Tre giovani altoatesini nella feroce guerra di Indocina
Il Centro Trevi di Bolzano inaugura oggi un percorso espositivo digitale liberamente fruibile sul sito dedicato (etranger.online). Étrange» vuole essere un «viaggio virtuale nell’inferno della guerra d’Indocina» negli anni a cavallo tra il 1946 e il 1954. Attraverso una carrellata di testi e immagini, racconta la storia vera di tre giovani altoatesini che hanno combattuto con la legione straniera francese nella prima guerra d’Indocina: Rodolfo Altadonna, Beniamino Leoni ed Emil Stocker. La vicenda, ricostruita da Luca Fregona nel libro Soldati di sventura, ora raggiunge il pubblico con una mostra unica nel suo genere. Un percorso arricchito da documenti e foto che svela una pagina di storia poco conosciuta: quella del «Vietnam italiano».
Secondo le ricostruzioni degli storici, si calcola che dai cinquemila ai settemila giovani italiani siano stati andati a combattere in Indocina negli anni immediatamente successivi alla seconda guerra mondiale e che circa un migliaio siano morti in battaglia. Una guerra che per ferocia, vittime e crudeltà è paragonabile al Vietnam «americano» degli anni ‘60. Il sito è un’immersione in quella guerra ma anche nelle vicende umane di ragazzi, finiti a combattere, e spesso a morire, tra paludi e risaie. La maggior parte delle fotografie sono state scattate da Emil Stocker, legionario meranese scomparso lo scorso anno, che faceva parte della tredicesima Mezza Brigata impiegata dai francesi nelle operazioni nel Delta del Tonchino e falcidiata nella battaglia finale di Dien Bien Phu. Un conflitto che ha segnato la fine del colonialismo francese in Indocina e la divisione del Paese sul diciassettesimo parallelo tra il nord comunista di Ho Chi Minh e il sud di pertinenza statunitense.
Le immagini in bianco e nero documentano le diverse fasi della battaglia ma anche la vita nelle risaie, nei villaggi e in città come Hanoi, all’epoca ancora «francese». Stocker era presente al passaggio dei poteri tra l’Armata francese e il Vietminh, l’esercito di liberazione del Vietnam del generale Giap. Étranger mescola alle immagini le biografie, soffermandosi anche sulle ragioni che hanno portato i tre protagonisti a firmare l’ingaggio e a partire: una scelta estrema da inquadrare nel contesto storico in cui per migliaia di giovani la Legione straniera era l’unico approdo possibile. Molti erano migranti economici, entrati clandestinamente in Francia in cerca di lavoro che, scoperti, venivano messi di fronte all’aut-aut: l’ingaggio nei Kepì blanc oppure la galera e poi il rimpatrio.
Da 5000 a 7000 gli italiani su quel fronte, mille morti in battaglia