Ucraina, 2.210 sfollati accolti in 114 Comuni
Da maggio il flusso si è arrestato. Segnana: in arrivo un bando per corsi di lingua e socialità
Attualmente sono 2.210 gli sfollati ucraini attualmente presenti ma trecento sono già rimpatriati, su per giù il 10%. «Appena hanno avuto la possibilità sono tornati a casa, specie chi aveva genitori da accudire o esami da sostenere», spiega l’assessora Stefania Segnana.
TRENTO L’obiettivo, del Cinformi e dei tredici enti del terzo settore che collaborano nei percorsi di accoglienza, è ricreare per quanto possibile una quotidianità che possa lenire le ferite della distanza. Il 24 febbraio è la data simbolo, ovvero quando l’Italia ha iniziato ad accogliere gli sfollati ucraini. Da allora centinaia e centinaia di persone sono transitate in Trentino, 2.210 sono i profughi attualmente presenti ma trecento sono già rimpatriati, su per giù il 10%. «Appena hanno avuto la possibilità sono tornati a casa, specie chi aveva genitori da accudire o esami da sostenere», spiega l’assessora Stefania Segnana. Per accompagnare soprattutto gli studenti nell’inserimento nella comunità locale, a fine estate è in arrivo un bando promosso dalla Fondazione Caritro per erogare laboratori linguistici e attività di socializzazione. Per quanto? «Difficile dirlo», spiega Pierluigi La Spada, coordinatore del Cinformi. I cittadini ucraini oggi in Trentino attendono infatti di rientrare, non appena possibile, a casa.
Ora i numeri sono stabili. Dopo la fase dell’emergenza i flussi verso il Trentino sono calati sensibilmente. «Oggi sono 2.210 gli sfollati presenti in Trentino — spiega l’assessora Stefania Segnana — di tutte le persone transitate in provincia l’87% sono arrivate nel mese di marzo, il 10% ad aprile e il rimanente 3% nel mese di maggio». Già trecento, come detto, sono rientrati nel Paese d’origine per varie ragioni. Quanto alla distribuzione sul territorio, sono 114 i Comuni che accolgono gli sfollati. «E il 30% del totale si trova a Trento — prosegue l’assessora — Nel dettaglio: 532 sono le persone in accoglienza provinciale mentre le rimanenti 1678 sono in una sistemazione autonoma».
Per quanto riguarda l’accoglienza familiare, chi ha trovato sistemazione in famiglia e ha fatto formale richiesta di protezione internazionale in Questura riceve dalla Protezione civile nazionale 300 euro per tre mesi(direttamente e non la famiglia, per evitare spiacevoli fenomeni di lucro). Osservando le strutture diffuse sul territorio, sono 85 gli immobili utilizzati. Si tratta di 18 strutture messe a disposizione da enti locali, 20 da privati, 26 dalla Diocesi e 13 dal terzo settore e dalla Federazione trentina della cooperazione.
Ma chi sono gli sfollati in Trentino? L’87% sono componenti di 610 nuclei familiari, il 42% sono figli minori, l’84% dei maggiorenni sono donne e l’età degli adulti è mediamente di 41 anni. Ancora: 732 sono le persone che sono state accolte nell’ambito del Protocollo d’intesa tra Commissariato del governo e Provincia di Trento per l’accoglienza straordinaria. Poi 1.461 sono le richieste di protezione internazionale. Una richiesta che, rispetto alla liturgia molto più lenta degli ultimi anni, segue un iter molto più rapido così come stabilito dall’Unione Europea. I cittadini ucraini arrivati in Italia dopo il 24 febbraio possono recarsi in Questura e lì ottengono un «cedolino» che attesti la richiesta di protezione, un documento già sufficiente per — chi può — cercare una occupazione.
«Tante persone si stanno mettendo a disposizione per insegnare la lingua e per accompagnare gli sfollati», spiega l’assessora Segnana. Anche le scuole hanno partecipato attivamente. «Fra il 24 febbraio e il 6 giugno — spiega Segnana — fra primaria e secondaria di primo grado abbiamo avuto 288 bambini, mentre nella secondaria di secondo grado 58, a cui si aggiungono 7 ragazzi inseriti nella formazione professionale e, in ogni caso, accompagnati dalle scuole con risorse finanziarie e professionali proprie».
A coordinare gli interventi è il Cinformi. «Prendiamo per mano le persone e le accompagniamo affinché si orientino sul territorio — riflette Pierluigi La Spada — Eroghiamo loro servizi, li orientiamo nelle procedure di regolarizzazione, nella ricerca di lavoro. Dando loro sostegno psicologico e strumenti». Ovvero corsi di lingua, alloggi, buoni spesa e il pocket money necessario per condurre con dignità esistenze già provate.
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L’assessora
Oltre alle associazioni molte persone si stanno attivando per insegnare l’italiano