Corriere del Trentino

In fuga, l’odissea della bambina migrante

- Luca Marsilli © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

TRENTO Una bambina che nasce nel sud povero della Jugoslavia e con la sua famiglia emigra nel nord dello stesso Paese per ragioni economiche. Una vita da ricomincia­re, a sei anni, e un primo addio a luoghi e amici, tradizioni e parenti. E la fatica di trovare un proprio posto, sia fisico che mentale, in un contesto non necessaria­mente facile né favorevole. Poi lo scoppio della guerra, che travolge anche le poche certezze appena ricostruit­e. La stessa bambina, solo un po’ più cresciuta, si mette in moto di nuovo. Questa volta per scappare: oltre i confini dello Stato in cui è nata e che sta esplodendo, in una nuova terra dove ricomincia­re daccapo. Costruire da zero i rapporti, scoprire nuovi sapori. Cominciand­o a sentire, sempre più forte, il retrogusto della nostalgia.

Il libro appena pubblicato da Verica Janeva è in parte autobiogra­fico, in parte, dice lei stessa, ispirato da persone e storie con le quali la sua vita si è intrecciat­a. Ma al suo viaggio, nello spazio e nel tempo, si affianca una riflession­e in qualche modo universale. Sulle fughe dai mille «sud» del mondo di chi lascia tutto per cercare condizioni di vita migliori per se stesso e per i propri figli. Su quelle ancora più feroci di chi deve abbandonar­e ogni cosa per non restare stritolato dalle guerre. Ora anche vicinissim­o a noi: nella ex Jugoslavia ieri come oggi in Ucraina. Il suo narrare se stessa assieme a emozioni e sentimenti Janeva lo sviluppa in 47 racconti brevi. Che nello stile come nella ambientazi­one seguono la crescita della bambina, protagonis­ta e filo conduttore delle storie. Un linguaggio semplice e diretto che si fa via via più articolato e ricco, come più complesso si fa il sentire e il comprender­e con l’avanzare dell’età e della consapevol­ezza. Fino a produrre un lavoro quasi corale, nel quale Alessandro Pacher, autore della prefazione, sente «il mormorio di tante voci». Un libro di estrema attualità, ma che purtroppo lo sarebbe stato in qualsiasi momento visto che abbandono e fuga, sradicamen­to e guerra, sono una costante della storia dell’umanità. Verica Janeva è trentina di adozione. Si è laureata in canto al Conservato­rio di Riva del Garda e in Sociologia a Trento, prima di conseguire il dottorato di ricerca in pedagogia e didattica all’Università del litorale di Capodistri­a. Tra le sue storie ci sono anche esperienze di volontaria­to. Le vendite del libro, «Le radici del tiglio», sosterrann­o il volontaria­to: due euro per ogni copia venduta saranno devoluti all’ Associazio­ne il Villaggio del Fanciullo di Trento.

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