«Se vuoi la qualità in politica devi pagarla bene»
Ex presidente della giunta provinciale, successivamente alla guida della Regione, Carlo Andreotti è stato anche segretario del Patt. La sentenza della Corte costituzionale che dichiara legittima la legge che gli ha sforbiciato il vitalizio non lo scompone più di tanto: «Mi dicano quanto devo restituire e restituisco. La decisione di resistere e di ricorrere non l’ho mica presa per una questione economica».
E per cosa allora?
«Per principio. Perché non si devono fare le leggi soltanto perché si monta una polemica contro la politica come se tutti i politici fossero dei poco di buono».
La legge fu fatta per risparmiare, quando tutti dovevano risparmiare per risanare i conti pubblici.
«Quella del 2012 era infatti una buona legge. Così si risparmiavano 50 milioni di euro. Si dimezzavano i vitalizi, liquidandoli subito. Poi scoppiò il finimondo quando furono pubblicate le somme percepite. Ma quella legge fu approvata con consenso di tutti, vorrei ricordarlo».
Ad alcuni ex consiglieri arrivò oltre un milione .
«Il problema fu l’indicizzazione. E alcuni consiglieri erano molto giovani, avevano fatto due o tre legislature, poi a 40 anni si sono visti riconoscere un’aspettativa di vita molto alta e di conseguenza un saldo molto alto. A dire il vero una montagna di soldi, ma quello spettava per legge. Cosa potevano fare?».
Alcuni hanno restituito quei soldi.
«Dopo il 2014, quando fecero la nuova legge che introduceva il ricalcolo e la restituzione delle eccedenze. Ma non andava bene incidere retroattivamente, non è giusto per principio».
E per questo i ricorsi, che anche lei ha sottoscritto. Ne è valsa la pena?
«Contro questa legge una parte degli ex consiglieri ha fatto ricorso al giudice, che ha sollevato una questione di legittimità costituzionale. Quindi un dubbio c’era, ed era giusto andare fino in fondo. Ma i ricorsi furono fatti anche per difendere l’istituzione, perché il Tribunale di Bolzano aveva sul banco degli imputati l’allora presidente del Consiglio regionale Rosa Thaler, accusata di interessi privati in atti d’ufficio. In quel caso il giudice affermò che la ratio della legge era per risparmiare e che era corretta la tabella dell’aspettativa di vita».
Ora che cosa succede?
«Si tornerà in tribunale, dovrà essere un giudice a definire quanto e come. Ma mi interessa ben poco: mi dicano quanto devo restituire e lo restituisco».
Quei soldi li ha messi da parte?
«Sono lì. Sono 180 mila euro. Non ho mai fatto questa battaglia per i soldi, lo ribadisco. Era il principio. E poi per un’altra cosa…».
Prego.
«Perché non va bene pensare che la politica non debba essere un costo. Altrimenti chi mai la vorrà fare? I ricchi, quelli che se lo possono permettere, e i dipendenti pubblici che mantengono il loro posto di lavoro. Un avvocato, un imprenditore, ben si guardano dal farsi eleggere, non converrebbe. E in ogni caso non va bene aizzare il popolo contro la politica, non è stato giusto farlo neanche allora nei nostri confronti».
Sta dicendo che quelli erano soldi dovuti e non privilegi?
«Sto dicendo che se vuoi un buon paio di scarpe o un orologio che funzioni devi spendere. Altrimenti perdi la suola o si fermano le lancette. E così è per la politica, se la vuoi di qualità deve pagarla bene. Poi è giusto non esagerare, ma nemmeno fare tutta sta polemica».
I politici di oggi non hanno i vitalizi e i loro emolumenti sono calati rispetto ai tempi in cui era lei in politica.
«Infatti, basta vedere qual è il livello. Ora i politici sono così bravi che per fare il presidente del Consiglio dei ministri devono cercare al di fuori della politica».