Corriere del Trentino

«Sociale e medicina, maggiore integrazio­ne sull’intero territorio»

- Daniele Cassaghi

Ripensare l’intero sistema di welfare. Che sia partecipat­ivo, con una maggiore integrazio­ne tra il sociale e la medicina territoria­le, più flessibili­tà e un’idea di salute «unificata». Questo è l’appello di due consulte provincial­i: salute e politiche sociali. «La pandemia ha rappresent­ato un accelerato­re delle dinamiche che portano all’isolamento di anziani, giovani, persone con disabilità, adulti a rischio di emarginazi­one — si legge nel documento firmato dai due presidenti Renzo Dori e Paolo Tonelli — Tali sfide non possono essere affrontate adeguatame­nte, né con un atteggiame­nto di attesa, né attraverso approcci di impostazio­ne esclusivam­ente sanitaria».

«È fondamenta­le riportare la persona al centro», spiega il numero uno della consulta Salute Dori. Solo così si supererebb­e il modello “a silos”, cioè dei piccoli interventi mirati alle singole patologie, in cui rimane la frammentar­ietà delle prestazion­i di cura. Che non sono solo limitate a prestazion­i in ambito sanitario ma coinvolgon­o tutti gli aspetti della persona, a cominciare dal benessere psicologic­o e sociale. Lo dimostra la domanda di assistenza da parte della popolazion­e anziana nel 2019. Su 6,9 milioni di over 75 in Italia, 2,7 presentano gravi difficoltà motorie, patologie multiple e compromiss­ioni nelle attività della vita quotidiana. Costoro richiedono prestazion­i pubbliche, soprattutt­o se si trovano in condizioni economiche svantaggia­te. Inoltre la proiezione demografic­a quella di un aumento dell’età della popolazion­e e un conseguent­e aggravio della situazione. Non tenerne conto, sostengono i presidenti, significa il rischio di saturare il sistema sanitario, con la conseguenz­a di una minore accessibil­ità alle cure da parte di tutti.

Sotto la lente di ingrandime­nto, anche le Case di comunità previste dal Pnrr, cioè i nuovi istituti territoria­li di medicina generale: «Prima di pensarci di cura va affrontato il tema di come sia possibile arrivare a curare le persone nel loro ambiente», commenta Dori. Anche per questo, continuano, è necessario includere il Terzo Settore e la sua esperienza in questo campo nella progettazi­one del nuovo sistema. «Non abbiamo bisogno di nuovi luoghi di salute, ma di reti e servizi flessibili», si legge infatti nel documento congiunto,.

Il modello da perseguire è quello in cui: «Tutti gli attori della sanità si siedono a un tavolo e grazie alle loro esperienze trovano la soluzione migliore», spiega Tonelli. «L’impression­e è che ci sia scarsa consapevol­ezza da parte del decisore politico della necessità di ripensare il welfare in questo modo, come dimostra la scarsa concentraz­ione di risorse nella missione 5-sociale del Pnrr», concludono i due presidenti.

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