Serena Battisti, corpi come forme liquide
L’artista trentina finalista alla Biennale Artbox Expo a Venezia
Tutto è movimento, metamorfosi e allo stesso tempo sospensione, un fluttuare continuo in mancanza di gravità. Le forme si sfrangiano, i colori debordano, si confondono, a volte assumono le sfumature fluide dell’acqua, altre si fanno più accesi, vividi. I punti di riferimento del reale tendono a perdersi sullo sfondo, mettendo così in piena luce i temi e i valori che l’artista roveretana Serena Battisti modula e rimodula nella sua pittura.
Un istinto a esprimersi attraverso l’arte che l’accompagna fin da bambina, «ma è stato grazie all’incontro con il maestro Albert Dedja nel 2006, che ho finalmente individuato quella che sento come la mia personale modalità espressiva» racconta.
Una riconoscibilità che con l’opera «Riemergere», facente parte del ciclo «Proiezioni», le ha permesso di essere selezionata tra i dieci finalisti della Biennale Artbox Expo / Project Venezia 2022, la mostra che fino al 31 luglio sarà visitabile a Tana Art Space, in Fondamenta de la Tana.
Su una tela di grandi dimensioni (un metro per tre), Battisti ha dato vita a un’affascinante danza subacquea di donne e uomini, elegantemente vestiti. L’atmosfera evoca quella di una sala da ballo di fine Ottocento, ma l’ambiente liquido coglie di sorpresa e destabilizza. Un’invisibile onda sospinge i corpi verso il centro, conferendo ai loro movimenti sospesi un che di aggraziato e danzante.
«Volevo narrare il riemergere dai tanti dispiaceri del mondo, attraverso il fluttuare e il risalire con leggerezza verso la superficie. Un’aspirazione verso la bellezza, cristallizzando per un istante spazio e tempo» osserva l’artista.
Diverse le sue mostre, tra cui la personale del 2020 «Donne» a Rovereto, e la partecipazione a «Human rights 2021» alla Fondazione Campana dei Caduti, sempre a Rovereto, esperienza che ripeterà nell’edizione 2022, per la quale sono state selezionate due sue opere. Dal 2016, inoltre, Battisti fa parte della compagnia teatrale «La quarta Parete».
Al centro della sua estetica trovano posto sia temi sociali che riguardano il presente sia altri connaturati all’umano, ogni volta che preclusioni interiori e discriminazioni sembrano alzare pareti di incomunicabilità. Ne scaturiscono figure di donne e uomini, i cui sguardi divergono, rendendo difficile un dialogo, seppure muto. In alcune opere, questa distanza sembra essere colmata da abbracci carichi di una forza primigenia, di una sensualità che si esprime attraverso corpi sinuosi, strettamente intrecciati.
«Con i miei lavori indago temi sociali e di attualità: guerra, discriminazioni, emigrazione, violenza; ma cerco anche la bellezza del mondo. Prediligo il figurativo, utilizzo acrilico e olio su tela, alternando pennellate libere e tratti decisi dai colori accesi, alla delicatezza delle sfumature» aggiunge.
Questo suo mondo interiore si manifesta in progetti come «Sottovuoto», in cui la visione di Battisti del contemporaneo appare «quasi soffocata da una coltre di plastica, oltre la quale si intravvede l’individuo, fiaccato e perso. Disorientata, la coscienza umana perde forza e si sente mancare il respiro. La terra, che ospita l’umanità corrotta dal concetto di “usa e getta”, soffre, si dimena, lotta» prosegue. Tra le realizzazioni più recenti, c’è il manifesto per l’evento «Luce sulle donne Afghane» (Acli, Roma) in cui su uno sfondo nero una donna con abito multicolore si sta togliendo il burqa, mentre con una performance provocatoria dal titolo «Dessert», lo scorso anno Battisti si è «rivestita» dei suoi quadri per sottolineare che dopo il lockdown, «accanto alla riapertura dei ristoranti, sarebbe stato fondamentale pensare anche al nutrimento dell’anima attraverso l’arte». Suo ultimo lavoro un progetto dal titolo «Cinema». «Si concentra sulle molteplici disuguaglianze che caratterizzano la società attuale» conclude.
Indago temi sociali e di attualità, dalla guerra all’emigrazione alla violenza