Inverno caldo e senza neve, ghiacciai in sofferenza: accumuli ridotti del 50%
TRENTO L’inverno avaro di neve e le temperature miti della primavera hanno aumentato la sofferenza dei ghiacciai trentini. Che, al termine della stagione «fredda», fanno registrare accumuli di neve in alcuni casi inferiori del 50% rispetto alla media. È quanto emerge dal rapporto 2022 della «Campagna di misure di accumulo sui ghiacciai trentini» pubblicato sul sito di Meteotrentino.
Il documento ripercorre gli ultimi mesi in quota, registrando un autunno caldo e un inverno «caratterizzato da precipitazioni particolarmente scarse, tra i dieci inverni più siccitosi dal 1921», con temperature «risultate molto elevate, in un inverno tra i cinque più caldi dal 1921». «Sui ghiacciai quindi — è l’analisi degli esperti — si è potuta accumulare poca neve, frequentemente redistribuita da forti venti settentrionali che hanno mantenuto prive di neve le superfici glaciali più esposte e convesse anche ad alta quota». A questo si è aggiunta una primavera senza precipitazioni fino ad aprile, con maggio che «ha visto un precoce inizio della stagione di fusione». «Al termine della stagione di accumulo — è l’esito dell’analisi — i ghiacciai del Trentino presentavano un innevamento piuttosto scarso, già fortemente intaccato dalla fusione a causa delle elevate temperature registrate a maggio. Con un anticipo di almeno un mese si nota a fine maggio la scopertura di alcune fronti glaciali,
come ad esempio quella della Marmolada e del Mandrone».
Entrando nel dettaglio delle misure di accumulo, svolte tra il 15 e 20 maggio dai tecnici di Provincia, Sat, Muse e Università di Padova, spiccano in particolare i dati rilevati sul ghiacciaio del Careser, dove «è stato stimato un equivalente d’acqua del manto nevoso pari a 495 millimetri, che corrisponde a metà dell’accumulo che mediamente viene misurato in questo periodo». Il secondo dato peggiore dal 1967: la maglia nera va al 2007 con 381 millimetri. In Marmolada la stima è di 714 millimetri, con «anomalie comprese tra -40% e -50% rispetto a condizioni normali». Meno 40%, infine, anche sul ghiacciaio de La Mare.