«I medici non si sentono tutelati, l’azienda sanitaria deve intervenire»
Sara Pedri, allarme Anaao. Paoli (Cisl): il mobbing è un problema reale
Sara Pedri ha pagato il prezzo di una professione difficile, delicata, di un momento reso ancora più complesso e faticoso dall’emergenza Covid. Ma la triste storia della dottoressa di 31 anni, di Forlì, scomparsa dal 3 marzo scorso deve fare riflettere anche «su un clima ospedaliero non più sereno» , ragiona il dottor Nicola Paoli, segretario generale della Cisl Medici.
La vita di un medico non è mai facile, lo sa bene chi veste il camice ogni giorno, chi lavora e combatte quotidianamente per salvare un paziente. Ma non c’è solo lo stress e i turni massacranti a pesare sulle vite dei professionisti. «Il mobbing è un problema reale negli ospedali», riflette ancora Paoli. Non vuole entrare nel merito della scomparsa della giovane ginecologa: «C’è un’indagine in corso», afferma. Ma Paoli traccia un quadro preoccupante sulle condizioni lavorative negli ospedali. «Ho parlato con tanti suoi colleghi, lei stava bene a Cles», premette il segretario della Cisl Medici. «Fino all’ultimo giorno nessuno avrebbe potuto immaginare una cosa del genere, soffriva come tanti colleghi l’impossibilità di svolgere il proprio lavoro a causa del Covid, ma nessuno immaginava un gesto simile», continua, ricordando il trasferimento della ginecologa dal reparto di Trento all’ospedale di Cles. Il problema sono «le questioni irrisolte», come le definisce Paoli. «I medici sono sottoposti a un turnover enorme — spiega — dovrebbero fare un massimo di 11 turni al mese, invece alcuni ne fanno 1518, sono sottoposti a stress». «Nel reparto di ortopedia pediatrica sono andati via due medici su tre — continua — è un problema diffuso. I medici non sono più in grado di sopportare lo stress operativo in un ambiente ostile, in ospedali che diventano come caserme». E aggiunge: «A Trento le offese non sono rare e succede soprattutto con i giovani». Se tutto questo poi configura il reato di mobbing non è sempre facile da dimostrare. La famiglia della ginecologa punta il dito contro il clima lavorativo nel reparto di Trento. «Non dormiva e non mangiava più», spiega la sorella Emanuela parlando di abusi di potere e minacce. Un quadro su cui sta cercando di far luce la Procura, ma al momento gli investigatori si stanno concentrando sulla scomparsa di Sara, la pm Licia Scagliarini ha aperto un fascicolo senza indagati e ipotesi di reato. Anche l’associazione medici dirigenti (Anaao) e la Federazione Cmo Fesmed stigmatizzano il clima lavorativo negli ospedali e lanciano l’allarme: «Suscita francamente preoccupazione — si legge in una nota — il fatto che, pur essendo previsti dalla legge specifici sportelli deputati a raccogliere le denunce di tali problematiche lavorative, essi non vengono utilizzati. Con il risultato che molti medici “preferiscono” andarsene (nel reparto di ginecologia di Trento se ne sono andati 11 medici in due anni). Ciò significa che le persone in realtà non sono e non si sentono affatto tutelate». L’Anaao parla di uno scenario «deprecabile» nel quale «ognuno deve assumersi le proprie responsabilità. «A cominciare dall’azienda sanitaria, è tenuta non solo a prevenire ma anche a reprimere fenomeni di sopruso, discriminazioni arbitrarie e condotte prevaricanti».
«Ospedali come caserme, ma a Cles stava bene»