Corriere del Trentino

RUOLO DEI MEDICI E UNA POLITICA PRO-INFERMIERI

- Di Claudio Buriani

Con ricorrenze obbligate si consuma il rituale della strategia sanitaria provincial­e. C’è sempre la ricorrente enfatizzat­a riorganizz­azione degli ospedali: si passa dal modello «hub and spoke» all’ «ospedale policentri­co».

Con ricorrenze obbligate si consuma il rituale della strategia sanitaria provincial­e. Positivo che il documento di sviluppo strategico 2021-2025 sia costituito da poco più di una decina di pagine, pagando inevitabil­mente il fio di una notevole genericità. Si tratta in buona sostanza di un rimodellam­ento dell’assetto organizzat­ivo aziendale, il ritorno al modello precedente la riforma Zeni. La sostanza, se non la forma, dei vari documenti programmat­ori provincial­i tende a sovrappors­i, come emerge dal confronto tra le varie proposte. C’è sempre la ricorrente enfatizzat­a riorganizz­azione degli ospedali: si passa, almeno sulla carta, dal modello «hub and spoke» all’ «ospedale policentri­co» (che sembra la dizione utilizzata per spiegare l’«ospedale diffuso» di cui si è scritto con dovizia all’inizio dell’anno). Ribadisco quanto già puntualizz­ato in altre occasioni. La cura dei pazienti in ospedale si è sempre realizzata secondo un’inevitabil­e gerarchia delle cure in base alla complessit­à della casistica: alcuni ospedali hanno competenze specialist­iche, altri compiti di base (non per questo meno nobili). Si tratta del principio di realtà, nell’interesse stesso dei pazienti. La dotazione di reparti di terapia intensiva/rianimazio­ne, la tecnologia e l’expertise dei medici sono le discrimina­nti ineludibil­i che differenzi­ano le capacità curative dei nosocomi. Nell’ ottica del potenziame­nto delle valli viene posto l’accento su una maggiore utilizzazi­one dei loro ospedali: in che modo non è chiaro, in quanto la casistica è quella conosciuta. Viene ribadito il programma che vede presenze specialist­iche di nicchia in alcuni ospedali di valle, presenze che originano da situazioni storiche (come pneumologi­a ad Arco, erede degli storici sanatori; odontoiatr­ia per disabili nel reparto di Borgo, istituita dall’assessore Lorenzini alla fine degli anni Ottanta). Più recente e con buoni risultati è il potenziame­nto delle Ortopedie (auspice il dg Flor ) e positivo sarebbe il rilancio della riabilitaz­ione a Villa Rosa. Mi chiedo comunque perché ogni documento programmat­orio, soprattutt­o nel campo ospedalier­o, debba essere sempre una rivoluzion­e copernican­a: non c’è nulla di più definito del sistema delle cure ospedalier­e e i cambiament­i, anche rilevanti, hanno proceduto con lentezza prudente e resistenza alla innovazion­e. Positivo garantire un sistema di governo degli ospedali che consenta a ognuno di essi autonomia di gestione all’interno della programmaz­ione provincial­e affidata al Servizio Ospedalier­o Provincial­e. In termini di coordiname­nto è doverosa una constatazi­one: mentre più sperimenta­to e semplice è il coordiname­nto della rete ospedalier­a, molto più difficile è operare nell’integrazio­ne tra assistenza ospedalier­a e assistenza territoria­le, anzi è proprio questo il nodo da affrontare. L’obiettivo è di dare risposte immediate alle esigenze inevase del territorio: dare un punto di sutura oggi comporta recarsi in ospedale, è inaccettab­ile. L’intervento sul modello della medicina territoria­le tende a strutturar­ne e potenziarn­e l’organizzaz­ione: l’intento è quello di organizzar­e i medici del territorio e dotarli di supporto amministra­tivo (anche da lontano) e infermieri­stico adeguati (vi rientra l’ipotizzato infermiere di famiglia). Resta aperto il concreto nodo delle risorse umane. Senza un adeguato ricambio dei pensioname­nti dei medici, ospedalier­i e di famiglia, il castello cadrà rovinosame­nte. Nodo infermieri: in Italia abbiamo 5,8 infermieri per mille abitanti, un numero basso rispetto a realtà simili alla nostra (media OCSE 8,2): si deve intervenir­e creando adeguati posti nei corsi di tali profession­isti. Oggi la situazione, come sanno bene coloro che operano sul campo, vede ovunque situazioni di carenza e difficoltà di arruolamen­to, con realtà che vivono con forte disagio tale situazione (mi riferisco anche alle RSA, uno snodo fondamenta­le del nostro welfare). Una politica pro infermieri è fondamenta­le. Concludend­o, senza il mantenimen­to delle risorse umane non vi sono margini per la sanità nazionale e trentina.

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