Nel 2020 1.500 morti in più Da 16 mesi lutti nella media Segnana: merito del vaccino
Il picco a dicembre del primo anno, con 861 lutti
TRENTO Millecinquecento morti in più. Millecinquecento, solo in Trentino, sono le persone che, stando ai dati Istat, hanno perso la vita in più nel 2020 rispetto a quanto avveniva negli anni precedenti, ossia dal 2015 al 2019. Millecinquecento morti in più che vanno attribuiti al Covid e che non si registrano nel 2021, anno pure segnato dalla pandemia. Ma anche, e questo incide, dai vaccini.
Dall’inizio della pandemia l’Istat segue con attenzione l’evoluzione della mortalità nel Paese. Al di là degli infiniti dibattiti sulle reali cause dei decessi parlano i numeri. Dal 2015 al 2019 in Trentino si sono registrati, in media 5.100 decessi all’anno. Con un picco massimo a gennaio (532), mese rigido, e un minimo a fine estate, 382 a settembre. Nel 2020 il Covid sconvolge tutte le regole: i morti nella sola Provincia di Trento schizzano a 6.626, ben 1.500 in più in un solo anno. Che la colpa sia del Covid lo si capisce dall’analisi mensile: dai 458 decessi di febbraio, pure mese invernale in media caratterizzato da un numero elevato di morti, si balza ai 753 e 779 di marzo e aprile rispettivamente. Mesi segnati da un lockdown pesante che aveva praticamente azzerato i contagi. L’estate registra numeri all’insegna della normalità ma da ottobre la situazione torna a peggiorare e si arriva di nuovo a numeri doppi rispetto a quelli della media: in novembre in Trentino perdono la vita 741 cittadini e in dicembre si tocca il record negativo, con 861 lutti.
E il 2021? Il Covid è stato largamente dominante, influenzando negativamente tutta la stagione invernale, messa in archivio senza nemmeno iniziare; le attività ludiche e ricreative, la ristorazione, le attività sportive erano limitate. Ma quantomeno c’erano. E infatti in gennaio 2021 i decessi sono ancora tantissimi, 721. Ma poi, da febbraio, iniziano a calare. E a rientrare nei range della normalità. Difficile non vedere un nesso con la campagna vaccinale, che parte proprio a fine dicembre 2020 e a febbraio inizia a produrre i primi frutti, soprattutto sulle categorie più fragili. Ecco dunque che in febbraio i decessi calano a 487, risalgono leggermente a marzo (ma si fermano a 530) e restano poi stabilmente tra i 300 e i 450, con un piccolo rialzo a dicembre, mese sempre invernale, ma limitato a 532 lutti. Il totale è di 5.502 decessi, leggermente maggiore alla media degli anni precedenti: un dato tuttavia su cui pesano le oltre 700 perdite di gennaio.
I primi mesi del 2022 confermano il trend: nel rigido gennaio i decessi registrati dall’Istat sono 494, a febbraio 466, in marzo 448. Da oltre un anno dunque la situazione nel campo dei lutti, quello che maggiormente spaventa, è praticamente normale. Nonostante ancora oggi, con l’estate alle porte, restino alcune importanti restrizioni. Dalle mascherine ai lavoratori fino a quelle ai bambini e ragazzi a scuola per citare le più contrastate anche alla luce del rapporto costi (in termini umani) e benefici.
L’assessora provinciale alla salute Stefania Segnana riconosce il merito della campagna vaccinale: «Ha protetto i cittadini: in questo scenario cruciale è stata la maratona vaccinale che abbiamo ideato noi in Trentino. Ha posto un argine netto al virus in un momento delicato».
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