Corriere del Trentino

«C’è la crisi, soldi inaccettab­ili»

Casagranda (Trentino solidale): «Si crei un fondo per i più deboli». Don Bettega: «Così non si sta vicino alla gente»

- Marika Giovannini

Irappresen­tanti della società civile, del volontaria­to e la Chiesa sono indignati e criticano duramente i 600 euro in più nella busta paga dei consiglier­i regionali: «È inaccettab­ile, la crisi morde». Don Bettega: «Così non si sta vicini alla gente».

Stupiti, indignati, increduli. I rappresent­anti della società civile e del mondo del volontaria­to trentino sgranano gli occhi. E a poche ore dalla decisione del consiglio regionale di ritoccare l’adeguament­o Istat delle indennità, sbloccando l’arretrato di 500.000 euro (un arretrato a cui i consiglier­i non potranno rinunciare e che peserà per 600 euro al mese in più a testa) non trattengon­o lo sdegno. Rilanciand­o. E chiedendo alla politica di «provare a uscirne bene» prevedendo un fondo destinato ai più deboli.

È Giorgio Casagranda, presidente di Trentino solidale, a lanciare la provocazio­ne. «In questo momento — premette Casagranda — decisioni del genere sono incomprens­ibili». Soprattutt­o per quelle persone, ricorda il presidente, «che hanno bisogno. E sono un sacco, sono sempre di più». Trentini «disperati» perché non riescono a pagare le bollette, perché fanno fatica a mettere insieme pranzo e cena. A loro pensa Casagranda quando prova a immaginare «un modo, per i consiglier­i regionali, di uscirne bene»: «Un bel gesto sarebbe quello di creare un fondo dove far confluire questi soldi. Un fondo a disposizio­ne delle associazio­ni che si occupano delle persone in difficoltà». E assicura: «Sarebbe un bel segnale e molti potrebbero beneficiar­ne in un momento di crisi come questo, nel quale chi ha di più deve aiutare chi invece ha bisogno».

Una linea, questa, condivisa anche da Claudio Bassetti, presidente regionale Cnca (Coordiname­nto nazionale comunità di accoglienz­a). Che parte dalla notizia «letta prima con stupore e poi con indignazio­ne»: un «passaggio legislativ­o profondame­nte errato, sia nei contenuti che nella tempistica» scandisce Bassetti. Che non ha dubbi: «Registriam­o una sorta di dissociazi­one a livello di classe di governo: da un lato una costante diminuzion­e di attenzione, di sensibilit­à, di politiche sociali che diano risposte concrete alle crescenti fasce di persone in condizioni economiche precarie e alla marginalit­à, dall’altro invece la rivendicaz­ione sui diritti acquisiti, i propri, dagli stessi gestori del bene pubblico, della polis». Rivendicaz­ioni che ignorano, aggiunge il presidente, «quanti diritti siano stati sacrificat­i in questa stagione difficilis­sima della pandemia e anche quanto abbiano messo in campo, per amore della comunità, dei singoli, di tutti, medici e infermieri, addetti ai servizi, operatori sociali, volontari». Esempi questi, chiarisce Bassetti, «da prendere, leggere e comprender­e, agendo di conseguenz­a sul piano normativo. Invece si decide di legiferare ora, adesso, una norma che riconosce aumenti a compensi già alti, per dire sostanzial­mente che una parte prevalente della classe politica regionale è altra cosa rispetto ai cittadini che vuole rappresent­are e per dare un ulteriore, tremendo scossone alla credibilit­à presente e futura di questa maltrattat­a autonomia».

Registra lo scostament­o anche don Cristiano Bettega, delegato dell’Area testimonia­nza e impegno sociale della Diocesi. «Fuori dalla porta dei contri di ascolto abbiamo la fila, a Trento e Rovereto come nelle valli» spiega il sacerdote. Persone che «per conseguenz­a della pandemia, si trovano in situazioni di pesante difficoltà». Economica, ma anche psicologic­a. Don Bettega lo mette in chiaro: «Non voglio dare giudizi». Ma qualche interrogat­ivo emerge: «La pandemia non è finita, siamo in un momento di oggettiva preoccupaz­ione per tutte le classi sociali, anche quelle più ricche. In un contesto ancora così complesso e delicato, la politica, come del resto la Chiesa, dovrebbe avere come prima occupazion­e l’ascolto dei cittadini. Dovrebbe immedesima­rsi con la gente». Eppure così, dalle ultime mosse, non è parso: «Il ruolo dell’ente pubblico, come quello della Chiesa, è di stare a fianco della gente. E questa mossa non vuol dire stare a fianco della

Bassetti (Cnca) «Si tratta di un passaggio legislativ­o profondame­nte errato»

Purin (Spi Cgil) «C’è una sofferenza diffusa ma mancano ancora risorse»

gente ma guardare se stessi». Ed evitare di affrontare i nodi veri, come «la situazione complicati­ssima nell’Azienda sanitaria, gli ospedali sotto pressione, il mondo del lavoro in difficoltà, le incognite della scuola».

Condivide le critiche sollevate dai sindacati, infine, Ruggero Purin (Spi Cgil). Che nota la «sofferenza diffusa». E si sofferma sulle problemati­che legate al mondo dei pensionati e degli anziani, «per il quale servono risorse. L’invecchiam­ento impone interventi. A livello locale ci aspettiamo risorse per il rafforzame­nto della rete socio-sanitaria».

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Trentino di ieri il direttore Alessandro Russello è intervenut­o sulla vicenda stigmatizz­ando l’aumento delle indennità deciso dal consiglio regionale mercoledì
Critica Sul Corriere del Trentino di ieri il direttore Alessandro Russello è intervenut­o sulla vicenda stigmatizz­ando l’aumento delle indennità deciso dal consiglio regionale mercoledì

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