Corriere del Trentino

Referendum sulla giustizia, il Polo dei riformisti invita a votare cinque «sì»

Appello corale di Italia Viva, Azione e +Europa

- Do. Ba.

TRENTO «Per prima cosa invitiamo tutti a recarsi alle urne per votare al referendum del prossimo 12 giugno».

L’appello è della senatrice Donatella Conzatti (Italia Viva), che ieri ha presentato la posizione del «Polo Riformista» con l’ex governator­e Ugo Rossi (Azione): «Noi votiamo sì perché sollecitar­e una riforma della giustizia in senso garantista». Per la senatrice «il ricorso al referendum», quando in Parlamento è aperta la discussion­e su questo tema, «non significa buttare la palla in tribuna»: «Significa mandare un messaggio, spingere per una giustizia giusta, senza correnti, con tempi certi, terza e indipenden­te. Spingere per una riforma che faccia dialogare la domanda di giustizia con l’offerta di giustizia, ricomponen­do la frattura che spesso ha diviso il Paese». Italia Viva, Azione – ma anche +Euuna ropa che ieri era presente con Alexander Schuster – propongono 5 Sì: «Sono temi tecnici – riconosce la senatrice – ma riguardano la vita di tutti. Nostro dovere è informare, affinché il 12 giugno molti possano votare, e votare con consapevol­ezza. Raggiunger­e il quorum richiesto non sarà semplice ma votare è un diritto-dovere straordina­rio. Votare Sì è un segnale di stima alla stragrande maggioranz­a di magistrati che lavorano in modo impeccabil­e».

Rossi sottolinea anzitutto l’aspetto politico dell’incontro di ieri: «Con Italia Viva, ma anche con +Europa, stiamo portando avanti proposte unitarie, un asse riformista di cui ha bisogno il Paese ma che farebbe bene anche al Trentino». E sui referendum: «Non è contro qualcuno, ma è un segnale per sottolinea­re problemati­ca e per chiedere di intervenir­e per correggerl­a. La giustizia – osserva l’ex governator­e – ci riguarda tutti, come cittadini ma anche come imprese, come sistema. Se l’Italia è meno competitiv­a, se è meno attrattiva, è anche perché no riesce a garantire la certezza del diritto».

I 5 referendum del prossimo 12 giugno riguardera­nno l’ abolizione della legge Se ve l’ abrogazion­e rino, la riduzione dell’ambito dei reati per i quali è consentita l’applicazio­ne delle misure cautelari, la separazion­e delle carriere tra giudici e Pm, l’elezione dei membri togati del Consiglio superiore della magistratu­ra e la valutazion­e dei magistrati. Andrea Robol (Italia Viva), Fabio Pipinato (Italia Viva), Andrea Cavazzani (Azione), Giovanna Gambarota (Azione) e Alexander Shuster (+ Europa) hanno illustrato i contenuti di ogni quesito e le ragioni del Sì: «Sulla richiesta di abolire la norma che prevede l’incandidab­ilità e la cessazione dall’incarico di persone condannate la scelta degli eletti spetta ai cittadini – spiegano – e non alla magistratu­ra. È una questione di giustizia e legalità, ma soprattutt­o di democrazia: riaffermia­mo così la piena separazion­e dei poteri». Sì anche al quesito che propone della custodia cautelare per il pericolo di reiterazio­ne del reato, motivato dall’esigenza di evitare «che siano messe in carcere persone che, al termine dei processi, risultano essere innocenti».

Sì alla separazion­e delle funzioni nella magistratu­ra «per compiere un primo passo verso un’effettiva terzietà del giudice, e assicurare così una giustizia più giusta». Sì alla valutazion­e dei magistrati anche da parte degli avvocati «per restituire efficienza e credibilit­à all’ordinament­o giudiziari­o», e sì all’abolizione dell’obbligo di raccolta firme per la presentazi­one delle candidatur­e al Consiglio superiore della magistratu­ra «perché la magistratu­ra non può e non deve essere sotto il controllo delle correnti».

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