«L’Europa deve dotarsi di un’autonomia strategica»
Il commissario Ue: «È necessario un salto di qualità, passando anche per una difesa comune»
TRENTO La pandemia, le tensioni internazionali, la crisi energetica e delle materie prime e da ultimo la guerra in Ucraina. In due anni modelli economici che sembravano indiscutibili sono saltati e viviamo una fase di disordine e difficoltà all’uscita dalla quale il mondo sarà diverso. Secondo Paolo Gentiloni, commissario europeo per gli affari economici e monetari, sbagliano i catastrofisti che prevedono crolli economici ma sbaglia anche chi si illude che si possa uscire da questa fase uguali a come si era quando è iniziata. Il mondo in qualche modo sta mostrando i denti.
E l’Europa non può più essere solo spettatore di una politica internazionale in cui Usa da una parte e Russia e Cina dall’altra giocano le loro partite. «Abbiamo — ha detto — la seconda moneta del mondo e siamo la prima economia commerciale del pianeta, ma essere solo una potenza economica non basta più. L’Europa deve poter difendere i propri interessi e quindi fare il salto in avanti, dotandosi di una propria autonomia strategica e una propria politica estera. Passando necessariamente per una difesa comune>. Significa andare verso un’ Unione sempre più solida e strutturata anche politicamente. Indispensabile pensando alle crisi di oggi, ma ancora di più in prospettiva guardando a sud, oltre il Mediterraneo, dove un continente che si avvia al miliardo di residenti porterà elementi e tensioni nuove nei prossimi decenni. Temi che l’Europa dovrà affrontare da sola, visto che ormai è chiaro che gli Usa non garantiranno più il ruolo di gendarme del mondo che hanno avuto in passato. Quindi per Gentiloni l’Europa dovrà essere il terzo polo sul quale si ricostruirà il nuovo equilibrio mondiale. E ha gli strumenti economici, culturali e di valori, per farlo. Europa peraltro che sta cambiando al proprio interno con rapidità mai vista prima. Nell’affrontare la pandemia ha mostrato un proprio ruolo centrale, percepito anche dalle popolazioni, e per ripartire da quella crisi ha superato tabu come quello del debito comune e del patto di stabilità. Oggi si pone come obiettivi l’indipendenza energetica, una difesa europea e una politica industriale che renda le nostre produzioni sicure e competitive a livello globale, recuperando autonomia ma senza cedere a suggestioni autarchiche. Il Pnrr segna una occasione straordinaria ma anche un cambiamento di paradigmi: l’Europa ha accettato la logica di sostenere in misura diversa i suoi stati membri a seconda delle loro effettive difficoltà.
Puntare alla crescita collettiva, non solo mediare gli interessi dei singoli Paesi. E’ un modello, sostenuto dal debito comune straordinariamente vantaggioso proprio per i Paesi più indebitati e quindi più in difficoltà sul mercato finanziario, che se darà buona prova potrà essere riproposto anche per affrontare altre partite strategiche.