L’ARCOBALENO, NON SOLO SIMBOLO DI PACE: LE LEGGENDE SUI COLORI
L’arcobaleno, magia, fenomeno naturale? Che importa. È una poesia di John Keats che ha allettato il mio spirito un po’ cartesiano: «Non tutti gli incantesimi volano/al mero tocco della fredda filosofia?/C’era un terribile arcobaleno un tempo nei cieli/ Conosciamo il suo ordito, la sua trama; è riposto/Nel catalogo ottuso delle cose comuni/ La filosofia toglierà le ali di un Angelo/Conquisterà tutti i misteri con leggi e linee/ Svuoterà la spettrale aria, e la miniera degli gnomi/Disferà un arcobaleno (“Unweave a rainbow”)». Annamaria Ortese scrive che le «Piccole persone» hanno in tasca un pezzo d’arcobaleno e lo usano per consolare un albero, un fiume, un fiore. A me, come sempre l’arcobaleno suscita una curiosità.
Quale è la storia dell’arcobaleno? Arcum meum ponam in nubibus et erit signum foederis inter me et terram, così la Genesi. Descritto fra i fenomeni naturali, anche se meravigliosi, l’arcobaleno è citato anche nella seconda età della Cronaca del Mondo, la Weltchronik di Hartmann Schedel del 1493. Nella mitologia greca, l’arcobaleno era considerato un fenomeno atmosferico affascinante e legato alle divinità. Nella mitologia cinese, l’arcobaleno era una fessura nel cielo bloccata dalla dea Nüwa utilizzando pietre di cinque diversi colori.
Quando l’arcobaleno stentava ad apparire, un tempo si disegnavano per terra grandi arcobaleni per convincere l’arcobaleno celeste a manifestarsi. Comunque, dai colori dell’arcobaleno, specialmente in primavera, si usava trarre auspici sul raccolto dell’anno. Se predomina il violetto ci sarà un buon raccolto di uva e vino, con l’arancione ci sarà molto granturco, con il giallo ci sarà grano in abbondanza, con il verde avremo tanto foraggio. Il rosso ci segnerà un ottimo raccolto di olive. Se predomina l’azzurro nelle sue variazioni di blu ed indaco avremo tante castagne o tante noci. Diffusissima è l’idea che l’arcobaleno beva l’acqua dei fiumi, dei laghi, delle fontane e che la porti in cielo, dove le nuvole, come enormi spugne, si impregnano d’acqua e corrono a scaricarla dentro i temporali. A Firenze si dice che l’arcobaleno beve in Arno, in Corsica che si tratta del demonio che beve in mare, sulle Alpi è un assetato che secca le fontane, in Albania e in Grecia l’arcobaleno è un serpente multicolore.
In Ecuador si narra che gli dèi, al principio, per evitare che l’umanità percorresse i sentieri dell’esistenza immersa nelle tenebre, inviarono alla Terra migliaia di passeri cantori, perché rubassero l’acqua dei fiumi, la risata delle cascate ed il potere e la forza dell’oceano. Poi dissero loro di salire fino al punto più alto dell’infinito cosmo e lasciar cadere le goccioline che avevano raccolto. L’arcobaleno è simbolo di un patto, presso tutte le culture, dall’Oriente all’Occidente. Speriamo che questi richiami, questi arcobaleni ripetuti quasi dovunque, servano veramente a qualcosa e che gli Dei della Guerra si lascino convincere dai simboli della pace.