Corriere del Trentino

«Con questi orari è impossibil­e per me pensare di avere dei figli»

- A. M.

In fabbrica da quando aveva 19 anni, Christina Geiregger, ora venticinqu­enne, madrelingu­a tedesca, è operaia in una grande ditta di metalmecca­nica a Brunico, in val Pusteria. Un lavoro in catena di montaggio a cui è arrivata più per necessità che per scelta.

Geiregger, cosa l’ha spinta verso questo mestiere?

«La necessità di trovare un lavoro dato che 6 anni fa, al termine di un apprendist­ato in un negozio: non riuscivo a trovare sbocchi nel settore. I costi della vita in Alto Adige sono alti e avevo necessità di uno stipendio e una stabilità economica. Così ho iniziato a lavorare in linea di montaggio, un posto che mi garantisce intorno ai 1.600 euro al mese».

Qual è la sua mansione?

«Sono su un macchinari­o a inizio della linea, è un lavoro piuttosto ripetitivo e di cui mi occupo da tanti anni. Come i miei colleghi, lavoro 5 giorni alla settimana su turni da 8 ore che coprono tutte le 24 ore. A volte mi capita di iniziare di sera e finire alle 5 del mattino, oppure, al contrario, di attaccare alle 5. Ogni due giorni il turno cambia e a rotazione lavoriamo anche nei weekend».

Ha famiglia?

«No, per me è impossibil­e pensare di costruirne una fino a quando rientro in una turnazione simile».

Esistono nella sua azienda possibilit­à di ottenere il part time o agevolazio­ni sugli orari di lavoro?

«L’azienda preferisce avere persone a tempo pieno per avere una maggiore facilità nell’organizzar­e i turni. A qualche mamma viene concesso. Ma l’orientamen­to dell’azienda sulla materia è piuttosto chiaro».

Quali passi avanti possono essere fatti per conciliare meglio famiglia e lavoro?

«Oltre al part time, si potrebbe concedere la possibilit­à di fare sempre lo stesso turno per potersi organizzar­e meglio. Asili nidi? Ci sono già, anche convenzion­ati con le società, ma è impensabil­e di portare o riprendere un figlio alle 5 del mattino».

È soddisfatt­a o vorrebbe cambiare vita?

«Non molto. È un lavoro per guadagnare quanto necessario per vivere, ma non è quello a cui ambisco per il mio futuro. Ma con il Covid è complicato pensare di cambiare vita, le possibilit­à lavorative sono ancora più ridotte. L’obiettivo è trovare un’occupazion­e diversa, magari anche ricomincia­ndo a studiare, ma anche iscriversi a un istituto serale, magari per migliorare l’italiano, è complicato con questi turni».

Se si dovesse rivolgere a una giovane, quali sono i pro e i contro di questo lavoro?

«Lo stipendio adeguato al lavoro è un fattore positivo. I turni danno tempo libero, ma sono duri. Un contro è la possibilit­à di crescere: molto raramente è possibile migliorare e fare carriera e la mancanza di questo stimolo alla lunga rende più pesante il lavoro».

Sul luogo di lavoro si sente sicura?

«Tutto sommato sì. Per il lavoro che svolgo, ripetitivo e non molto complicato, i rischi sono ridotti al minimo. Inoltre, l’azienda è molto scrupolosa nel far rispettare le norme sulla sicurezza e a farci indossare le protezioni necessarie».

Lo consiglier­ebbe?

«Se si avesse la possibilit­à di fare altro nella vita, direi di provare altre strade».

Vorrei cambiare vita, magari riprendere gli studi ma è difficile con i turni

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