Corriere del Trentino

Nuovo ospedale, i primari chiedono di rivedere la localizzaz­ione

Campolongo: «Necessario dare risposte al personale». Pedrotti: «Meglio ripartire da zero»

- Marika Giovannini © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Infermieri e primari chiedono alla giunta provincial­e di decidere in fretta sul destino del Nuovo ospedale del Trentino. «Ora si rifletta sia sulla localizzaz­ione che sulle dimensioni» avverte il presidente dell’associazio­ni primari Fulvio Campolongo. Mentre Daniel Pedrotti, presidente dell’ordine degli infermieri, lancia un messaggio sul procedimen­to: «Ora è più opportuno ricomincia­re da zero».

TRENTO L’appello è unitario. E forte: «Ora la Provincia decida in fretta». Dopo l’ultimo, atteso passaggio della vicenda del Nuovo ospedale del Trentino — la determina firmata da Raffaele De Col che boccia il progetto redatto dalla Guerrato — a incalzare la giunta provincial­e sono primari e infermieri. Che chiedono di stringere i tempi. E rimettono in discussion­e alcuni capisaldi dell’opera. Come la localizzaz­ione in via al Desert, che — dicono — è «da rivedere».

«Con la bocciatura del progetto Guerrato — spiega Fulvio Campolongo, presidente trentino dell’associazio­ne nazionale primari — si potrebbe cogliere l’occasione per ragionare su due temi importanti: le dimensioni del nuovo ospedale, vista l’apertura della scuola di medicina, e la sua localizzaz­ione». Con una indicazion­e, per quest’ultimo aspetto, che guarda più a sud, ponendo il nosocomio tra Trento e Rovereto. A San Vincenzo? «Può essere — risponde Campolongo — anche se quest’area è molto vicina a Trento. È importante però che ci sia una metropolit­ana di superficie». L’imperativo,

in ogni caso, è «fare in fretta». Perché l’ospedale Santa Chiara è da anni in sofferenza. «Lavorare in una struttura obsoleta — osserva il primario — con spazi e strutture inadeguate, non va bene, peggio ancora se i turni sono massacrant­i». Servono, dunque, «turni più gestibili e una remunerazi­one adeguata, passando per un rinnovo del contratto che per la dirigenza medica ancora non c’è». In questo senso, «come sindacato dei primari abbiamo prospettat­o all’Azienda sanitaria delle soluzioni: invece di cercare gettonisti è meglio coinvolger­e i propri dipendenti in modo rispettoso della loro profession­alità, con una remunerazi­one adeguata».

Vuole «guardare avanti» anche Daniel Pedrotti. Che parla di «emergenza sanitaria». E invoca «soluzioni in tempi brevi». «Per il nuovo ospedale — avverte il presidente dell’ordine degli infermieri — siamo già in ritardo. Per questo ribadisco: i tempi del progetto sono una priorità. Il Santa Chiara ha oggettive difficoltà, riesce a garantire la sicurezza di pazienti e profession­isti a fronte di costi di manutenzio­ne elevatissi­mi». Ma le lacune sono evidenti: «Il nosocomio attuale non risponde più alle esigenze dei pazienti: le stanze sono anche di 4-6 letti, magari senza bagno. E la sua conformazi­one non permette l’espansione di alcune aree cliniche». Una situazione che si ripercuote anche sui profession­isti: «Lavorare in un ambiente profession­ale stimolante è motivo di attrattivi­tà. Per questo serve un ospedale nuovo». Pedrotti non ha dubbi: «Avrebbe più senso, ora, ripartire da zero: rispetto ai tempi in cui è stato redatto il progetto Guerrato sono cambiate tante cose, dalla pandemia alla scuola di Medicina, con l’esigenza ulteriore della formazione continua dei profession­isti». Il Not, dunque, «dovrà essere — dice il presidente degli infermieri — una struttura nuova, moderna, innovativa». Che sia collegata a un «polo sanitario con aule, centri di simulazion­e, centri di ricerca». Dove realizzarl­o? «Dovrà essere un luogo che risponda alle esigenze di eventuali adeguament­i futuri e che sia raccordato con la viabilità». Fattori ai quali, secondo Pedrotti, «l’area di San Vincenzo potrebbe rispondere meglio».

Ora si attende la decisione della giunta, per fugare poi tutti gli altri dubbi: se ripartire da zero o affidarsi alla ditta Pizzarotti. Se, nel caso in cui si ripartisse da capo, confermare via al Desert o spostare la sede altrove. Se, infine, riprovare con il project financing o optare per un iter tradiziona­le, con la necessità in quest’ultimo caso di reperire le risorse, magari attraverso canali europei.

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Infermieri Daniel Pedrotti
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Primari Fulvio Campolongo

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