Fa sparire ventimila euro di donazioni: licenziato
Truffata l’associazione che gestisce il canile, «buco» da 21mila euro. L’uomo è stato licenziato
Un ex dipendente infedele della Lega per la difesa del cane, che gestisce il canile di Trento, ha sottratto le donazioni destinate agli amici a quattro zampe. L’uomo, che amava la bella vita, ha rimpinguato i suoi conti facendo sparire 20mila euro in pochi mesi grazie anche estratti conto falsificati. Si dovrà difendere davanti a un giudice per truffa informatica.
Abiti, serate al pub insieme agli amici, quando ancora si poteva, e viaggi in taxi. Semplicemente amava la bella vita, un tenore ben più alto di quanto avrebbe potuto permettersi con il suo stipendio da dipendente part-time di un’associazione, perlopiù a tempo determinato. Così ha architettato un sistema per rimpinguare il proprio conto corrente sottraendo le donazioni da parte dei privati destinate ai cani gestiti dalla Lega nazionale per la difesa del cane che si occupa e gestisce il canile di Trento. Sicuramente abbastanza scaltro da non toccare mai i fondi pubblici del Comune destinati al canile, per timore di essere scoperto si «accontentava» dei soldi che i cittadini donavano all’ente.
Agli amici a quattro zampe ospiti del canile per fortuna non è mai mancato nulla ma le casse dell’associazione in pochi mesi si sono alleggerite di circa 21mila euro. È questa la cifra contestata dal pm Davide Ognibene che ha chiesto il giudizio per un dipendente dell’associazione, ora ex, accusato di truffa informatica e appropriazione indebita. L’uomo, un trentenne trentino, era stato assunto dalla Lega per la difesa del cane con un contratto a tempo determinato. Tra i suoi compiti c’era quello di occuparsi dei pagamenti per le spese e le forniture, incarico che lui ha svolto volentieri, ma non si sarebbe limitato a effettuare i bonifici richiesti. Per arrotondare lo stipendio ha pensato di trattenere per sé un bonus, sulla carta giustificato come acconto del Tfr. Non solo: per non farsi scoprire avrebbe anche falsificato gli estratti dei conti correnti. In questo modo apparentemente, era tutto a posto. In realtà in pochi mesi aveva girato su diversi conti correnti riconducibili a lui e carte prepagate diverse migliaia di euro. I fatti risalgono al 2019. Secondo quanto ricostruito il trentenne, che evidentemente ha una certa dimestichezza con la tecnologica, avrebbe disabilitato il token, strumento necessario per effettuare i bonifici attraverso il sistema inbank, che possedeva legittimamente in quanto era stato l’ente a consegnarlo per poter effettuare i pagamenti e aveva creato una propria credenziale sul telefonino per accedere e quindi operare liberamente sul conto della Lega per la difesa del cane. Una truffa ben architettata. Solo quando il presidente Luca Lombardini ha chiesto alla banca un estratto conto integrale per effettuare un controllo si è accorto che i conti non tornavano. A quel punto Lombardini, amareggiato per quanto accaduto, si è rivolto all’avvocato Alfonso Pascucci, che difende l’associazione, ed è scattata la denuncia. Il caso è così finito in Procura.
Nel frattempo è partito anche il provvedimento di licenziamento del dipendente infedele. Il trentenne non avrebbe neppure tentato di giustificarsi e ha ammesso di aver sottratto soldi all’associazione. Ora l’uomo, difeso dall’avvocata Romina Targa, deve rispondere dell’accusa di truffa informatica e appropriazione indebita. Nei giorni scorsi si è aperta l’udienza davanti alla gup Adriana De Tommaso che è stata rinviata per permettere alle parti di trovare un accordo sul risarcimento del danno. L’uomo, che nega la truffa, ma ammette di aver preso i soldi, sembra intenzionato a rinfondere i danni, il risarcimento gli aprirebbe la strada ad eventuali benefici.