«Contrattazione collettiva e si continui a investire»
Manzana: «Paghe basse? Nell’industria sopra la media»
Promuovere la contrattazione collettiva, anziché introdurre il salario minimo universale, e tagliare il cuneo fiscale, per garantire, da un lato, dignità al lavoro e contenere, dall’altro, l’impatto dell’inflazione. «Gli aumenti retributivi non sono la soluzione», osserva Fausto Manzana.
Promuovere la contrattazione collettiva, anziché introdurre l’obbligo di un salario minimo universale, e tagliare il cuneo fiscale, per garantire, da un lato, dignità al lavoro e contenere, dall’altro, l’impatto dell’inflazione. «Gli aumenti retributivi non sono la soluzione», osserva il presidente di Confindustria Trento Fausto Manzana all’indomani della pubblicazione dei dati Inps sulla retribuzione media annua dei lavoratori trentini del settore privato (non agricolo), che certificano valori più bassi rispetto all’Alto Adige (-2.278 euro), all’area del nord-est (-1.859 euro) e perfino rispetto alla media nazionale (-576 euro). Di fronte a questa fotografia i sindacati Cgil, Cisl e Uil hanno rilanciato la proposta di legge «Olivi» sulla contrattazione, che però la giunta provinciale si è sempre rifiutata di affrontare. «Abbiamo contribuito anche a noi a scrivere quel disegno di legge. Sarebbe uno dei passi da fare per affrontare il tema dei salari bassi», spiega la guida degli industriali trentini, appoggiando così la posizione delle organizzazioni sindacali.
Presidente, come spiega questo divario salariale così marcato?
«Bisogna dire innanzitutto che si tratta di una media che ingloba tutti i settori e tutte le tipologie contrattuali. E il tutto permette comunque al Trentino di generare un Pil pro capite che è circa il 135% del Pil italiano, non è poco. Detto questo, la prima cosa che mi viene da osservare è che una delle motivazioni principali è la ridotta struttura dimensionale delle aziende: nella nostra provincia solo l’1% delle imprese arriva a 50 dipendenti. Abbiamo una frammentarietà maggiore anche rispetto all’Alto Adige, che invece sia nell’industria che nei servizi presenta imprese con una dimensione più strutturata. C’è da dire inoltre che negli ultimi vent’anni il loro Pil è cresciuto del 27%, mentre il nostro solo del 10%, questo perché le nostre imprese fanno più fatica ad aumentare la produttività. In compenso, però, vorrei osservare che nei contratti applicati nel mondo dell’industria trentina le retribuzioni sono più alte del 10% rispetto alla media dell’industria nazionale. E questo può riconoscerlo anche il sindacato».
Ora, però, il sindacato chiede di aumentare le retribuzioni nel rinnovo dei contratti collettivi per contenere l’erosione del potere d’acquisto delle famiglie, conseguente alla crescita a ritmi sostenuti dell’inflazione. Crede che sia la strada giusta?
«Va detto che la stragrande maggioranza dei 7 milioni di collaboratori che attualmente lavorano con un contratto scaduto sono dipendenti della pubblica amministrazione. Ma non è comunque questa la soluzione, e non lo dico io, ma lo dice il presidente di Bankitalia Visco. Bisognerebbe intervenire per ridurre il cuneo fiscale, in modo particolare sui redditi bassi».
Intanto a Bruxelles è stato raggiunto l’accordo sul salario minimo: la direttiva dovrà essere votata dalla plenaria del Parlamento Ue e dal Consiglio, dopodiché i Paesi avranno due anni per recepirla e garantire così un quadro procedurale che promuova salari «adeguati ed equi». Pensa che questa misura possa risolvere la questione salariale?
«Non riesco a comprendere perché non si possa aderire ai contratti sottoscritti dalle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative, in questo modo toglieremmo alibi alla concorrenza sleale ed eviteremmo salari troppo bassi, che definirei quasi forme di schiavitù. Sono situazioni che meritano di essere affrontate, ma non credo che i 9 euro lordi minimi di cui si parla affrontino davvero il tema».
Non condivide dunque la proposta di un salario minimo universale?
«La questione non si può banalizzare con un trattamento economico minimo, ma bisogna procedere per gradi, favorendo sicuramente la contrattazione tra le associazioni di categoria. Così facendo metteremmo fuori gioco anche i contratti pirata, che tra l’altro lasciano spazio all’integrazione in nero dello stipendio. Sono consapevole però che il ruolo dei corpi intermedi abbia perso un po’ appeal, alla luce anche di un tentativo di voler disintermediare ed arrivare direttamente al cittadino. Ma qui la questione è che noi abbiamo la necessità di fare bene i conti e allo stesso tempo portare avanti tutte le istanze, con particolare riferimento ai lavoratori che hanno un trattamento salariale così contenuto».
I sindacati trentini tra l’altro sono tornati a chiedere alla giunta provinciale di portare in aula il disegno di legge del consigliere provinciale del Partito Democratico Alessandro Olivi che mira ad introdurre regole per la certificazione della rappresentanza sindacale tese ad evitare proprio i contratti pirata ed individua la contrattazione collettiva come requisito per le aziende per accedere ai vari benefit provinciali. Crede anche lei che sia arrivato il momento di affrontare questa proposta?
«È uno dei passi da fare. Anzi, questo è uno dei passi che dovrebbe essere fatto a livello Paese: non è possibile avere 900 contratti collettivi diversi. Abbiamo la necessità di fare ordine per intervenire sulle povertà che ci sono».
Inflazione Gli aumenti retributivi non sono la soluzione, piuttosto bisogna tagliare il cuneo fiscale, che impatta molto sulle imprese
Salario
Il trattamento economico minimo non risolve il problema Dobbiamo ridare importanza al ruolo dei corpi intermedi
Al netto del dibattito sui salari, la crescita dell’inflazione avrà comunque un impatto sull’economia locale?
«Certamente, ma a mio modo di vedere quello che dobbiamo scongiurare è l’interruzione degli investimenti. Dobbiamo proseguire ad investire per alzare la produttività, potenziare l’export ed affrontare il cosiddetto friend-shoring (rilocalizzare le imprese in Paesi amici, ndr)».
Teme una frenata dei consumi nei prossimi mesi?
«Abbiamo già registrato una prima contrazione».