SQUADRA VINCENTE SE UNITA
Il rapporto tra città e valli, nella nostra regione, a memoria di uomo è sempre stato problematico, così come lo è tradizionalmente quello tra i centri e le periferie. Spesso, però, la dialettica è viziata dallo sguardo concentrato sul proprio ombelico che focalizza i vantaggi o i limiti della realtà di riferimento, impedendo di vedere quelli esistenti oltre gli angusti confini localistici.
Un cinese mi raccontava tempo fa che nelle metropoli c’era maggior ricchezza ma anche maggior povertà estrema come testimoniava la crescita di senzatetto, mentre nelle aree rurali il reddito medio era di gran lunga inferiore, eppure nessuno pativa la fame grazie a un orticello da coltivare e alla solidarietà tra gli abitanti. Tornando all’ombra delle Dolomiti, è tuttora diffusa l’idea che la dimensione urbana sia spinta dalla modernità e che i territori montani siano frenati dall’attaccamento alla tradizione. Non è del tutto vero: il credito cooperativo è nato nelle valli, sotto le vette sudtirolesi furono inventati gli impianti di risalita che oggi sono utilizzati anche in pianura come sistemi di mobilità alternativa e si racconta che il primo supermercato trentino sia stato inaugurato in Val di Fiemme. In angoli sperduti sono fiorite industrie di avanguardia che hanno esportato in tutto il mondo. Se ciò è stato possibile in passato, ora lo è ancora di più visto che i frutti del progresso (da internet alle stampanti 3D) hanno accorciato molte distanze.
Certo, gli ostacoli aumentano assieme all’altitudine e alla lontananza dalle grandi direttrici di traffico, però l’essere a «un passo dal cielo» a volte può offrire elementi compensativi delle difficoltà. È sul terreno politico, purtroppo, che la contrapposizione tra i due mondi trova continuo alimento: generalmente, nelle Terre Alte è più forte il voto moderato e conservatore, mentre i ceti urbani tendono a premiare le forze progressiste. Il che, naturalmente, si riflette nelle scelte amministrative, poiché chi controlla il potere tende a favorire il proprio elettorato. I vari timonieri hanno saputo finora mantenere un sano equilibrio, garantendo uno sviluppo omogeneo, anche se ultimamente in Trentino sale non immotivatamente il timore di una penalizzazione delle due città principali. Perfino l’incredibile trionfo della Nazionale azzurra agli Europei, tuttavia, ha dimostrato che la vittoria si ottiene con il gioco di squadra, facendo sì che nessuno si senta più «campione» degli altri. Per quanto ci riguarda, come ha ricordato il sindaco Franco Ianeselli, la conferma viene dalla storia: la Sosat, sezione operaia della Sat, «ha segnato la storia dell’alpinismo e della cultura di montagna ma, guarda caso, è nata a Trento». Cosa significa? «Che la montagna — risponde il primo cittadino — per fiorire davvero ha bisogno di una passione proveniente dai centri urbani. Allora come oggi». Anzi, oggi forse più di ieri: l’alleanza tra i due universi, infatti, può impedire che, da un lato, si nutrano interessi di piccola bottega capaci di salvaguardare l’immagine sfocata delle cartoline, non di creare nuovi paesaggi, e, dall’altro, di inseguire uno sviluppo che non sa tener fede ai valori delle nostre comunità autonome.