«Via al Desert, sfruttiamo le aree private limitrofe»
❞«Ora si colga l’occasione per aggiornare il progetto ai cambiamenti». Il sindaco Franco Ianeselli sprona la Provincia dopo la revoca formale dell’aggiudicazione provvisoria della realizzazione del Not a Guerrato. «Ci si espanda sfruttando i terreni attorno al Desert», dice il sindaco.
TRENTO Il dialogo con Piazza Dante è stato costante e l’annuncio della revoca formale dell’aggiudicazione provvisoria non lo coglie impreparato. Ma senza guardare troppo a cos’è andato storto, con piglio propositivo il sindaco di Trento guarda avanti. Franco Ianeselli esorta infatti tutti «a cogliere l’occasione per ripensare il progetto del Nuovo ospedale del Trentino», adeguandolo a ciò che è cambiato (la pandemia e la nascita della Scuola di medicina in primis). Provincia, Comune e università, ripete il primo cittadino, possono concorrere alla definizione di un progetto moderno. E che colleghi imprese, sanità, accademia. Se gli spazi di via al Desert sono stretti, aggiunge, è possibile immaginare poli limitrofi, attigui, sui terreni confinanti dei privati.
«Il confronto con il presidente della Provincia continua — premette Ianeselli — E la conferma della determina ribadisce quanto emerso nelle ultime settimane, ora quindi non resta che cogliere l’opportunità». Ossia correggere un disegno meno allineato alle istanze del territorio e della sanità trentina. «Se si produce un nuovo bando — prosegue il sindaco — può uscire un ospedale più adeguato rispetto a quello che è stato ipotizzato». Del resto, ricorda il sindaco, «nel mezzo c’è stata una pandemia ed è nata una scuola di Medicina, senza dimenticare la carenza strutturale di medici che impone la necessità di immaginare un ospedale di eccellenza e che sia attrattivo per i professionisti».
In tal senso, spiega Ianeselli, va immaginato un ospedale grande, attrezzato, moderno. «Noi continuiamo a porre la questione non tanto della localizzazione ma della localizzazione ampia — dice — Quindi spazi che prevedano un ospedale che sia collegato a un polo biomedicale, alla Scuola di medicina e alle startup che possono nascere. Immaginiamo allora un complesso attorno all’ospedale che possa espandersi». Ma via al Desert o San Vincenzo? Il sindaco immagina di utilizzare spazi attigui al Desert (diversi dalle ex Caserme). «Si tratta di aree di privati su cui si può lavorare», dice. Nel menni tre, certo, si deve mettere il Santa Chiara nelle condizioni di continuare a operare. «Dal Santa Chiara arriva un grido d’allarme circa le difficoltà che ci sono — dice — Se i tempi si allungano si dovrà quindi agire con una manutenzione straordinaria».
Anche i medici del resto ora s’interrogano sul futuro dell’ospedale. Il presidente dell’Ordine Marco Ioppi non ha mai fatto mistero di avere molte perplessità sull’adeguatezza del progetto. Ma anche di temere gli effetti di un passo indietro da parte di una amministrazione che ha già dimostrato di saper perdere 10 anni prima ancora di arrivare a un progetto definitivo. La notizia della decisione della Provincia di ricominciare daccapo, lo conferma in entrambe le sue convinzioni. «Noi — dice Ioppi — abbiamo chiesto che facendo leva sulla urgenza di avere un nuovo ospedale in tempi rapidi si scelga la via del commissariamento. L’urgenza c’è tutta: il Santa Chiara non è più in grado di assolvere al suo compito. Si sono già spesi 100 milioni per tamponare le urgenze, ma gli impianti restano ancora da rifare, vanno rivisti completamente gli spazi per i pazienti come quelli per i medici, vanno separati i percorsi interni per pazienti e sanitari. E poi c’è l’università che ha bisogno di spazi per la ricerca e per la formazione. Tutte cose di cui il nuovo progetto dovrà tenere conto, e è chiaro che un nuovo ospedale è il modo migliore per adeguarsi alle esigenze attuali. Ma mi ripeto: il vero problema sono i tempi». Troppi gli intoppi. «Abbiamo perso 10 anper superficialità e approssimazioni — prosegue — Adesso l’ultimo esempio clamoroso: un progetto che un anno fa è stato valutato come adeguato e il migliore, un anno dopo diventa talmente inadeguato da non poter essere nemmeno modificato in modo utile. Sono cose che non stanno né in cielo né in terra. Per questo dico: si resista in tutte le sedi dove bisognerà farlo e si difenda la scelta di ripartire da zero, ma stavolta si riparta in modo serio. Altre sciocchezze non ce le possiamo permettere: senza un ospedale adeguato il Trentino rischia di precipitare, perdendo qualsiasi attrattività per i medici e quindi qualsiasi possibilità di offrire ai pazienti la qualità di risposte cui hanno diritto».
Ripartire da zero significa anche poter rimettere in discussione la realizzazione nell’area Desert. Ioppi pensa che sarebbe opportuno farlo. «L’area è appena sufficiente per le esigenze attuali, ma significa non avere alcuna flessibilità per quelle future. E sarebbe un errore, secondo me. Ricordo quando nel 1971 fu inaugurato il Borgo Roma, a Verona. Era un monoblocco. Oggi occupa una superficie più di 10 volte superiore. Tocca a Comune e Provincia trovare la soluzione migliore, ma io suggerirei di scegliere un’area che permetta adeguamenti futuri. Sempre che questo non comporti anni di discussioni su dove realizzarlo: il tempo resta comunque la priorità».
Il sindaco
Scuola di medicina, ospedale, spazi per incubare imprese: servono aree comuni
L’Ordine
Il Santa Chiara è al limite senza un ospedale adeguato il Trentino rischia di precipitare