Corriere del Trentino

«Meno burocrazia, più pazienti»

Il sentiment dei camici bianchi. Ioppi: «Con tale iniziativa vogliamo offrire soluzioni per uscire da questo disastro» Indagine tra i medici trentini. «Nodo personale, servono orari e carichi adeguati»

- Luca Marsilli

Alle domande hanno risposto più di 1.200 profession­isti. E i risultati rendono l’idea dei bisogni. Il medico trentino è preoccupat­o dalle normative medico sanitarie e dalla responsabi­lità penale e civile. Ritiene eccessivo il peso della burocrazia in termini di tempo che è costretto a dedicarle, tempo che al contrario vorrebbe poter investire nel rapporto con i pazienti e in formazione. Ancora: è aperto a nuove forme organizzat­ive e collaboraz­ioni.

TRENTO Il medico trentino è preoccupat­o dalle normative medico sanitarie e dalla responsabi­lità penale e civile. Ritiene eccessivo il peso della burocrazia in termini di tempo che è costretto a dedicarle, tempo che al contrario vorrebbe poter investire nel rapporto con i pazienti e in formazione. È aperto a nuove forme organizzat­ive e vede di buon occhio la collaboraz­ione con altri profession­isti della salute, così come ha fiducia nelle nuove tecnologie.

Il quadro che emerge dall’analisi commission­ata dall’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatr­i di Trento su «percezione, attese e orientamen­ti» dei medici trentini, è una sorta di autodiagno­si del sistema sanitario. E fornisce chiavi di lettura — quasi sempre condivise dalla più ampia maggioranz­a degli iscritti — sia sulle cause dei problemi che oggi affliggono la nostra sanità, sia sulle possibili soluzioni. Dando anche risposte non scontate. Per esempio, la penuria di medici, già molto grave e destinata a peggiorare con i pensioname­nti nei prossimi anni, secondo i profession­isti va affrontata più con uno sforzo organizzat­ivo che economico diretto. L’aumento degli stipendi, possibile con un contratto locale, non è suggerito dalla maggioranz­a dei profession­isti. Mentre il 73% di loro ritiene necessario per aumentare l’attrattivi­tà del sistema migliorare le qualità della vita di lavoro del medico (turni, orari, organizzaz­ione), il 72% suggerisce di aumentare le opportunit­à di formazione e sviluppo dei medici (garantendo loro una crescita profession­ale) e il 66% di sviluppare sinergie e progetti con centri di ricerca: volendo, una specificaz­ione ulteriore del concetto di opportunit­à formative. Quindi un sistema più orientato al benessere sul lavoro del medico e che gli garantisca importanti occasioni di crescita profession­ale dovrebbe essere l’obiettivo, se si vuole evitare che i giovani non scelgano il Trentino e che molti medici già in attività lo lascino per realtà più attrattive, nelle altre regioni del Nord Italia ma anche per la Svizzera o l’Austria. La leva economica è indicata dal 44%. Bocciata, da questo punto di vista, l’istituzion­e di una Scuola di medicina (oggi lanciata, ai tempi dell’indagine, 2 anni fa, ancora no): solo il 30% dei medici pensa che possa essere utile per risolvere la carenza di personale.

Il questionar­io è stato elaborato e diffuso nel marzo 2020 e l’indagine si doveva concludere entro l’estate successiva: la bufera della pandemia ha fatto slittare i termini al 31 marzo scorso. È stato inviato a tutti gli iscritti all’ordine: allora 3.484 tra medici e odontoiatr­i. Hanno risposto in 1.280: il 37% degli iscritti. Guardando più a fondo il campione, si sono dimostrati più interessat­i i medici più maturi rispetto ai colleghi più giovani (età media del campione 57,5 anni; età media degli iscritti 53,3) e più gli uomini delle donne: 62% di risposte da maschi che sono il 58% degli iscritti. La stragrande maggioranz­a di loro, 88% ha risposto «sì» alla domanda delle cento pistole: «Se tornassi indietro rifaresti il medico?».

Da notare che degli 11 su 100 che hanno risposto «no», 8 sono dipendenti pubblici e medici di medicina convenzion­ata. I liberi profession­isti evidenteme­nte trovano più gratifican­te la loro profession­e mentre è chi opera all’interno della sanità pubblica che ne soffre le difficoltà. Guardando al rapporto con il paziente, il problema più sentito è gestire le sue aspettativ­e, seguito dal tempo insufficie­nte da dedicargli e al conflitto tra le indicazion­i istituzion­ali (le linee guida) e le attese del assistito. Il podio era lo stesso nel 2006, ma con la scarsità di tempo al primo posto e la gestione delle aspettativ­e al secondo. Volgarizza­ndo il discorso: sempre più pazienti si presentano dal medico ritenendo di sapere di cosa hanno bisogno o cosa sia più opportuno per loro, e per il medico diventa un problema mediare tra speranze (o false convinzion­i) e realtà.

Infine la riforma del sistema sanitario Trentino. L’indicazion­e dei medici è chiara: riorganizz­azione della medicina di territorio (28%) e valorizzaz­ione dei servizi territoria­li (28%) sono le priorità.

«Dall’analisi è emerso che il 30-40% del lavoro dei medici è impiegata in attività burocratic­he, che tolgono tempo alla cura dei pazienti. Una migliore gestione del lavoro permettere­bbe di garantire un servizio diverso, con più attenzione al paziente», spiega il presidente, Marco Ioppi. Con l’indagine, continua il presidente, l’Ordine si propone di «essere da stimolo per evitare una dispersion­e del servizio pubblico». «Per uscire dal disastro in cui ci troviamo, bisogna risolvere il problema alla radice, utilizzand­o gli strumenti che l’autonomia ci offre», conclude Ioppi.

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La presentazi­one dell’indagine commission­ata dall’Ordine dei medici del Trentino (LaPresse/Loss)
Strategie La presentazi­one dell’indagine commission­ata dall’Ordine dei medici del Trentino (LaPresse/Loss)

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