ESTATE, CANTIERI E CODE
L’estate in città — tranne nei due anni contraddistinti dalla pandemia — ha sempre regalato occasioni di incontro e divertimento. Quest’anno si torna al tempo pieno con molti parchi occupati da manifestazioni, quartieri che si mobilitano coniugando storia, passione, tradizioni (vedi il rione di San Martino con il «Fiume che non c’è»), il centro storico che riabbraccia le feste del santo patrono. Insomma, la vita si è ripresa la quotidiana. Finalmente.
L’estate notoriamente, e non solo a Trento, significa anche cantieri. Gioie (poche), dolori (tanti). Ma la città abbisogna di essere rammendata e in alcuni casi pure stravolta. La vecchiaia avanza per tutti, figurarsi per una signora attempata che qualche acciacco se lo porta appresso ormai con poca grazia. Del resto, un restyling non si nega a nessuno.
Quindi, ecco uno stuolo di operai (fortunate le aziende che sono riuscite a ingaggiarli, visto che adesso una parte di manodopera specializzata bisognerà reclutarla chiedendo aiuto alla Puglia) che sotto il sole cocente scavano a destra e a manca. Iniziano il lunedì e vanno avanti fino al venerdì. Tregua nel weekend e poi si riparte: stessa musica, stesso cantiere, stessi rumori, stesse imprecazioni. E più si scava, si rattoppa, si asfalta, più gli automobilisti perdono il controllo. Perché oggi si fa maggiore fatica a sopportare, a essere comprensivi.
Un tempo si diceva: «Guarda che bravi quelli del Comune che fanno i lavori in estate».
Adesso, basta osservare attraverso i finestrini delle auto ferme in coda in un giorno qualsiasi di giugno post Covid per intuire i commenti indirizzati a Palazzo Thun. È capitato l’altro giorno. La fretta è sempre sinonimo di poca lucidità. Lo si sa, eppure...Vuoi fare presto ad attraversare la città da nord a sud? Prendi la tangenziale: elementare Watson. Traffico sostenuto, poi rallentato, infine a singhiozzo. Addio appuntamento. «Colpa dei tedeschi che vanno in ferie sul Garda». Sarà. Meglio lasciare la tangenziale e portarsi verso la città. Coda per immettersi in via Maccani. Auto che cercano di farsi largo, clacson che suonano. Senza accorgetene vieni mandato in quel posto lontano dagli uomini e da Dio. E qui i tedeschi sono innocenti. Pochi metri e in lontananza l’apparizione: sua maestà il cantiere. Bello, ordinato, che occupa una parte di carreggiata. No, c’è pure il semaforo: chissà perché il verde dura pochissimo e il rosso un’eternità. Sei sempre in fila, non ti muovi.
Cerchi complicità, fai il brillante dentro la tua auto con l’aria condizionata. Passa una vecchia Punto, pare abbia vissuto parecchie vite leggendo i segni sulla fiancata. Si ferma. Finestrino abbassato: Comune di...(bip), sindaco di...(bip) e l’immancabile: ecco dove vanno a finire i nostri soldi...(bip). Il resto è pura poesia, strettamente dialettale. Superato il semaforo, si guadagna un po’ di libertà. Il tratto di strada che dovevi percorrere in 15 minuti, lo porti a compimento in un’ora.
Lo ripetiamo, i cantieri estivi sono il male minore per avere una città al passo con i tempi. Ciò che appare invece ormai acclarato è una tangenziale che non è più in grado di sopportare il traffico. Basta un rallentamento, un tamponamento, per creare ingorghi che sommati ai cantieri esterni diventano pesanti disagi. Un’arteria, la tangenziale, che con gli anni si è di fatto trasformata in una strada urbana, piena di insidie, quindi pericolosa. In determinate ore è più comodo spostarsi da nord a sud, e viceversa, passando dalla città. In tempi di grandi e affascinanti progetti, anche questo tema meriterebbe un confronto. Per alcuni potrà essere insignificante ed esagerato, ma sul campo la narrazione è un’altra. Provare per credere.