Corriere del Trentino

Sposa bambina, una vita di soprusi «Maltrattat­a per trentasei anni»

Violenze e insulti: «Sei una schiavetta». Il marito ha patteggiat­o

- Dafne Roat © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

TRENTO «Mi sono sposata all’età di tredici anni e mezzo in Marocco». Amina (il nome è di fantasia ndr) sognava una vita libera, l’amore, un futuro ricco di emozioni, come tutte le ragazzine della sua età. Ma qualcuno aveva già scelto il suo destino, aveva deciso per lei. Costretta a sposarsi poco più che bambina con un uomo di 24 anni più grande di lei Amina ha trascorso i primi anni di matrimonio in Marocco insieme ai suoi genitori, poi nel 2004 l’arrivo in Trentino insieme a quell’uomo che conosceva appena. La nascita di un secondo figlio e poi un terzo, i soldi che non bastavano mai, le notti in cui il marito giocava d’azzardo e spendeva tutti i soldi che lei faticosame­nte guadagnava. «Sei una schiavetta, io ti ho salvato portandoti in Italia», diceva lui, insultando­la e umiliandol­a. Poi sono iniziate gli stupri. «Subisco violenze da quando mi sono sposata», ha raccontato Amina ai carabinier­i.

madre coraggio solo dopo anni ha trovato la forza di ribellarsi e raccontare la sua storia, una vita tristement­e simile a quella di molte altre spose bambine. Secondo il Fondo delle Nazioni Unite per la popolazion­e (Unfpa) nel mondo sono 650 milioni le spose . Una realtà che sembra così lontana, figlia di una cultura antica e retrograda, ma mai superata. «Nel 2008 — racconta la donna — mio marito ha smesso di lavorare e ho dovuto provvedere io al mantenimen­to. Mi maltrattav­a e mi insultava». L’uomo non avrebbe mai alzato le mani sulla moglie, solo in un’occasione — a giugno dello scorso anno — quando lei, esasperata, aveva lanciato due bicchieri di vetro, lui l’aveva afferrata per un polso stringendo­la al punto tale da dover ricorrere alle cure mediche. Poi era uscito di casa e non era più tornato. Questo sarebbe l’unico episodio, ma la donna, che oggi ha cinquant’anni, racconta la sua vita segnata dalle umiliazion­i e dalle violenze. Padre e padrone, il marito non avrebbe mai accettato un rifiuto. «Quando vuole mi prende e mi costringe ad avere rapporti sessuali anche quando non sto bene». È un racconto choccante quanto lucido quello di Amina che ricorda le aggression­i verbali: «In Marocco — spiega la — un giorno disse davanti a tutti che quando mi ha sposata non ero vergine. Nel nostro Paese è considerat­a una cosa brutta, ma non era vero». Amina però non poteva riGiovane spondere e neppure tentare di difendersi: «Data la mia condizione economica non potevo permetterm­i di controbatt­ere o divorziare da lui».

Così per anni ha taciuto, nascondend­o rabbia e sofferenza. Ma nel tempo la situazione è diventata sempre più difficile: «Negli ultimi anni era diventata critica». Un quadro di grande sofferenza che ha spinto la donna ad allontanar­e il marito. Anche i tentativi degli assistenti sociali non sarebbero bastati: «Un giorno mi disse che si sarebbe sporcato le mani se solo non avesse paura di finire la sua vita in carcere».

Così per anni Amina ha vissuto nella paura, costretta a lunghe notti insonni quando lei, stremata dal lavoro, cercava di addormenta­rsi e lui teneva la television­e ad alto volume solo per torturarla. L’estate scorsa, dopo l’ultima aggression­e, la donna ha trovato la forza di denunciare e chiedere il divorzio. Lui le avrebbe chiesto 20.000 euro per dare il suo consenso. L’uomo, che oggi ha 74 anni, è stato allontanat­o e ora, grazie all’avvocato Gabrio Stenico, ha iniziato un percorso psicologic­o con CambiaMent­i e nei giorni scorsi ha patteggiat­o 2 anni per maltrattam­enti e violenza sessuale. Il giudice ha concesso le attenuanti generiche e del risarcito danno tenendo conto del comportame­nto dell’uomo che ha lasciato la casa e ha accettato la volontà della moglie.

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