Caso Pedri, Tateo rompe il silenzio «Menzogne su di me»
Lettera degli avvocati: campagna diffamatoria
Si è sempre tenuto in disparte nella triste vicenda sul- la scomparsa di Sara Pedri, la- sciando il telefono squillare. Ma ora l’ex primario di gine- cologia, Saverio Tateo, rompe il silenzio e lo fa attraverso una lettera dei suoi avvocati nella quale parlano di «campagna diffamatoria» e di «menzogne». «A suo carico nessuna contestazione».
Ha sempre mantenuto una posizione neutra, non ha mai voluto dire niente, scegliendo il silenzio e lasciando il telefono squillare. Nessuna risposta neppure ai numerosi messaggi inviati. Il dottor Saverio Tateo è sempre voluto rimanere in disparte in attesa delle verifiche da parte della Procura e della commissione dell’azienda sanitaria, che ha riscontrato «fatti oggettivi e una situazione critica nel reparto che dirigeva». Ma ora l’ex primario dell’unità operativa di ostetricia e ginecologia dell’ospedale Santa Chiara di Trento, trasferito a Pergine, ha deciso di rompere il silenzio. E lo fa attraverso una lettera inviata alla stampa dai suoi avvocati Vincenzo Ferrante e Salvatore Scuto del foro di Milano. I legali nella nota parlano di una «campagna mediatica di inusitata forza diffamatoria che, sulla base di illazioni, menzogne e strumentalizzazioni, ha inteso ed intende mettere in relazione la dolorosa vicenda della scomparsa della dottoressa Sara Pedri con il ruolo e la funzione rivestita dal dottor Tateo».
Gli avvocati ricordano che al momento non è stata mossa alcuna contestazione a carico del professionista e insistono sul «circuito mediatico che sembra proprio teso a ricercare una sponda giudiziaria al fine di replicare, ancora una volta, quel circolo vizioso destinato a consumare l’indebita sostituzione del giudizio mediatico a quello dei Tribunali, sulla base di una rappresentazione falsa, unilaterale e spesso demonizzante della persona coinvolta».
La triste storia della giovane ginecologa di Forlì, scomparsa il 4 marzo scorso dopo aver inviato una lettera di dimissioni all’azienda sanitaria, ha scatenato un terremoto nella sanità trentina. Ci sono tre inchieste parallele, una della Procura, una ministeriale e quella interna all’azienda, per cercare di far luce sul terribile dramma e sul presunto clima difficile e vessatorio all’interno del reparto guidato dal dottor Tateo e dalla sua vice Liliana Mereu denunciato da alcune ginecologhe. Per questo, proprio per non «interferire» — precisano i legali — nell’attività della magistratura Tateo è rimasto in disparte e si messo in ferie, fornendo però «ogni elemento in suo possesso» e prestando «la massima collaborazione nei confronti della Direzione dell’ospedale, al fine di fare chiarezza su quanto fosse eventualmente accaduto sul luogo di lavoro durante i pochi mesi in cui la dottoressa Pedri ha operato, in prova, presso il reparto da lui diretto». Ma tutti gli elementi raccolti, ricordano ancora i legali, «convergono verso la radicale esclusione di qualsiasi nesso di causalità» tra la scomparsa della ginecologa e il lavoro di Tateo.
«A fronte di ciò — continuano i legali — abbiamo riscontrato, e riscontriamo a tutt’oggi, che continuano ad apparire dichiarazioni ed interviste sugli organi di stampa, intese indebitamente ad anticipare conclusioni ancora tutte da verificare, posto che nulla è stato mai contestato al dottor. Tateo, né dall’autorità inquirente, né dal proprio datore di lavoro». Nella lettera gli avvocati non fanno alcun cenno alle 110 testimonianze raccolte dalla commissione interna e neppure alle sei ginecologhe, rappresentate dai legali Andrea de Bertolini e Andrea Manca, che hanno parlato di «vessazioni mortificanti» e «umiliazioni» (sulle quali sarà la magistratura a fare chiarezza) e passano all’attacco: «Si alimenta così un gravissimo fenomeno di naming and shaming cui è vittima il nostro assistito e contro il quale valuteremo ogni azione giudiziaria necessaria per la tutela della sua reputazione. Allo stesso modo tuteleremo l’opera svolta dal dottor Tateo in dieci anni di direzione del reparto nell’arco di una carriera trentennale, che lo ha visto operare in Italia e all’estero, sempre esclusivamente all’insegna della tutela della salute delle pazienti, assicurando quegli elevati standard di prestazione del servizio sanitario pubblico, che hanno fatto dell’unità operativa ostetricia e ginecologia dell’ospedale di Trento un reparto di assoluta eccellenza in Italia».
Intanto sempre sul fronte sanitario arriva un’altra grana per la Provincia. Giuseppe Pallanch, della Cisl Fp, sprona Piazza Dante per aprire un tavolo di confronto sull’inquadramento degli autisti delle ambulanze. «Le responsabilità e i rischi sono aumentati in questi anni, ma purtroppo azienda sanitaria e Provincia puntualmente non riconosce il giusto valore delle retribuzioni».