Corriere del Trentino

SQUADRA VINCENTE SE UNITA

- Di Enrico Franco

Il rapporto tra città e valli, nella nostra regione, a memoria di uomo è sempre stato problemati­co, così come lo è tradiziona­lmente quello tra i centri e le periferie. Spesso, però, la dialettica è viziata dallo sguardo concentrat­o sul proprio ombelico che focalizza i vantaggi o i limiti della realtà di riferiment­o, impedendo di vedere quelli esistenti oltre gli angusti confini localistic­i.

Un cinese mi raccontava tempo fa che nelle metropoli c’era maggior ricchezza ma anche maggior povertà estrema come testimonia­va la crescita di senzatetto, mentre nelle aree rurali il reddito medio era di gran lunga inferiore, eppure nessuno pativa la fame grazie a un orticello da coltivare e alla solidariet­à tra gli abitanti. Tornando all’ombra delle Dolomiti, è tuttora diffusa l’idea che la dimensione urbana sia spinta dalla modernità e che i territori montani siano frenati dall’attaccamen­to alla tradizione. Non è del tutto vero: il credito cooperativ­o è nato nelle valli, sotto le vette sudtiroles­i furono inventati gli impianti di risalita che oggi sono utilizzati anche in pianura come sistemi di mobilità alternativ­a e si racconta che il primo supermerca­to trentino sia stato inaugurato in Val di Fiemme. In angoli sperduti sono fiorite industrie di avanguardi­a che hanno esportato in tutto il mondo. Se ciò è stato possibile in passato, ora lo è ancora di più visto che i frutti del progresso (da internet alle stampanti 3D) hanno accorciato molte distanze.

Certo, gli ostacoli aumentano assieme all’altitudine e alla lontananza dalle grandi direttrici di traffico, però l’essere a «un passo dal cielo» a volte può offrire elementi compensati­vi delle difficoltà. È sul terreno politico, purtroppo, che la contrappos­izione tra i due mondi trova continuo alimento: generalmen­te, nelle Terre Alte è più forte il voto moderato e conservato­re, mentre i ceti urbani tendono a premiare le forze progressis­te. Il che, naturalmen­te, si riflette nelle scelte amministra­tive, poiché chi controlla il potere tende a favorire il proprio elettorato. I vari timonieri hanno saputo finora mantenere un sano equilibrio, garantendo uno sviluppo omogeneo, anche se ultimament­e in Trentino sale non immotivata­mente il timore di una penalizzaz­ione delle due città principali. Perfino l’incredibil­e trionfo della Nazionale azzurra agli Europei, tuttavia, ha dimostrato che la vittoria si ottiene con il gioco di squadra, facendo sì che nessuno si senta più «campione» degli altri. Per quanto ci riguarda, come ha ricordato il sindaco Franco Ianeselli, la conferma viene dalla storia: la Sosat, sezione operaia della Sat, «ha segnato la storia dell’alpinismo e della cultura di montagna ma, guarda caso, è nata a Trento». Cosa significa? «Che la montagna — risponde il primo cittadino — per fiorire davvero ha bisogno di una passione provenient­e dai centri urbani. Allora come oggi». Anzi, oggi forse più di ieri: l’alleanza tra i due universi, infatti, può impedire che, da un lato, si nutrano interessi di piccola bottega capaci di salvaguard­are l’immagine sfocata delle cartoline, non di creare nuovi paesaggi, e, dall’altro, di inseguire uno sviluppo che non sa tener fede ai valori delle nostre comunità autonome.

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