Strega Paolo Cognetti, che ha scritto i testi della mostra. Si scopre attraverso un itinerario per immagini, che le tradizioni ancestrali si somigliano fortemente anche a distanza di 600 chilometri: uomini e donne separati da vallate impervie ma uniti dallo stesso spirito identitario, a esorcizzare spettri e paure insite in ogni stagione.
Dalla leggenda delle Anguane a quella dei Krampus, dai fuochi epifanici a quelli del Solstizio d’estate, dai falò del diavolo a quelli in alta quota, dai guaritori mistici ai riti arborei, dai rituali di passaggio ai canti epitalamici, fino alla notte delle Streghe e a quella delle Stelle si susseguono i misteri dei popoli alpini. Il lato oscuro ha un capitolo a parte, quello del mito dell’Homo Selvadego, l’uomo selvatico con retaggi celtici. È un personaggio associato a una figura terribile a cui ricondurre le paure umane, ma pure simbolo dell’armonia uomo-natura a metà tra l’umano, il selvaggio e il divino. Le Alpi si rivelano uno scenario terrificante e magico. «Sono entrato in punta di piedi – sottolinea Torrione - , cercando di farmi accettare dalle comunità. Non è stato così difficile: in montagna mi sento a casa. Ho cercato di fissare con l’obiettivo il lato più intimo».