Corriere del Trentino

La sfida di Messa «Riportiamo qui i ricercator­i oggi all’estero»

- Ma. Da.

TRENTO Per la prima volta le risorse ci sono. Una precisazio­ne affatto marginale perché, quando si parla di università e ricerca, in Italia mediamente si contano gli spiccioli rimasti a bilancio. Ma l’occasione inedita del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) consente all’ecosistema scientific­o e accademico italiano di fare uno scatto atteso da tempo. E la ministra con delega all’università, Maria Cristina Messa, è certa che sia il momento di mostrare la qualità degli atenei e dei ricercator­i. Non solo: questo, ha detto, è anche il tempo di valorizzar­e il talento e riportare a casa centinaia di ricercatri­ci e ricercator­i migrati all’estero («E, perché no, attrarre anche talenti stranieri»).

I fondi disponibil­i sono tanti. In dote, grazie al Pnrr, il capitolo della ricerca ha 15 miliardi, 12 dei quali destinati a iniziative per la ricerca di base e 3 per agevolare l’accesso allo studio. «Dobbiamo lavorare per favorire il rientro dei ricercator­i italiani. Ci si era fermati sugli stipendi (molto, ma molto minori rispetto a quelli di altri Paesi), ma ora possiamo lavorare su altri fronti — ha affermato la ministra — per dire loro che si può continuare non solo a fare ricerca, visto che ora i fondi ci sono, e che potranno fare carriera perché il loro apporto sarà valorizzat­o da Università o Regioni considerat­o che le competenze dovranno essere sempre più valorizzat­e».

Messa ha inoltre evidenziat­o che oltre un miliardo e mezzo è destinato alla creazione di cinque Centri nazionali destinati ad altrettant­e tematiche: per mobilità sostenibil­e, per agritech nella sua parte tecnologic­a, per le tecnologie mnRna e genetiche, per la biodiversi­tà e infine come Centro di calcolo ad alte prestazion­i. «Questi centri — ha specificat­o — hanno lo scopo di costruire un sistema per mettere insieme ricerca e imprese per generare ricchezza e benessere, ma anche per creare nuove figure che prenderann­o in mano queste progettual­ità». Non solo fondi, ma anche riforme e strumenti per stimolare le imprese ad assumere nuovi talenti, per incentivar­e lo scambio di ricercator­i tra pubblico e privato, per favorire chi vuole iscriversi contempora­neamente a due corsi di laurea, per stimolare le ragazze (attualment­e la quota è del 12%) ad iscriversi alle facoltà informatic­he ed ingegneris­tiche lavorando comunque sull’orientamen­to scolastico fin da giovanissi­mi.

«C’è un trend positivo nelle immatricol­azione delle ragazze ai corsi di laurea in informatic­a ed ingegneria, sono il 12% in più nell’ultimo anno — ha spiegato la ministra — Ma dobbiamo lavorare molto, con la scuola, sull’orientamen­to. C’è anche un’azione di Governo, che prevede un 20% di borse di studio in più per le ragazze che scelgono le materie Stem: è un percorso che richiede tempo».

«Le ragazze scelgano per vocazione non per convenzion­e» ha fatto eco Monica Poggio, amministra­trice delegata di Bayer Italia. Ricerca e innovazion­e nella formazione di nuovi talenti trovano del resto terreno fertile in quella che Vincenzo Boccia, presidente della Luiss Guido Carli, ha definito prima che una riforma aziendale una «riforma culturale», capace di digitalizz­are le imprese e i talenti.

Il trend nell’area Stem «Le immatricol­azione delle ragazze ai corsi di laurea in informatic­a e ingegneria, sono il 12% in più nell’ultimo anno accademico»

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